Serenata n. 9 in re maggiore per orchestra "Posthorn", K 320


Musica: Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
  1. Adagio maestoso (re maggiore)
  2. Allegro con spirito (re maggiore)
  3. Minuetto e Trio. Allegretto (re maggiore)
  4. Concertante. Andante grazioso (sol maggiore)
  5. Rondò. Allegro ma non troppo (sol maggiore)
  6. Andantino (re minore)
  7. Minuetto e 2 trii (re maggiore)
  8. Presto (re maggiore)
Organico: 2 flauti, 2 oboi, 2 fagotti, 2 corni, corno da postiglione, 2 trombe, timpani, archi
Composizione: Salisburgo, 3 agosto 1779
Edizione: Andrè, Offenbach 1792
Guida all'ascolto (nota 1)

Le Serenate, i Divertimenti, le Cassazioni e i pezzi che prendono il nome di musiche notturne sono legati al gusto settecentesco di far musica insieme e riflettono una identica struttura formale in cui si alternano movimenti di danza e passaggi solistici e virtuosistici, riservati ad esecutori bravi e di talento, ma non necessariamente eccezionali. Per questa ragione le Serenate e i Divertimenti per archi e per strumenti a fiato sono musiche di gradevole ascolto, dalla scrittura semplice e lineare e dai segni armonici chiari e precisi, che denotano un classicismo equilibrato e sereno. Si avverte certamente la presenza di uno stile cameristico di solida fattura e di illuministica intelligenza, ma si è ancora lontani dal grande Mozart caratterizzato da una inesauribile forza creativa e da una profonda personalità espressiva. Il dato rilevante delle Serenate e dei Divertimenti è la limpidezza e la trasparenza quartettistica del suono e l'omogeneità e la fusione degli impasti strumentali, in ubbidienza alle regole di un discorso musicale accessibile a tutti e senza quei risvolti tragici e quei tormenti spirituali che pur esistono nell'arte mozartiana.

Un esempio tra i più tipici di questa forma musicale è offerto dalla Serenata in re maggiore K. 320 scritta nell'agosto del 1779 a Salisburgo e articolata in cinque movimenti (l'orchestra comprende due violini, due viole, contrabbasso, due flauti, due oboi, due fagotti, due corni, due trombe e timpani). Non si sa a chi fosse destinata questa Serenata, ma certamente era stata composta per allietare qualche ricorrenza festiva. Del resto l'Allegro con spirito, introdotto da poche misure in tempo adagio, si snoda con spigliatezza di effetti strumentali e rivela un carattere festoso e ritmicamente vivace nel gioco tra pianissimo e crescendo, in una successione di imitazioni e di richiami al ritornello del primo tema. In fondo più che la linea melodica è il ritmo brillante a prevalere in questo movimento giustamente allegro. Piacevolmente efficace è il Minuetto. Allegretto con il Trio in la, evidenziato dalle uscite del flauto e del fagotto. Delicatamente espressiva è la frase caratterizzante l'Andantino in re minore nella esposizione dei violini, ripresa dal tutti dell'orchestra. Ancora ai violini è affidato un nuovo tema in fa maggiore e su di esso si sviluppa una trama strumentale di particolare piacevolezza melodica. Segue un altro Menuetto con due Trii, di cui il primo è riservato al flautino, mentre il secondo è scritto per due oboi, il corno da postiglione o Posthorn, due violini, viola e contrabbasso. Il tempo finale ha un tono saldo e vigoroso, marcatamente sinfonico e vagamente evocativo dell'atmosfera un po' esotica che troverà maggiore compiutezza e realizzazione musicale nell'opera Il ratto dal serraglio. L'intelaiatura strumentale è molto varia e presenta una gamma sonora di entrate e di uscite, nelle tonalità più diverse, di tutti i protagonisti dell'orchestra, sino ad una coda di esaltante brillantezza espressiva, che conclude degnamente il ciclo delle Serenate salisburghesi di Mozart.

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

«Un canto semplice e fluente, armonizzato nel modo più consonante»: questa la raccomandazione del teorico Johann Georg Sulzer, nel suo trattato di estetica (1774), a chi voglia scrivere una serenata. La musica che appartiene a questo genere, dunque, deve essere in primo luogo piacevole, eufonica e accattivante; e infatti si serve spesso, a questo scopo, di motivi popolari come danze, lieder, melodie alla moda provenienti dal teatro musicale. All'epoca di Mozart, la serenata - o Nachtmusik, che è il termine tedesco equivalente - è nella fase della sua massima fortuna e incontra il favore di diversi ceti sociali e diverse culture. «Nelle belle notti d'estate ci si può imbattere in serenate nelle strade a tutte le ore. [...] Appena viene intonata una serenata, tutte le finestre si riempiono e in pochi minuti i musicisti sono sovrastati da una corona plaudente», scriveva nel 1794 un foglio viennese, il Wiener Theater-Almanach, parlando di un genere in gran voga nella capitale asburgica. Le musiche da suonare all'aria aperta - cassazioni, divertimenti, notturni, serenate - composte dai musicisti viennesi, e la loro popolarità, sono la testimonianza tangibile di un fenomeno lentamente verificatosi nel corso del Settecento: il riavvicinamento tra musica di strada e musica colta. A Vienna s'era avviato un proficuo processo di contaminazione, o meglio di osmosi: da una parte la musica d'arte accoglieva temi di lieder e canzoni popolari, dall'altra melodie «colte» - provenienti soprattutto dal teatro musicale - conoscevano adattamenti d'ogni sorta per i complessi che si esibivano nelle strade, nei cortili, nelle case private.

