La notte di San Giovanni sul Monte Calvo

Fantasia da concerto per orchestra

Musica: Modest Musorgskij (1839 - 1881)
  1. La riunione delle streghe
  2. Il corteo di Satana
  3. La glorificazione di Satana
  4. Il Sabba
  5. L'alba
Organico: ottavino, 2 flauti, 2 oboi, corno inglese, 2 clarinetti, clarinetto basso, 2 fagotti, controfagotto, 4 corni, 4 trombe, 3 tromboni, tuba, arpa, timpani, rullante, grancassa, piatti, archi
Composizione: San Pietroburgo, 6 settembre 1871 - 23 luglio 1872
Prima esecuzione: San Pietroburgo, Bolscioj Sal Konservatorii, 27 Ottobre 1886
Edizione: Bessel, San Pietroburgo, 1886 (rielaborazione di Rimskij-Korsakov)

Rielaborato da Rimskij-Korsakov con il titolo Una notte sul Monte Calvo
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

I primi abbozzi per un'opera lirica (da Gogol), intitolata La notte di San Giovanni, risalgono al 1858. Musorgskij utilizzò poi il materiale, nel 1867, per una composizione orchestrale con un nuovo titolo, La notte di San Giovanni sul Monte Calvo, rielaborata più volte, ma sistemata, finalmente (dopo la morte dell'autore), da Rimskij-Korsakov che la stampò nel 1886, a Pietroburgo, con il titolo Una notte sul Monte Calvo.

Rimskij-Korsakov preparò per la stampa (senza pretendere mai un soldo) la Kovàncina, Boris Godunov, oltre che pagine orchestrali, corali e da camera (ivi compresi i Quadri d'una esposizione, per pianoforte, trascritti per orchestra da Ravel, nel 1922). In genere, si è irriconoscenti nei confronti di Rimskij-Korsakov. Nessuno sì ricorda più che c'erano una volta (proprio come in una favola) due amici, musicisti entrambi, Modinka e Korsinka (così, affettuosamente, Borodìn chiamava Musorgskij e Rimskij-Korsakov) i quali, per un certo tempo, abitarono persino nella stessa stanza.

Dal mattino fin verso mezzogiorno, Modinka si serviva del pianoforte che poi prendeva Korsinka il quale, intanto, al tavolino, mandava avanti la copia o la strumentazione di partiture. Modinka e Korsinka si accordavano quotidianamente, «sfruttando» l'uno le occupazioni dell'altro; si scambiavano idee e progetti e, mentre l'uno era intento al Boris, l'altro componeva La Pskovitana. Si scambiavano pure, reciprocamente, impressioni, e non era sempre Modinka (di cinque anni più anziano di Korsinka) ad accettare i consigli dell'amico.

Korsinka, poi, si sposò e andò ad abitare altrove. Quando Modinka morì, cercò di farlo finalmente vivere, aggiustandogli (lo aveva fatto anche quando Modinka era in vita, avendone sempre il consenso) la musica che sarebbe andata altrimenti dispersa, ed era per luì come un continuare con l'amico le antiche conversazioni.

Lo schizzo sinfonico, lasciato da Musorgskij (cercò variamente di utilizzarlo, senza mai riuscirvi) si articolava in quattro momenti: Il convegno delle streghe - II corteo di Satana - Trionfo di Satana - Sabba delle streghe.

Rimskij-Korsakov riordinò il brano in sei episodi, aggiungendo un tranquillo finale dopo l'Allegro feroce.

La struttura della Fantasia da concerto è pertanto questa (non necessariamente indispensabile, però, alla comprensione della musica): Suoni sotterranei di voci sovrannaturali - Apparizione degli spiriti delle tenebre e di Satana - Trionfo di Satana e "Messa Nera" - Sabba -Suono della campana che disperde gli spiriti delle tenebre - Sorgere del giorno.

L'orchestra è piuttosto nutrita; la percussione include, con i timpani, piatti e grancassa; il tam-tam interviene nei momenti di esasperazione fonica e timbrica, ottenuta nel «crescendo» di una geniale sovrapposizione di strati sonori. Allo smalto timbrico si unisce la ricchezza armonica (cara a Musorgskij), per cui la Fantasia passa attraverso varie tonalità, prima di giungere al re maggiore del conclusivo Poco meno mosso, avviato dai rintocchi lunghi di una campana, risuonanti in un alone fonico assicurato da flauti, clarinetti, fagotti e violoncelli.

Sono sei lenti rintocchi, dai quali si distacca una melopea dei violini (con sordina), poi interrotta da altri sei colpi della campana, sostenuti dall'area vibrazione dell'arpa. Dall'evanescenza del quarto rintocco di questa seconda serie, si libera il canto del clarinetto che, dopo il quinto suono della campana, cede il passo al flauto dischiudente, in sette battute, la limpida luminosità di uno spazio nel quale fanno in tempo, prima dell'ultimo rintocco, Modinka e Korsinka, a scambiarsi ancora un bagliore d'intesa.

