Sei Variazioni in fa maggiore per pianoforte, K1 398 (K6 416e)

sull'aria "Salve tu, Domine" dall'opera "I filosofi immaginari" di Giovanni Paisiello

Musica: Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
Organico: pianoforte
Composizione: Vienna, marzo 1783
Prima esecuzione: Vienna, Burgtheater, 23 marzo 1783
Edizione: Artaria, Vienna 1786
Guida all'ascolto (nota 1)

In un concerto tutto di sue musiche (un'«Accademia»), comprendente ben dieci «pezzi» (vi figuravano, tra l'altro, la Haffner-Symphonie, il Concerto K. 425 e quello K. 175), Mozart suonò (Vienna, 23 marzo 1783) queste Variazioni sul tema di Paisiello e, poi, aumentando le richieste di bis, anche quelle sull'aria di Gluck.

Le Variazioni K. 398 nascono da un frammento dell'opera di Paisiello I filosofi immaginari - su libretto del Bertati - rappresentata nel 1777 a Pietroburgo dove Paisiello, l'anno prima, era stato chiamato da Caterina II, con l'incarico di direttore di corte e di supervisore dell'opera italiana, e dove il nostro compositore soggiornò fino al 1784.

Tornando in Europa, Paisiello incontrò a Vienna Mozart il quale gli fece ascoltare le Variazioni. L'episodio è ricordato da Mozart stesso in una delle lettere che completano questo programma.

Il tema e le variazioni si susseguono senza soluzione di continuità e con la caratteristica di non presentare mai alcun segno di ripetizione, di «daccapo». L'impegno tenuto nelle prime tre è anche quello di far germogliare la variazione nello stesso spazio ocupato dal tema (ventidue battute). Le prime tre variazioni, cioè, non variano il numero iniziale delle battute, ma costituiscono, pur nel rigore formale, un diverso riverbero fonico dato al tema. La prima variazione punta sulla mano destra e in un veloce «legato»; la seconda, prevalentemente su un rapido «staccato» di biscrome, dissolvente in una assorta rievocazione della seconda parte del tema. La terza mette in risalto la presenza della mano sinistra.

Dalla quarta variazione, il discorso si fa più movimentato e più elaborato. Al carattere quasi d'improvvisazione che emerge dalle prime tre, si sostituisce un lavorìo più minuzioso, e più ricco anche di soluzioni armoniche. Lo spazio si allarga e la musica spesso indugia in «cadenze» o è affidata (come nella quinta variazione) ai «trilli» i quali ripropongono soluzioni già sperimentate nel Rondò della Sonata K. 281. Un impeto di più deciso virtuosismo sostiene l'ultima variazione, che è la più ampia, e che porta, attraverso il clima fantastico di una imprevedibile «cadenza», alla ripresa del tema. Nelle ultime battute, è di straordinaria ricchezza espressiva il ribaltamento della struttura ritmica, la diversa accentuazione data da Mozart al tema di Paisiello.


(1) Testo tratto dal progrmma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Sala Accademica di via dei Greci, 17 aprile 1970


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Ultimo aggiornamento 26 marzo 2014