10 variazioni in sol maggiore per pianoforte, K 455

sull'Arietta "Unser dummer Pöbel mein"

Musica: Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
Organico: pianoforte
Composizione: Vienna, 25 Agosto 1784
Edizione: Torricella, Vienna 1785
Guida all'ascolto (nota 1)

Le dieci Variazioni in sol maggiore sull'Arietta "Unser dummer Pöbel meint" dal Singspiel Die Pilger von Mekka di Gluck K. 455 costituiscono uno degli esempi più perfetti e assiomatici di Variazioni pianistiche scritte da Mozart. Una lettera al padre del 29 marzo 1783 testimonia che questo ciclo (come anche un altro ciclo, su un tema da I filosofi immaginarii di Paisiello K. 398) nacque come improvvisazione, nel corso di un concerto tenuto di fronte all'imperatore Giuseppe II. È possibile che in sala fosse presente il compositore di corte Christoph Willibald Cluck e che Mozart, come omaggio al grande autore di Orfeo ed Euridice e Alceste, scegliesse, per le sue Variazioni, un tema da una sua Opera di grande successo: La rencontre ìmprévue o Les Pèlerins de la Mecque, opéra-comique del 1764, tornata in scena a Vienna in versione tedesca nel luglio 1780 con accoglienza trionfale. Mozart si accinse in seguito a stendere su carta le Variazioni sul tema di Gluck, come testimonia un abbozzo incompiuto di una primitiva versione. Tuttavia è solo alla data del 25 agosto 1784, oltre un anno più tardi, che inserì la composizione nel suo catalogo personale.

Le Variazioni sul tema di Gluck, nel loro lungo percorso dall'improvvisazione in concerto alla carta da musica, vedono Mozart mettere a fuoco in modo estremamente rifinito tutti i dettagli della scrittura pianistica, sempre sulla base di quegli schemi a priori di cui il compositore si serviva nello svolgere le sue improvvisazioni. Il tema di Gluck ha un carattere di marcia, che, nel corso delle dieci Variazioni, mantiene quasi sempre immutato lo schema armonico.

Gemelle sono le prime due Variazioni, con le semicrome della mano destra che si contrappongono agli accordi della sinistra, e viceversa. Seguono poi la terza Variazione in terzine, la quarta con le "domande" della mano sinistra e le "risposte" della destra, la quinta che propone il tema variato nel modo minore, con una transizione espressiva. La sesta Variazione offre i trilli alternati fra le due mani, con un suggestivo effetto coloristico; la settima delle imitazioni; l'ottava l'incrocio fra le due mani. Una lunga cadenza conduce alla nona Variazione, un tempo lento, con un arioso fraseggiare della destra, che ha un carattere di Fantasia. Si giunge così alla decima e ultima Variazione, più lunga e complessa, avviata col cambio del metro di base, da binario a ternario (3/8), e dunque più capriccioso e brillante; questa Variazione virtuosistica è anche interrotta da una lunga cadenza, gioca poi col passaggio della mano destra sulla sinistra, infine approda a una coda che riespone il tema originario di Gluck, e conclude con estro e grazia tutto il percorso delle Variazioni, che per il loro arco elaborato e impegnativo sono un vero pezzo da concerto.

Arrigo Quattrocchi


(1) Testo tratto dal progrmma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 27 febbraio 2009


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Ultimo aggiornamento 13 luglio 2011