Salammbô

Opera in quattro atti e sette quadri

Libretto dell'opera

N. 1 - Introduzione

L'azione si svolge a Cartagine e sue vicinanze nell'epoca immediatamente successiva alla prima guerra punica (264-241 a.C.)

ATTO PRIMO

Nei giardini di Amilcare a Megara presso Cartagine, i mercenari - una colorita accozzaglia di popoli, dove predominano i libici - reduci dalla guerra contro Roma, festeggiano l'anniversario della vittoria di Erice, in Sicilia.

N. 1 a - Canto del baleario

Baleario
Fra le braccia della giovane fanciulla, infiammato dal suo bacio ardente, voluttuosamente inebriato dal fiotto del suo caldo respiro, al sussurrìo delle sue dolci parole, dimentico il fragore delle spade.

Fra le braccia della soave fanciulla, mi addormento placido... Fra i rumori giocondi del banchetto, dimentico l'immagine della fanciulla amata, lo splendore dei suoi occhi, il sussurrìo delle sue dolci parole.

Fra le braccia della dolce fanciulla, mi addormento placido... e nel soave sonno, ebbro, canto l'amore e la bellezza meravigliosa della mia stupenda fanciulla...

Le gioie del banchetto fomentano lo spirito di ribellione dei mercenari contro i capi cartaginesi che non hanno ancor pagato loro il soldo pattuito.

N. 2 - Canto di guerra dei libici

Coro
Libera, alta si libra l'aquila alata; libero, disteso mugghia e infuria il mare minaccioso. Chi frenerà il libero volo dell'aquila? Chi tratterrà le bianche masse delle onde? Volano i Libici nel turbine del deserto. Perisci, odioso miserabile nemico, sconfitto!

Libera, alta si libra l'aquila alata; libero, disteso mugghia e infuria il mare minaccioso. In libere schiere volano i libici: superbi, tranquilli volano alla terribile battaglia. Audacemente, senza tema, fanno approcci con la morte, con allegro riso la fissano nei suoi occhi minacciosi! Ma ascolta! Già il nemico è pronto all'agguato. Cessa, o canto! Più piano, o libico! Sii più silenzioso della notte e della morte! Il nemico è vicino: bada! Lèvati, o libico! Come un muro di bronzo, audacemente colpisci le orde nemiche! Ci leveremo tutti insieme: con coraggio, nella battaglia sanguinosa! Morte ai nemici! Sconfitto nemico, perisci! Si alzi il canto della libertà! Si vendichi la schiavitù! Morte agli avidi tiranni! Alzati, canto della libertà! Alzati, amato canto della patria lontana!

Libera, alta si libra l'aquila alata; libero, disteso mugghia e infuria il mare minaccioso. Gloria alla libertà! Gloria alla patria! I tiranni dormono un sonno di tomba, un sonno eterno. Dormono: non si sveglieranno.

Alla testa dei ribelli è il libico Mathô, sobillato dall'ex schiavo greco Spendius, ma soprattutto eccitato dalla visione della bellissima figlia di Amilcare, Salammbô, la casta sacerdotessa della dea della luna Tanit: la fanciulla fa la sua improvvisa apparizione, durante il banchetto dei libici, vagando nei giardini devastati dalla marmaglia. - Anche il capo numidico Narr'Havas si unisce agli insorti.

ATTO SECONDO

Interno del tempio di Tanit a Cartagine.

N. 3 a - Aria di Salammbô

Salammbô
S'è mossa la volante massa delle nubi. Nell'azzurro del cielo lontano, circondata da una miriade di stelle, la soave dea-luna veleggia radiosa. Come un lieve argenteo incresparsi del mare, ella scivola, specchiandosi nell'azzurro delle acque.

Tanit! Con dolce preghiera, con ardore t'invoco: riversa il tuo raggio divino, dolce Tanit, nella mia anima triste! Riaccendi il fuoco del sacro amore; allontana dal mio cuore la folla dei terribili spettri. Tanit!

N. 3 b - Scena del rito

Salammbô
Dolce Tanit! La tua radiosa immagine e il tuo puro velo proteggano il sonno degli affaticati: dalle sofferenze e dal dolore possano essi trascorrere all'amore e alla felicità! Radiosa Tanit! Ascoltami, Tanit! Accoglimi! Vengo a te, Tanit!
(Si addormenta)

N. 3 c - Inno a Tanit

Coro
(lontano)
Sveglia i fiori addormentati; dona il colore alle foglie. Fa' che l'ape operaia beva la mèllea rugiada, ma lasciane fresche gocce tra le foglie per le vivaci farfalle. Non scordarti di spargere la tua luce ardente sul verde giardino, né di proteggere con le foglie dalla calura l'uva dorata. Gloria a Tanit! Gloria a te! Tanit radiosa, ascoltaci! Aspergi l'erbetta di rugiada; lungo il vivace arcobaleno dei fiori scendi sul buio prato e sul boschetto.