La prassi era diffusa anche altrove, nei paesi di lingua tedesca. Ogni città aveva le proprie tradizioni. A Salisburgo, per esempio, l'evento annuale che forniva l'occasione per eseguire serenate notturne all'aperto era la fine degli esami all'università, nel mese di agosto, quando gli studenti attraversavano la Salzach, accompagnati da un complesso che suonava una marcia, per recarsi nei giardini di Palazzo Miraceli, residenza estiva dell'arcivescovo. Qui venivano eseguiti in suo onore vari brani musicali; poi tutti facevano ritorno al collegio universitario, dove si suonava una serenata in onore dei professori (anche Mozart scrisse tre cassazioni a questo scopo, nell'estate del 1769).

Anche se la tradizione è molto più antica, è negli ultimi decenni del Settecento che il genere della serenata strumentale si codifica, nei paesi danubiani, in una forma determinata. Indossa allora una veste autonoma, articolata in diversi movimenti, alcuni dei quali possono assumere dimensioni ampie e un grado maggiore di elaborazione, altri possono ispirarsi a semplici schemi di danza. Tutti, in ogni caso, sono contraddistinti da un carattere di facile comunicativa, di piacevole colloquialità.

Scritta a Salisburgo per un'occasione festiva particolare (probabilmente la conclusione dei corsi della locale università), la Serenata in re maggiore K 320 è in più movimenti e sfrutta un organico strumentale insolitamente ricco. Colpisce, in questo lavoro, l'ampiezza sinfonica dei due movimenti estremi. Il primo di essi attacca con una introduzione lenta ed enfatica (Allegro maestoso) che viene ripetuta, con un procedimento inconsueto, alla fine dello sviluppo subito prima della ripresa. È un procedimento formale che dà grande enfasi alla ricomparsa dei temi principali. Ma il respiro decisamente sinfonico del movimento è dato anche dalla straordinaria vitalità, dal dinamismo propulsivo del tema principale (Allegro con spirito), e dal contrasto netto che offre il tema secondario: caratteristiche adatte alle grandi campate drammatiche di una sinfonia, più che a musica d'evasione da eseguire all'aperto.

A un Menuetto dal piglio deciso fa seguito un movimento, intitolato Concertante, nel più puro stile della serenata (Andante grazioso). Qui Mozart utilizza il gruppo dei legni (due flauti, due oboi, due fagotti) in funzione concertante, opponendoli agli archi e facendoli emergere a volte con funzione solistica, a volte in impasti sempre variati; ne risulta un gioco dalla straordinaria raffinatezza timbrica, un caleidoscopio di trame leggere che procedono con fioriture melodiche sempre nuove. La scrittura concertante caratterizza ance il successivo Rondeau (Allegro ma non troppo), a cominciare dal tema principale che è suddiviso tra il primo flauto e il primo oboe accompagnati dagli archi; qui, tuttavia, Mozart preferisce la funzione solistica dei legni agli impasti sempre cangianti del movimento precedente.

L'Andantino ribalta la spensieratezza della serenata in un atteggiamento più ombroso e meditativo, che introduce un efficace momento di contrasto nella successione dei movimenti. Viene poi un secondo Menuetto, dall'esordio ancora più energico del primo. Dei due Trii, il primo utilizza un flautino per raddoppiare la parte melodica dei primi violini; il secondo è dominato dall'allegra fanfara di un «corno di posta». Si tratta di un piccolo corno naturale, all'epoca strumento professionale del postiglione, che emetteva i suoi segnali alla partenza, all'arrivo e ogni volta che incrociava un'altra vettura postale. È da questo Trio che trae origine il titolo della Serenata (che tuttavia non è originale: la denominazione «Posthorn-Serenade» le fu applicata in seguito).

L'ultimo movimento (Finale: Presto) riporta alla ricca scrittura e alle ampie dimensioni del primo, ed è improntato a una festosità orchestrale ancora maggiore. In forma sonata, è guidato da un tema principale propulsivo, alternato a un grazioso tema secondario. Ed è con le briose scariche di energia di questo movimento che Mozart prende definitivamente commiato, nell'agosto del 1779, dal tipo salisburghese della serenata.

Claudio Toscani


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Piazza del Campidoglio, 8 luglio 1987
(2) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al numero speciale AMS 096 della rivista Amadeus


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Ultimo aggiornamento 16 febbraio 2017