Sinfonia n. 28 in do maggiore, K1 200 (K6 189k)


Musica: Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
  1. Allegro spiritoso (do maggiore)
  2. Andante (fa maggiore)
  3. Minuetto. Allegretto (do maggiore)
  4. Presto (do maggiore)
Organico: 2 oboi, 2 corni, 2 trombe, timpani, archi
Composizione: Salisburgo, 17 novembre 1774
Guida all'ascolto (nota 1)

«Vienna è cosi ricca di compositori, e cela fra le sue mura tanti musicisti, che a buon diritto può dirsi la capitale della musica tedesca. Lo dimostrano i nomi di Hasse, Gluck, Wagetnseil, Hoffmann, Giuseppe Haydn, Ditters, Vanhall e Huber, che han dato prova d'essere tutti dei grandi compositori. Le sinfonie e i quartetti degli ultimi cinque son capolavori del genere». Così il Burney nel «Giornale di viaggio» del 1773. Ed è proprio in quella musicalissima Vienna, dove nello stesso 1773 il diciassettenne Mozart soggiornò per sei settimane, che il contatto con le opere di quei compositori - specialmente di Haydn - dischiuse nuovi orizzonti artistici al Salisburghese e promosse quel rinnovamento stilistico i cui frutti maturi sono le quattro ampie Sinfonie composte durante tale periodo (K. 183, 200, 201, 202): opere, peraltro, nelle quali egli raggiunse pienamente quella maestria professionale che avrebbe conservato fino al termine della sua esistenza. Dietro l'esempio di Haydn, in queste Sinfonie «noi vedremo accrescersi - nota il Saint-Foix - la lunghezza degli sviluppi, le code divenire possenti ricapitolazioni dei tempi estremi, i Finali rivestire una importanza pari a quella dei movimenti iniziali ed assumere la forma-sonata: in una parola, una elaborazione condotta più a fondo, un linguaggio più nettamente sinfonico ed una concezione architettonica più ampia». Ed inoltre, un profumo viennese, un gusto italiano, una grazia adolescente, che non ritroveremo più.

Oltre tali caratteristiche, la Sinfonia K. 200 rivela una evidente cura per l'unità tematica: i motivi, all'interno di ciascun tempo, non sono semplicemente allineati, ma posseggono delle affinità strutturali, per cui sembrano sorgere l'uno dall'altro; parentele tematiche, inoltre, legano tra loro i vari movimenti: così, ad esempio, la testa del tema del primo tempo è la stessa - trasportata in fa maggiore - e volta in direzione ascendente - dell'inizio del secondo movimento; e si riode, a valori ritmici raddoppiati, a guisa di appello sulle rapide crome degli archi nel Finale; il tema trillato di quest'ultimo, poi, prende lo spunto dalla terza battuta del primo tempo e segue la linea ohe soggiace al disegno ornato della codetta del primo tema dell'Andante; ed altre interessanti relazioni si potrebbero citare: ma basti aver rilevato una salda coerenza strutturale che è certo il risultato dell'esempio di Haydn.

Col che, nulla si vuoi togliere all'intima originalità di questa Sinfonia, dove tale esempio fruttifica in termini assolutamente mozartiani e non privi, peraltro, di suggestioni anticipatrici: quali si trovano nel Minuetto che, con l'estrosa spezzatura del fraseggio, con di ritmo nervoso di alcuni passaggi e certi bruschi trapassi tonali, preannuncia dei tratti che saranno propri dello Scherzo beethoveniano; e nel Finale, la cui aerea leggerezza e fantasmagorica vivacità fanno pensare al Mendelssohn shakespeariano.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 10 marzo 1963


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Ultimo aggiornamento 10 maggio 2011