(Compaiono Mathô e Spendius e si nascondono dietro le colonne)

Mathô
Divine, meravigliose armonie! Voi, suoni puri dell'amore inestinguibile, avete risvegliato nella mia anima tormentata tutta la forza della passione; come un fuoco ardente vi siete sparsi nelle mie vene!

Coro
(lontano)
La notte è già spuntata nel cielo; tutto si è chetato nell'ombra; nelle valli, sui monti tutto dorme. È ora di dormire anche per noi!

Mathô e Spendius, col favore della notte, sono penetrati in Cartagine nell'intento di rapire il sacro velo (zaimf) delle dea Tanit; Mathô raggiunge Salammbô, al completo servizio della dea e ancora ignara dell'amore: alla fanciulla, destatasi, Mathô rivela il suo amore; poi, rapisce il velo, al cui possesso si riteneva fosse legato il destino della città.

N. 3 d - Scena di Mathô, Spendius e Salammbô

Spendius
Ecco il velo, presto prendilo!

Mathô
Salammbô, vita mia! Mia Salammbô!

Spendius
Piano, piano; avanza cauto!

Mathô
Mia Salammbô!

Spendius
Non destarla!

Salammbô
(nel sonno)
Chi è là?
(si desta)
Perché sei qui? Chi sei? Oh, abbi pietà di me!

Mathô
Meravigliosa Salammbô!

Spendius
Salvati Mathô!

Mathô
Sono Mathô il ribelle, capo delle selvagge orde libiche, il minaccioso vendicatore della mia patria in schiavitù, il nemico maledetto, mortale di Cartagine. Sono un uomo che giorno e notte pena e soffre per te, Salammbô e che darebbe la vita e la gloria per te sola, Salammbô! Oh, non essere sì fredda con me! Oh, credi al mio amore, Salammbô! Non maledirmi!

Salammbô
Non intendo il senso delle tue parole: che vuoi? Perché sei venuto qui?

Mathô
Oh, parla, Salammbô! Oh, fammi ascoltare la tua voce soave, fammi contemplare la tua meravigliosa bellezza!

Salammbô
Questo è il tempio dell'amore, delle preghiere, dei canti in onore di Tanit! - No! Fermati! Il velo! Il velo! - Via da me! Via, nemico della mia patria! Via, sacrilego! Via, temerario rapitore! Maledizione eterna sul tuo capo!

Mathô
Salammbô!

Salammbô
La paura e il dolore, l'angoscia e le tenebre prendano dimora nel tuo animo; viltà e vergogna di fronte al nemico ti macchino per sempre di disonore!

Spendius
Fuggì, Mathô! Fuggi rapido!

Salammbô
Che fare?

Mathô
Salammbô!

Salammbô
Tanit! Vendetta! Vendicaci, Tanit! Qui! Presto a me!

Spendius
Fuggi, insensato!

Mathô
Salammbô, mia vita!
(Fugge con Spendius. Salammbô percuote il gong)

N. 3 e - Coro dei cartaginesi

Sacerdotesse
Che c'è? Che avvenne?

Salammbô
Maledizione su lui!

Sacerdotesse
Calmati, Salammbô! Che significano le tue fatidiche grida? Maledizione a chi?

Soldati
Che c'è?

Salammbô
Dolore a noi!

Sacerdotesse
Di', che avvenne? Salammbô! - II velo!

Donne, Soldati e Sacerdotesse
Dolore a noi!

Salammbô
È stato rapito il nostro velo sacro, e profanato il tempio dalla mano di un sacrilego!

Donne e Soldati
È stato rapito il nostro velo! Chi l'ha rapito?

Salammbô
Morte al temerario sacrilego!

Sacerdotesse
Difendi, Tanit, i cartaginesi! Tanit, proteggili!

Donne
Dolore e morte a lui, al temerario rapitore!

Soldati
Dov'è il rapitore? Dolore e morte al temerario!

Altri Soldati
Che avvenne? Che significano queste grida? Che ci attende? Che ci dirà Salammbô?

