Sinfonia concertante in mi bemolle maggiore per fiati e orchestra, K1 A9 (K6 297B)


Musica: Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
  1. Allegro
  2. Adagio
  3. Andantino con variazioni
Organico: flauto, oboe, fagotto, corno, orchestra
Composizione: Parigi, 27 Aprile 1778
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Una storia piuttosto curiosa e tormentata è legata alla Sinfonia concertante in mi bemolle maggiore, la quale è stata pubblicata con questo titolo soltanto nel 1928 dal musicologo tedesco Friedrich Brume. Nel 1778 Mozart si trovava a Parigi e quattro strumentisti dell'orchestra di Mannheim, che allora soggiornavano nella capitale francese, e precisamente il flautista Wendling, l'oboista Ramm, il fagottista Ritter e il cornista Stich chiesero al compositore di scrivere un concerto che permettesse loro di esibirsi brillantemente in una delle manifestazioni organizzate dalla celebre istituzione musicale parigina dei "Concerts spirituels". Mozart stese in brevissimo tempo, tra il 5 e il 20 aprile, il lavoro richiesto e lo vendette al direttore dell'istituzione concertistica, Jean Le Gros, senza preoccuparsi di conservarne una copia per sé. Il concerto non fu eseguito, a quanto sembra per rivalità e gelosie tra gli esecutori e Le Gros; Mozart non riebbe il manoscritto e non si sa se riuscì a riscriverlo a memoria, così come aveva dichiarato in una lettera inviata al padre in data 3 ottobre 1778. Del concerto non si ebbe notizia per moltissimi anni e infatti esso non figura né nel primo catalogo Köchel (1862), né nelle prime edizioni della imponente biografia mozartiana di Otto Jahn. Questi, soltanto nella quarta edizione del suo libro su Mozart parla del ritrovamento di una copia della partitura, depositata successivamente presso la Biblioteca di Stato di Berlino. Questa copia però si diversifica dalla versione originaria del lavoro, perché al posto del flauto è indicata la parte del clarinetto; non si sa bene se Mozart stesso, riscrivendola a memoria, abbia introdotto questa modifica. Fatto sta che nessuno ha messo in discussione la paternità mozartiana di questa Sinfonìa concertante e il Blume si è limitato a "ripulire" la composizione da qualche adulterazione di fraseggio e di dinamica, rispettandone la sostanza musicale. Del resto l'invenzione tematica e il suo sviluppo appartengono verosimilmente allo stile dell'artista salisburghese.

L'Allegro iniziale è una pagina di ampie proporzioni (ben 420 misure) dell'orchestra, in cui sono esposti i principali motivi del primo e del secondo gruppo tematico in un organico e pastoso gioco timbrico. Il quartetto solista espone e varia con freschezza melodica i diversi temi dei due gruppi; il movimento si conclude con un elegante sviluppo, una ripresa e una cadenza giocosa dell'oboe, del clarinetto, del fagotto e del corno. Segue l'Adagio dal tono solenne e grave; nei cantabili interventi del clarinetto e del fagotto si preannuncia il tono "massonico" del Flauto magico. Nell'Andantino con variazioni scompare ogni ombra di meditazione e di rimpianto: un'atmosfera divertente e spensierata caratterizza gli interventi dei quattro solisti nelle dieci variazioni sul tema fondamentale, incastonate come pregevoli miniature in una tavolozza di colori caldi e suadenti. Qui Mozart rivela l'autenticità del suo animo di "divino fanciullo", apportatore di serenità per il pubblico di ogni età.

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

La Sinfonia concertante in mi bemolle maggiore per oboe, clarinetto, corno, fagotto e orchestra (nel catalogo Köchel è compresa nell'Appendice 9) fu composta da Mozart durante il suo terzo soggiorno a Parigi, nell'aprile 1778. Commissionatagli da Le Gros, il direttore dei "Concerts Spirituels" (istituzione di primaria importanza nella Parigi dell'epoca), l'opera fu scritta "in grandissima fretta" per quattro valenti musicisti amici di Mozart, tutti appartenenti alla cerchia di Mannheim ma, per circostanze poco chiare, non venne eseguita e disparve dal programma. Forse anche in conseguenza di questo contrattempo il manoscritto autografo andò perduto, così che noi conosciamo questo lavoro soltanto in un adattamento anonimo nel quale il flauto e l'oboe, originariamente previsti nell'organico dei solisti, sono sostituiti dall'oboe e dal clarinetto; possiamo però con una buona ragione supporre che nessun altro mutamento sia intervenuto nella stesura della composizione (E d'altra parte gli adattamenti e le trasposizioni da uno strumento all'altro erano nell'ordine del giorno allora), di modo che l'opera può essere considerata autenticamente mozartiana.

"La Sinfonia concertante" - ha scritto l'Einstein - "non è una Sinfonia in cu quattro strumenti a fiato hanno preminenti parti a solo e non è nemmeno un vero concerto per quattro strumenti a fiato con accompagnamento d'orchestra. E' una via di mezzo". Se questo giudizio può essere accettato per quanto riguarda la forma e lo spirito assai libero del lavoro (una caratteristica, questa, che ricorre in molte opere del periodo parigino), gli effetti solistici sono in realtà assai curati, come senz'altro dovevano esigere i quattro virtuosi della "prima orchestra del mondo" quella di Mannheim, ai quali l'opera era destinata. Di fatto la Sinfonia concertante è divenuta un'opera fondamentale nel repertorio dei migliori solisti di fiati, che vi hanno modo di far brillare la propria abilità combinandosi variamente in un filo ininterrotto di soluzioni musicali che vanno dal tono lirico a quello giocoso, sostenute sempre dal trasparente e avvolgente tessuto connettivo di un'orchestra elegante e raffinata.

Sergio Sablich


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 5 gennaio 1991
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Orchestra Haydn di Bolzano,
Rovereto, 30 ottobre 1982


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Ultimo aggiornamento 8 gennaio 2013