Sonata n. 10 in do maggiore per pianoforte "Parigina", K1 330 (K6 300h)


Musica: Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
  1. Allegro moderato (do maggiore)
  2. Andante cantabile (fa maggiore)
  3. Allegretto (do maggiore)
Organico: pianoforte
Composizione: Parigi, 4 - 20 luglio 1778
Edizione: Artaria, Vienna 1784
Guida all'ascolto (nota 1)

Decima tra le Sonate pianistiche di Mozart, la Sonata in do maggiore K. 330 è anche la prima ad essere scritta dal compositore dopo l'abbandono del servizio alla corte salisburghese e il trasferimento a Vienna. A partire dal 1781, infatti, Mozart tenta la fortuna come libero professionista nella capitale dell'impero, e proprio grazie al pianoforte, costruisce gran parte del proprio successo nella metropoli.

Le nove Sonate scritte nel decennio viennese - K. 330, 331, 332, 333, 475, 533-494, 545, 570, 576 - vengono create dal compositore con molteplici finalità; talvolta per fini didattici, talaltra per il proprio uso concertistico, più frequentemente in vista di una pubblicazione, dunque tenendo presenti le esigenze degli acquirenti, appartenenti a quel ceto di strumentisti "dilettanti", aristocratici o alto-borghesi, che erano il tessuto connettivo dell'alta società viennese. Non è un caso che ben sei di queste Sonate, eccettuate le ultime tre, siano state pubblicate vivente l'autore, né che esse mostrino, per la maggior parte, una grande piacevolezza melodica unita a un impegno tecnico non eccessivo, come si conveniva agli esecutori non professionisti. Il che non impedisce a Mozart di sperimentare tutte le potenzialità offerte dagli strumenti del tempo; in particolare la rapida scorrevolezza, la diseguaglianza dei vari registri della tastiera, i vari effetti di risonanza offerti dalla pedalizzazione.

Le prime tre delle Sonate viennesi - in do maggiore K. 330, in la maggiore K. 331 e in fa maggiore K. 332 - vennero pubblicate dall'editore Artaria nel 1784, con il numero d'opera 6. Ciò nonostante, per lungo tempo queste pagine vennero retrodatate al periodo del soggiorno parigino del 1778; oggi, anche grazie all'analisi della carta degli autografi, è possibile indicare con certezza la datazione ai primi anni viennesi, e forse al periodo trascorso da Mozart a Salisburgo nell'estate 1783, come lascia pensare una lettera al padre del 12 giugno 1784, nella quale Mozart annuncia appunto la pubblicazione dei tre lavori, definendoli quelli "che ho regalato a mia sorella", forse appunto nel corso del soggiorno salisburghese. Mozart scrisse queste tre Sonate verosimilmente per il proprio uso concertistico e didattico, e si può essere certi che il loro contenuto non mancò di destare la giusta attenzione della sorella Nannerl, eccellente pianista anch'essa; forse - si può supporre - il dono delle tre Sonate aveva anche un significato di riconciliazione verso la famiglia d'origine, dopo lo strappo rappresentato dal matrimonio con una donna, Constanze Weber, che, a torto o a ragione, non risultò mai gradita al padre e alla sorella del compositore.

Al di là di queste circostanze, è probabile che la Sonata in do maggiore K. 330 sia stata scritta per qualche allieva; non presenta infatti un contenuto tecnicamente di alto impegno. Ciò nonostante, è scritta con sapienza in modo da offrire una immagine di brillantezza. L'Allegro moderato iniziale presenta tre temi ben distinti ma correlati fra loro, basati principalmente su scale e arpeggi; lo sviluppo si basa però su un materiale tematico interamente nuovo, circostanza che si riallaccia a una prassi stilisticamente più antica, svolta però in questo caso in modo da non compromettere la coerenza della pagina. Segue un Andante cantabile, basato su una melodia estremamente levigata, che si avvale di una sezione centrale in minore, in doppie seste e doppie terze; dopo la ripresa Mozart aggiunse, per l'edizione a stampa, una coda basata sul tema in seste e terze, ma virato al maggiore. In conclusione troviamo ancora un Allegretto in forma-sonata, animato però da un tema di Rondò - l'attacco è doppio, come nei Rondò da concerto, col contrasto piano/forte che indica prima "solo" e poi "tutti" - e innervato da una giocosa tecnica di scale ed arpeggi.

Arrigo Quattrocchi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 10 marzo 2006


I testi riportati in questa pagina sono tratti, prevalentemente, da programmi di sala di concerti e sono di proprietà delle Istituzioni o degli Editori riportati in calce alle note.
Ogni successiva diffusione può essere fatta solo previa autorizzazione da richiedere direttamente agli aventi diritto.


Ultimo aggiornamento 10 dicembre 2011