Rondò in si bemolle maggiore per violino ed orchestra, K1 269, K6 261a


Musica: Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
Organico: violino solista, 2 oboi, 2 corni, archi
Composizione: Salisburgo, fine 1776
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Come finale alternativo per il Concerto K. 207 Mozart scrisse, alla fine del 1776, il Rondò in si bemolle maggiore K. 269 (Allegro). Vi fu probabilmente indotto da Brunetti, che non dovette trovare di suo gusto il finale originario (forse perché non concede molto al virtuosismo strumentale). Mozart abbozzò dunque un nuovo brano, nella forma più «disimpegnata» e meno problematica del rondò: un tema sciolto ed elegante, dalla natura quartettistica, si alterna a una serie di episodi ora virili, ora ombrosi, ora drammatici. Con una spiritosa trovata, l'orchestra e il violino ingannano l'orecchio, da ultimo, con un «falso» attacco del ritornello, prima che la consueta cadenza solistica sfoci nel vero ritornello conclusivo.

Claudio Toscani

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Forse destinata al violinista della corte salisburghese Antonio Brunetti, questa composizione è databile intorno alla fine del 1776 in un periodo dedicato in realtà alla composizione di musica sacra. Il Rondò K 269, pur appartenendo indubbiamente allo stile galante, è esente da manierismi fini a se stessi; prova ne è il delicato cromatismo che segna alcuni dei temi melodici e il gusto cameristico che lo avvicina più alla forma di un Quartetto che a quella di un semplice Divertimento.


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 250 della rivista Amadeus
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 28 settembre 2006


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Ultimo aggiornamento 20 settembre 2015