Sonata n. 33 in mi bemolle maggiore per violino e pianoforte K 481


Musica: Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
  1. Molto allegro (mi bemolle maggiore)
  2. Adagio (la bemolle maggiore)
  3. Allegretto con 6 variazioni (mi bemolle maggiore)
Organico: violino, pianoforte
Composizione: Vienna, 12 dicembre 1785
Edizione: Hoffmeister, Vienna 1787
Guida all'ascolto (nota 1)

Mozart scrisse negli ultimi anni della sua vita tre importanti e significative Sonate per violino e pianoforte: la Sonata in mi bemolle K. 454 composta nell'aprile del 1784, la Sonata in mi bemolle maggiore apparsa nel dicembre del 1785 e la Sonata in la maggiore K. 526 che reca la data del 24 agosto 1787 ed è la più brillante e geniale opera del gruppo. Egli stesso parlò della prima di queste Sonate in una lettera al padre del 24 aprile 1784, in cui diceva: «Abbiamo ora con noi la famosa Strinasacchi di Mantova, ottima violinista. Suona con molto gusto e sentimento. Al momento sto componendo una Sonata che eseguiremo insieme giovedì al concerto che la violinista darà a teatro (29 aprile)». Ma il giorno prima del concerto Mozart aveva scritto soltanto la parte del violino, tanto che al momento della esecuzione in pubblico egli suonò a memoria, con un foglio di carta bianca davanti agli occhi: una curiosità che non sfuggì allo stesso imperatore Giuseppe II, conquistato dalle eleganti fioriture del rondò finale in questa serata musicale viennese. La Sonata in mi bemolle maggiore apparve un anno e mezzo dopo (dicembre 1785) e il pubblico rimase conquistato dal fervore lirico dell'Adagio e dal tempo finale articolato in sei variazioni, in cui il compositore rivelò tra l'altro, la sua straordinaria abilità nel fondere e amalgamare il suono del violino con quello del pianoforte. Nell'ultima delle tre Sonate, quella in la maggiore K. 526, gli studiosi dell'opera mozartiana hanno voluto cogliere un preannuncio e un'anticipazione della Sonata «a Kreutzer» di Beethoven, più per la vivacità dello stile dialettico che non per il sentimento drammatico che la pervade. Probabilmente la ragione di questa osservazione va spiegata nel senso che tale Sonata fu elaborata durante la composizione del Don Giovanni e risente quindi di una spigliata scrittura contrappuntistica.

La Sonata in mi bemolle maggiore rispecchia un perfetto equilibrio formale nei tre movimenti e per questo motivo si iscrive tra i componimenti della piena maturità mozartiana. L'esposizione del Molto allegro iniziale contiene tre temi, presentati con chiarezza armonica e poi riproposti nel riepilogo conclusivo. Lavoro tematico e gioco di fantasia sono bene integrati fra di loro; uno dei soggetti tematici riaffiora nella coda ed è costruito su uno dei motivi della Sinfonia «Jupiter». L'Adagio in la bemolle maggiore è un tema variato con varie modulazioni e due ritornelli ed è contraddistinto da un sentimento di assorta contemplazione, secondo un procedimento tipico della creatività di Mozart. Il violino svolge con straordinaria purezza espressiva la sua linea di canto, proiettata verso un mondo di intensa spiritualità. L'Allegretto si basa su sei eleganti variazioni di un tema di venti misure di piacevole musicalità; la variazione finale passa dall'allegretto all'allegro e cambia brillantemente di tempo, dal 2/4 al 6/8, in un clima di serena distensione.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Sala Accademica di via dei Greci, 8 maggio 1981


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Ultimo aggiornamento 25 ottobre 2013