Erasmo Valente

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Come tutte le composizioni di Mussorgski, «Una notte sul Monte Calvo» ha una storia complicatissima: intricata e lunga la sua gestazione, legata ad una revisione alquanto pesante la sua comparsa davanti al pubblico, per le cure ad un tempo benemerite e discutibili di Rimski-Korsakov, disinvolto amministratore della musica dell'amico dopo la sua morte; e come Rimski, compaiono puntualmente nella storia di questo pezzo gli amici del «gruppo dei cinque», altrettanto puntualmente chiusi alla comprensione della vera personalità di Mussorgski. Della «Notte sul Monte Calvo» si ha la prima notizia in una lettera del settembre 1860 in cui Mussorgski annuncia a Balakirev di accingersi a comporre un' opera dove un intero atto era dedicato a «un sabba di streghe, diversi episodi di stregoneria, una marcia trionfale di tutta questa roba, finale - glorificazione del sabba». Poi per qualche anno non si riparlò più delle «Streghe», come le chiamava Mussorgski («È un titolo banale, per cosi dire un nomignolo della mia composizione; in realtà è «La notte di S. Giovanni sul Monte Calvo»); la partitura viene finita solo nel 1867, utilizzando anche un frammento di «Salambò» un' altra opera rimasta incompiuta; il lavoro, stando ad una testimonianza di Rimski-Korsakov era stato ad un certo punto previsto per pianoforte e orchestra, sotto l'influenza di «Totentanz» di Liszt. Nel darne il programma («Raduno delle streghe, loro discorsi e bisbigli; corteo di Satana; glorificazione oscena di Satana e Sabba»), Mussorgski sottolinea: «Forma e carattere del mio lavoro sono russe e originali».

A far sparire dalla circolazione quest'opera provvide come al solito un amico, Balakirev, che avanzò tali e tante critiche da far rinunciare Mussorgski a pubblicarla o ad eseguirla. Nel 1872 si parlò di un'opera-balletto, «Mlada», su musiche di Mussorgski, Rimski, Balakirev e Cui: la «Notte di S. Giovanni» venne modificata per esserci introdotta; anche stavolta non se ne fece di nulla. Negli ultimi anni di vita di Mussorgski, questo pezzo sfortunatissimo sembrò ancora poter servire a qualcosa, e venne una terza volta rielaborato come intermezzo per «La fiera di Sorocinski», altra opera non finita. In quest'occasione Mussorgski aggiunse il finale, «Poco meno mosso», dove il suono della campana scaccia le forze diaboliche annunciando l'alba. Venne poi la morte di Mussorgski, e al pari del «Boris» e della «Kovancina» la «Notte di S. Giovanni» fini nelle mani di Rimski-Korsakov, che la rielaborò e riorchestrò: In questa versione, cui fu dato il titolo con il quale è oggi nota, il lavoro venne pubblicato nel 1886; tre anni dopo, a Parigi, Rimski lo fece conoscere al pubblico occidentale. Da allora è entrato stabilmente in repertorio nella versione riveduta; la partitura originale, pubblicata nel settimo volume delle opere complete curate da Pavel Lamm, è ancora pressoché sconosciuta agli ascoltatori.

Una ricognizione di questo originale darebbe probabilmente gli stessi risultati che si sono avuti con «Boris» e «Kovancina»: gli «errori» che Rimski rimproverava a Mussorgski nella condotta armonica e formale come nella strumentazione, che al suo gusto di eccezionale colorista pareva povera, dilettantesca, oggi sono visti nella loro corretta luce; vale a dire, come tratti somatici di un'arte troppo asciutta e moderna per piacere ai contemporanei (non per nulla, e sia pure che esagerasse, Stravinsky scagliava i suoi sarcasmi sull'«orientalismo da ufficio turistico» del gruppo dei cinque!). Comunque stiano le cose, la «Notte sul Monte Calvo» rivela, sotto la veste scintillante della magistrale orchestrazione rimskiana, gli stessi caratteri che compaiono qua e là nello stesso «Boris»: l'aggancio al patrimonio musicale popolare si mescola a un senso del demoniaco, del fiabesco «nero» che nulla concede al manierismo di certa musica descrittiva, per serbare la genialità autentica di una composizione originalissima.

Daniele Spini


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 16 Marzo 1975
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto del Maggio Musicale Fiorentino,
Firenze, Teatro Comunale, 25 novembre 1977


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Ultimo aggiornamento 20 gennaio 2019