Sinfonia n. 31 "Parigi" in re maggiore, K1 297 (K6 300a)


Musica: Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
  1. Allegro assai (re maggiore)
  2. Andantino (sol maggiore)
  3. Allegro (re maggiore)
Organico: 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, 2 trombe, timpani, archi
Composizione: Parigi, 1 maggio - 12 giugno 1778
Prima esecuzione: Parigi, Sala delle Macchine del Palazzo delle Tuileries, 18 giugno 1778
Edizione: Sieber, Parigi 1788

Mozart ha lasciato due versioni dell'Andantino
Guida all'ascolto (nota 1)

La Sinfonia K. 297 viene detta "Paris" dalla città nella quale fu scritta, ed alla cui prassi musicale era indiscutibilmente legata. L'insofferenza verso il provincialismo della città natale, la ricerca di una affermazione internazionale e di un impiego prestigioso spinsero Mozart, nel 1777, ad abbandonare Salisburgo per compiere un lungo viaggio che lo avrebbe portato ad Augsburg, Mannheim e Parigi. Nella capitale francese il compositore era già stato da bambino, nel 1763-64 e nel 1766, accolto allora con grande ammirazione. Assai più amaro fu il soggiorno del 1778; l'ambiente parigino mostrò una sostanziale indifferenza verso il compositore ventiduenne, che stentò ad inserirsi anche per la sua scarsa propensione verso il gusto francese. L'occasione di scrivere una Sinfonia per la società del Concert Spirituel fu comunque estremamente preziosa. Abituato al ridotto organico strumentale della corte salisburghese e a uno stile segnato dall'esperienza di Haydn, Mozart si trovò a scrivere per un grande complesso orchestrale e a rispettare i canoni riconosciuti del sinfonismo parigino; ma anche a cercare di colpire il pubblico con particolari effetti eclatanti.

Emblematica a questo proposito la lettera inviata da Parigi al padre, rimasto a Salisburgo, il 3 luglio 1778, lettera da cui traspare anche l'antipatia del compositore verso la prassi musicale parigina.

"Ho dovuto comporre una Sinfonia per aprire il Concert Spirituel. È stata eseguita il giorno del Corpus Domini fra il plauso generale. [...] Alla prova ero molto preoccupato, non avendo mai sentito in vita mia nulla di peggio; non si può immaginare come abbiano stravolto e straziato la mia Sinfonia per due volte consecutive. [...] la Sinfonia è cominciata, [il tenore] Raaf stava accanto a me e proprio a metà del primo Allegro c'era un passaggio che sapevo bene che doveva piacere: tutti gli ascoltatori ne sono stati rapiti ed è scoppiato un grande applauso. Poiché nel comporlo ero ben conscio dell'effetto che avrebbe prodotto, l'avevo nuovamente inserito alla fine... e così stessa accoglienza Da capo. È piaciuto anche l'Andante, ma soprattutto l'Allegro finale. Poiché avevo sentito che qui tutti gli Allegri finali cominciano come quelli iniziali, con tutti gli strumenti insieme e per lo più all'unisono, io ho cominciato solo con due violini, piano per otto battute, e immediatamente dopo con un forte. In questo modo gli ascoltatori, come previsto, al momento del piano hanno fatto sst, poi è venuto immediatamente il forte; e sentire il forte e battere le mani per loro è stato tutt'uno. Così per la felicità subito dopo la Sinfonia sono andato al Palais Royal a gustarmi un buon gelato [...] ".

Ecco dunque che la Sinfonia K. 297 costituisce un unicum nel catalogo mozartiano, e tuttavia, nonostante il distacco del compositore dal gusto francese, contiene una varietà di effetti di cui Mozart saprà fare tesoro negli anni seguenti. L'Allegro assai si apre con il rituale "premier coup d'archet", con un potente effetto di unisono; e tutto questo primo movimento si svolge secondo una logica di grandi contrasti, con due temi di carattere opposto, momenti aulici alternati a passaggi delicati, sempre secondo una grande fluidità espressiva. Il tempo centrale, un semplice Andante in 3/4, non piacque al direttore del Concert Spirituel, Legros, e Mozart lo sostituì con un Andantino in 6/8, di grande eleganza melodica, che poi si è imposto nell'uso. E questo movimento presenta una fluidità nel fraseggio che viene appena turbata da qualche screziatura espressiva. Il Finale, così bene descritto da Mozart nella sua lettera, è una sorta di moto perpetuo brillantissimo, aperto da quel brusco scarto dinamico (da piano a forte) che sollevò gli applausi del pubblico alla sua prima esecuzione; non mancano però quegli intrecci contrappuntistici e quelle implicazioni drammatiche nello sviluppo che rappresentano il marchio inconfondibile dell'autore; né una conduzione complessa e variata, che garantì alla partitura la permanenza nel repertorio della società concertistica che lo aveva commissionato.

Arrigo Quattrocchi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 7 gennaio 2006


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Ultimo aggiornamento 8 novembre 2015