Rondò per violino ed orchestra in do maggiore, K 373


Musica: Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
Organico: violino solista, 2 oboi, 2 corni, archi
Composizione: Vienna, 2 Aprile 1781
Prima esecuzione: Vienna, Deutsches Ritterordenhaus, 8 Aprile 1781
Edizione: Andrè, Offenbach 1800
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Figlio di uno dei più apprezzati violinisti del suo tempo, Mozart già da bambino era in grado di prendere parte a esecuzioni cameristiche, dando prova di un'ottima tecnica violinistica. Anche il padre Leopold, in una lettera datata 18 ottobre 1777, scriveva: "Se soltanto volessi metterti di puntiglio per suonarlo con eleganza, con sentimento, con spirito, saresti certo il primo violinista d'Europa". Non è un caso che proprio agli anni saliburghesi risalgano tutti i Concerti per violino e orchestra di Mozart: del 1774 è il Concertone per due violini K. 190/186, del 1775 i cinque Concerti solistici (il K. 207 in si bemolle maggiore, il K. 211 in re maggiore, il K. 216 Strasburgo in sol maggiore, il K. 218 in re maggiore, il K. 219 "alla turca" in la maggiore), scritti da un Mozart neanche ventenne, del 1779 la Sinfonia concertante per violino e viola K. 364/320d. Tutti lavori improntati ai modelli stilistici di quel tempo, e alla tradizione violinistica italiana di derivazione barocca (cioè i Concerti di Tartini e Nardini, che a loro volta si richiamavano al Concerto vivaldiano in tre movimenti), con la quale Mozart era venuto in contatto sia attraverso l'insegnamento paterno che nei suoi viaggi in Italia. In realtà, in quegli anni, il modello formale vivaldiano appariva già ibridato con lo schema della forma sonata, e la scrittura violinistica con lo stile brillante della scuola francese.

I Concerti per violino nascono in un periodo di transizione nella produzione di Mozart, un periodo nel quale lo stile-serenata stava mescolando le carte dei generi musicali: i movimenti interni delle Serenate salisburghesi K. 185, K. 203, K. 204 e K. 250 costituivano ad esempio già un modello in miniatura dei Concerti per violino, questi ultimi d'altro canto tendevano alla sperimentazione di forme nuove e più complesse. Gli altri lavori per violino e orchestra scritti da Mozart sono singoli movimenti di Concerto, tutti composti per Antonio Brunetti (1735-1786), celebre violinista napoletano assunto nel 1776 come Hofmusikdirektor e primo violino alla corte di Salisburgo.

Un pezzo sicuramente autonomo fu il Rondò in do maggiore K. 373, composto anch'esso per Brunetti, dopo il trasferimento di Mozart a Vienna avvenuto il 16 marzo del 1781. In quel periodo l'Arcivescovo Colloredo era a Vienna, con parte del suo seguito, per visitare il padre infermo, il principe Rudoph Joseph Colloredo, e col desiderio di esibire le doti musicali della sua corte agli occhi della nobiltà viennese. A Mozart, che non lo amava ma che era ancora alle sue dipendenze, commissionò tre nuove composizioni che vennero eseguite neanche un mese dopo, l'8 aprile, nella casa viennese del vecchio principe Colloredo. Nacquero così tre pagine brillanti e virtuosistiche: oltre al Rondò in do maggiore (che riporta la data del 2 aprile 1781), la Sonata per violino e pianoforte in sol maggiore K. 379, eseguita da Brunetti e dallo stesso Mozart (che disse di averla composta in una sola ora, la notte prima del concerto), e il Recitativo e Aria "A questo seno deh vieni" K. 374, interpretato dal castrato Francesco Ceccarelli.

Il Rondò K. 373 è una breve pagina, concentrata in meno di sei minuti, ma raffinatissima, dotata di grande freschezza, e caratterizzata da uno stile più maturo e personale se messa a confronto con i cinque Concerti per violino del 1775. Rispettando le convenzioni della forma del Rondò, il brano ruota intorno a un tema elegante, esposto all'inizio dal solista e subito ripreso dall'orchestra, che si alterna a episodi caratterizzati da estesi arabeschi del violino, o sottolineati da brevi slittamenti tonali (una delicata modulazione prima in la minore, poi in re minore) che coincidono con delle increspature drammatiche del discorso musicale. L'episodio in do minore, dominato dal canto del violino accompagnato dai pizzicati degli archi e da delicati giochi imitativi, apre uno squarcio espressivo e carico di pathos, prima della cadenza solistica, introdotta da tre lunghi accordi degli archi, e della coda che conclude il Rondò con un delizioso effetto di eco giocato tra i violini primi, l'oboe e il violino solista.

Gianluigi Mattietti

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Anche il Rondò in do maggiore K. 373 (Allegretto grazioso), che risale ai primi giorni di aprile del 1781, è un'opera destinata a Brunetti: il violinista, come risulta da una lettera di Mozart al padre, lo eseguì in pubblico l'8 aprile 1781 nella residenza viennese del principe Colloredo, padre dell'arcivescovo di Salisburgo. Il contesto tipicamente mondano in cui l'opera veniva a cadere ne giustifica il carattere estroverso e brillante e la forma classicamente trasparente. Un ritornello ampio e articolato, tripartito al suo interno, si alterna a due episodi; il tutto è seguito da una breve coda conclusiva.

Claudio Toscani

Guida all'ascolto 3 (nota 3)

Il Rondò K. 373, scritto nell'aprile del 1781 a Vienna, appartiene invece al periodo immediatamente precedente il licenziamento di Mozart dalla corte arcivescovile di Salisburgo; si tratta infatti di un brano a sé stante, destinato a una accademia organizzata dall'arcivescovo Colloredo (presente a Vienna con la sua corte per i festeggiamenti dell'incoronazione di Giuseppe II). Il refrain, proposto immediatamente dal solista, presenta un carattere amabile che si mantiene per tutta la pagina, nonostante il contrasto degli episodi centrali; il virtuosismo della parte solistica, quasi sempre in primo piano, non perde mai una definizione di eleganza, come nella riproposizione variata del refrain; la pagina si spegne in pianissimo, sui pizzicati del solista e dei fiati.

Arrigo Quattrocchi


(1) Testo tratto dal progrmma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Concliazione, 17 Febbraio 2007
(2) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 100 della rivista Amadeus
(3) Testo tratto dal progrmma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 24 ottobre 1991


I testi riportati in questa pagina sono tratti, prevalentemente, da programmi di sala di concerti e sono di proprietà delle Istituzioni o degli Editori riportati in calce alle note.
Ogni successiva diffusione può essere fatta solo previa autorizzazione da richiedere direttamente agli aventi diritto.


Ultimo aggiornamento 10 febbraio 2014