Gli studi più recenti dicono che Mozart compose questa Sonata a Salisburgo, nel gennaio 1772, dopo il ritorno dal secondo viaggio in Italia, che si era svolto tra l'agosto e il dicembre dell'anno precedente. Aveva dunque in testa gli esempi di Niccolò Jommelli, oltre a quelli, già ascoltati, di Johann Christian Bach, nel mettersi a scrivere una Sonata per pianoforte a quattro mani, un genere, che, per l'epoca, era sostanzialmente inedito, moderno. E infatti un musicologo attento come Abert ha subito notato che si tratta dell'avvicinamento a un campo nuovo e che "la distribuzione delle idee musicali tra i due esecutori è ancora piuttosto semplicistica, limitandosi per lo più a effetti d'eco o alla pura e semplice divisione tra melodia e accompagnamento".
In effetti ci si trova davanti a un piccolo brano, che un Wolfgang sedicenne aveva composto per sé e per la sorella Nannerl - che pare conservasse gelosamente il manoscritto. L'aspetto forse più curioso è una sorta di magniloquenza della scrittura, l'avvicendarsi di temi grandiosi per una forma, in fondo, raccolta e intima come era all'epoca quella del pianoforte a quattro mani: lo si lega generalmente al fatto che Mozart in quel periodo stava entrando nel cuore della composizione sinfonica - questa Sonata è nata tra la Sinfonìa K. 114 e la K. 124 - e che dunque gli fosse rimasto nella penna qualcosa del procedere "per masse" che è tipico della musica orchestrale.
Nicola Campogrande