Sonata n. 16 in do maggiore per pianoforte, K 545


Musica: Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
  1. Allegro (do maggiore)
  2. Andante (sol maggiore)
  3. Rondò. Allegretto (do maggiore)
Organico: pianoforte
Composizione: Vienna, 26 Giugno 1788
Edizione: Bureau d'Art et d'Industrie, Vienna 1805
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Al 26 giugno 1788 risale la Sonata in do maggiore K. 545, definita da Mozart nel suo catalogo personale come "Piccola sonata per dilettanti". Si tratta infatti di uno dei pochissimi brani espressamente concepiti da Mozart per una finalità didattica, anche se non ne è noto il destinatario, ed è improbabile che l'obiettivo fosse editoriale, poiché lo spartito giunse alla pubblicazione solo dopo la morte dell'autore.

Il fine didattico si riflette sia nella spensieratezza concettuale, sia nella scelta della tonalità - do maggiore è infatti la tonalità che usa solamente i tasti bianchi della tastiera ed è quindi più facile per i dilettanti - sia nell'attenzione mostrata a specifici aspetti della tecnica pianistica; il primo tempo si sofferma in modo particolare su scale e arpeggi, il secondo sulla tecnica del "legato", il terzo sulle doppie note.

Al di là della sua funzione primaria, la Sonata si segnala per la freschezza delle idee: dal minimo sforzo emerge il massimo risultato, quello di una piacevolezza immediata di ascolto, come nel garbato Allegro iniziale; qui troviamo delineata una nitidissima forma-sonata, con due temi fra loro connessi (il secondo è il rivolto del primo) eppure ben distinti, uno sviluppo che prende le mosse dalla coda dell'esposizione, e una riesposizione che parte - secondo un modello più semplice - dalla tonalità della sottodominante.

Giustamente celebre è poi il tempo centrale, un Andante in cui la sinistra si limita ad accompagnare, con un basso albertino, la levigatissima melodia, che si ripresenta più volte, intercalata ad idee secondarie; circostanza che dona alla pagina un carattere incantatorio ma non monotono.

Quanto al finale, un Rondò in Allegretto, il suo refrain propone un gustoso "inseguimento" fra le due mani, che si ripresenta ogni volta con piccole modifiche nella scrittura strumentale e il movimento si mantiene sempre brillante e scorrevole. In definitiva pochi brani pianistici possono dirsi tanto idonei per i principianti quanto densi di contenuto musicale.

Arrigo Quattrocchi

Guida all'ascolto 2

Vienna 26 giugno 1788, in questa data Wolfgang Amadeus Mozart terminava la Sonata numero 16 in Do maggiore, poi catalogata K 545. Ci si trova davanti a una composizione che rappresenta perfettamente la sonata. Composta da tre movimenti, Allegro, Andante e Rondò, viene chiamata Semplice in quanto Mozart la definì Ad uso dei principianti. Il brano infatti, presenta un insieme di strutture compositive, come l’uso delle scale e degli arpeggi che sono idonee per un novello pianista poiché si ritrova, in un brano di repertorio, la perfetta applicazione delle pratiche esecutive che solitamente si studiano separate. La struttura compositiva appare quanto mai canonica ma, poiché genio e sregolatezza vanno di pari passo, troviamo in Mozart una serie di sberleffi che il compositore austriaco rivolge agli ascoltatori e soprattutto ai puristi della forma. Il primo movimento della forma sonata dovrebbe presentare un tema iniziale che solitamente è detto maschile e per questo più ritmico e “nerboruto” che contrasta con il secondo tema che viene definito femminile, che presenta un carattere votato al più ampio respiro melodico e fraseologico. In Mozart troviamo sin dalla genesi una lieve ironia, egli inverte infatti i caratteri dei suoi temi; il primo è contraddistinto da un motivo dolce mentre il secondo è più movimentato, spezzettato e contraddistinto da arpeggi suddivisi tra le due mani. Segue poi lo sviluppo, anche questo non canonico in quanto non riprende parte del o dei temi precedentemente esposti, bensì, il seme che si fa germinare è la coda dell’esposizione che conduce alla ripresa. Anche in questo caso ci si trova d’innanzi ad un sottile sarcasmo, infatti anziché riprendere pedissequamente il tema iniziale in tonica, Mozart lo ripropone alla sottodominante come se avesse fortuitamente sbagliato. Confacendosi ai canoni il brano termina con il secondo tema. Con questa modalità Mozart continua a calcare la mano sul gioco ironico tra ciò che dovrebbe essere fatto rispettando le regole e ciò che invece lui vuol realizzare.

Il secondo movimento, molto più corposo per durata rispetto agli altri due, è un Andante che può essere raffigurato come un cerchio che inizia e termina nella medesima zona e situazione emozionale. Il tema, dolce e delicato lascia il posto a modificazioni, mutamenti ed evoluzioni che trasportano l’ascoltatore in spazi che lentamente, respirando, divengono sempre più mesti e cupi; il tutto continua a dipanarsi fino a quando, con un guizzo mozartiano si rientra alla tonalità d’impianto, da dove tutto era cominciato. L’esposizione del tema iniziale, riproposto interamente, pare rimettere tutto in ordine; e così sarebbe se non ci fosse una breve coda finale che sembra porre nuovamente il tutto in discussione e che invece conclude il brano. Tale risoluzione del secondo movimento aiuta a mettere in netto contrasto questo segmento compositivo con il terzo, un Rondò che ha invece un carattere spigliato, saltellante e gioioso.

Il Rondò posto nell’ultimo movimento è breve e di semplice fruizione. Viene presentato un motivo che ciclicamente ricompare, intermezzato solamente da sviluppi differenti che conducono l’ascoltatore a desiderare il ritorno dell’elemento iniziale. Di forte impatto riflessivo è la quarta parte del rondò che si interrompe bruscamente con una pausa coronata. Proprio questa, unita ad altri elementi citati precedentemente, come la tonalità “errata” della ripresa nel primo movimento, lo sviluppo sempre nel medesimo segmento che inizia l’evoluzione musicale con il materiale della coda dell’esposizione e lo scambio del ruolo tematico, rappresentano un elemento importante per il trattamento evolutivo da parte di Mozart. In un tempo in cui la forma sonata si è strutturata nella sua conformazione più classica, Mozart da sempre noto come giovane irriverente compositore geniale, utilizza l’ironia come critica alla contemporaneità per dileggiare la sonata. Ciò avviene proprio con quella che, all’apparenza perfetta nella forma e definita semplice, una volta ripulita in superficie, rivela invece il Mozart nella sua essenza più pura: l’insovvertibile desiderio di trasgressione alla forma.

Lorenzo De Carlo


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 20 febbraio 2009


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Ultimo aggiornamento 10 febbraio 2022