La Sonata in la maggiore K. 402 di Mozart non è quel che normalmente s'intende per sonata: si compone infatti soltanto di un Andante a mo' di Preludio in la maggiore cui segue senza interruzione un Allegro moderato, ch'è una vera e propria fuga a quattro voci, in la minore. Si sa con certezza che questa fuga è stata completata dall'abate Massimiliano Stadler (amico di Mozart ed eccellente contrappuntista) ma i biografi non sono in grado di precisare il punto in cui la penna di Mozart s'è arrestata.
Scritto nel 1782 o 1783, il lavoro rivela l'entusiasmo con cui in quegli anni Mozart si andava familiarizzando fino in fondo con lo stile severo tedesco. Suonava a tutt'andata Händel e Bach e si formava, a forza di prestiti da amici e musicomani viennesi, «una collezione di fughe di Sebastiano, Emanuele e Friedmann Bach». Riferiva che anche Costanza, sposata allora allora, «non vuol sentire che fughe. Avendomene spesso sentito improvvisare, mi domandò se non ne avessi ancora scritta nessuna. Avendole risposto di no mi rimproverò moltissimo di non aver voluto scrivere proprio ciò che di più artistico e di più bello vi sia nella musica; e non smise di pregarmi finché non ne ebbi stesa una nella carta». Si allude qui alla Fuga a tre voci in do maggiore per pianoforte la quale, insieme ad altri lavori incompiuti ed alla odierna Sonata, segna nel Mozart già maturo e autore di tanti capolavori, l'inizio di quell'accostamento deliberato e approfondito verso gli «antichi» valori contrappuntistici ch'egli ben presto porterà a un completo ringiovanimento.
Giorgio Graziosi