Dodici variazioni in sol maggiore, K1 359 (K6 374a)

sul tema del Lied "La bergère Célimène" per pianoforte e violino

Musica: Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
Organico: violino, pianoforte
Composizione: Vienna, giugno - 4 luglio 1781
Edizione: Artaria, Vienna 1786
Guida all'ascolto (nota 1)

Al duo pianoforte-violino, caratteristico del salotto settecentesco, adatto agli «amateurs» e quindi considerato minore nell'estetica dei generi musicali, Mozart ha dedicato due serie di variazioni, diciotto complessivamente, indicate nel catalogo di Ludwig Alois Friedrich von Köchel con i numeri 359 e 360, diventati 374a e 374b nella sesta edizione del catalogo, edita nel 1964 a cura di Franz Giegling, Alexander Weinmann e Gerd Sievers. Le variazioni furono composte nel giugno 1781, dopo il distacco definitivo del maestro da Salisburgo e il trasferimento a Vienna, come pigionante in casa Weber. Nacquero in un periodo della vita di Mozart compreso fra Idomeneo e Il ratto dal serraglio, prima delle nozze con Costanza.

Il tema, per questo genere di composizioni, spesso era tratto dai «morceaux favoris» dell'epoca; nel caso particolare, alle Dodici variazioni K. 359 lo spunto è stato offerto dal Lied «La bergère Celimene» (indicata anche come «Silimène»), formato da sedici battute in sol maggiore, una melodia per gradi congiunti, con due fuggevoli inflessioni modulanti a do maggiore e al passaggio obbligato del re maggiore (la dominante); le ultime quattro battute riproducono le quattro iniziali, con qualche abbellimento pianistico: uno schema consueto, che annuncia la preminenza del pianoforte, abituale nella letteratura cameristica del tardo Settecento. La melodia è piana, ovvia, a differenza dì quella delle gemelle Sei variazioni K. 360, più suggestiva se non altro grazie alla tonalità di sol minore.

Quasi tutte le variazioni sono ligie alla tonalità (salvo la settima, in sol minore), alla melodia e alla concatenazione armonica esposte nel tema; le mutazioni hanno carattere ritmico, benché il passaggio dal ritmo binario al ternario avvenga soltanto nelle variazioni quarta e dodicesima. Per il resto, il trattamento è improntato allo stile «galante», imperniato soprattutto sugli abbellimenti, ed illustrato dalle composizioni di un maestro riconosciuto come Johann Christian Bach.

Qualche trovata rivela la mano del maestro, ad esempio il piccolo monologo pianistico con la variazione del basso affidata alla mano sinistra (var. III); una pastorale contrassegnata dall'entrata canonica degli strumenti nella seconda parte della variazione (var. IV); la degradazione del tema ad accompagnamento pianistico delle «broderies» del violino (var. VII); il contrappunto a quattro parti (var. X) fra l'acuto e il grave della tastiera, con un basso albertino intermedio e il tema originale affidato al violino; un breve notturno, adagio, sul ritmo cullante del pizzicato violinistico sincopato; infine, allegro, con l'arco, il violino abbozza un finale da protagonista brillante.

La pubblicità sul «Magazin der Musik» delle sonate per pianoforte e violino di Mozart edite nel novembre 1781, avvertiva: «l'accompagnamento del violino è così artisticamente intrecciato con la parte pianistica che entrambi gli strumenti attrarranno continuamente l'attenzione dell'uditorio». L'annunzio è opportuna epigrafe anche per queste variazioni.

Claudio Casini


(1) Testo tratto dal progrmma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Sala Accademica di via dei Greci, 7 maggio 1971


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Ultimo aggiornamento 29 gennaio 2014