Salammbô
Nella buia notte, Mathô, il traditore, è penetrato nel tempio e con mano temeraria ha strappato alla dea il velo!

Donne e Bambini
La dea Tanit è adirata con noi! Salvaci, Tanit!

Sacerdotesse
Maledizione al nemico che offese la dea!

Donne e Bambini
Tanit!

Popolo
Dolore a noi!

Salammbô
Dea della luce, con preghiera ardente t'invoco! Il mio cuore è sgomento! La paura mi tormenta l'anima, è il nutrimento della mia povera mente! Mia Tanit! Distruggi la forza del nemico! Vendetta! Sii maledetto, Mathô!

Donne e Bambini
Che sento! Il ribaldo temerario è salvo! Ci minaccia disgrazia: non abbiamo difesa! Vendetta! Tanit, proteggici! Distruggi la potenza del nemico! Con la forza del tuo amore .allontana da Cartagine le insolenti macchinazioni delle orde odiate. Morte al ribaldo! Tanit!

Popolo
Le guardie inseguono il rapitore. Ma tutto è inutile: egli s'è avviluppato nelle tenebre, dentro il freddo sotterraneo; tutte le ricerche son state vane! Dolore e disgrazie ci minacciano! La dea ci ha abbandonati! Tanit, proteggici! Abbatti il nemico!

Sacerdotesse
Triplice maledizione sul ribaldo! Vendetta! Tanit forte e radiosa, sii la difesa di Cartagine, Tanit! Distruggi la forza nemica! O dea, morte al ribaldo! Sii per sempre maledetto, Mathô! Sii tu la nostra difesa, Tanit!

Dopo il ratto del velo della dea Tanit, Cartagine sembra perduta, nonostante, una prima effìmera vittoria di Amilcare a Macar e le trattative coi ribelli nella località desertica di Sicca, ed è ormai in attesa di un assedio decisivo e mortale.

ATTO TERZO

N. 4 a - Nel tempio di Moloch

Sacerdoti
Moloch possente, terribile, irato! Ascoltaci!

Bambini
Dolore a noi! Fra duri tormenti presto moriremo!

Sacerdoti
Non più lieta è la nostra terra: per lei son giunti i giorni della prova!

Primo Sacerdote
La nostra sacra città è assediata: ci sovrasta il capriccio dei barbari! I saccheggiatori si spartiscono il nostro paese, riducono in schiavitù uomini liberi!

Bambini
Dolore a noi! Addio, campi natii!

Sacerdoti
Dolore a noi! La città è assediata!

Popolo
Moloch onnipossente e irato, terribile vendicatore! Ascoltaci! Dalle mura respingi i nemici temerari!

Bambini
Addio, lieto mare!

Sacerdoti
Con nembi di frecce ferali distruggili, Moloch onnipossente!

Popolo
Spargi la loro polvere al vento!

Bambini
Duro è il nostro destino, pesante la nostra corona!

Popolo
Moloch onnipossente, ascoltaci! Sii nostra difesa, o terribile, grande Moloch, nostro dio! Proteggici dalle sventure, Moloch! Moloch onnipossente, ascoltaci!

Sacerdoti
Accetta le nostre vittime! Indossa le vesti di sangue purpureo, Moloch onnipossente!

Primo Sacerdote
Dolore a noi, figli di Cartagine! Pianto e tristezza nelle nostre case! Ci minacciano prigionia e disonore!

Popolo
Dolore e tristezza nei nostri cuori! Sgorgate, lacrime amare; soffri e pena, povero cuore di madre! Addio, cara! Addio, bambini! Pregate per noi gli dèi! Moloch, abbi pietà! Puniscili per il sangue dei nostri bambini, o dio assetato di sangue!

(Si sentono, lontani, poi sempre più presso, i boati del tuono)

Ricompensa col sangue i nostri nemici, Moloch! Dona morte ai nemici! Respingili dalle mura! Moloch, vendicatore terribile! Spargi la loro polvere al vento del deserto! Vendicatore terribile, salvaci dalla prigionia, o nostro Moloch, dio spieiato!

Primo Sacerdote
II velo di Tanit più non ci proteggerà!

Bambini
Addio, campi natii, addio, purpureo sole! Addio, nostro paese! A ogni cosa addio!

Sacerdoti
Ascoltaci, Moloch! Apri il tuo ventre e inghiotti la vittima. Appari entro la terribile fiamma della tua ira immortale. Terrore ai nemici! Morte ai temerari! Ecco la vittima davanti a te! Accettala, Moloch! Accettala, possente!

(Tempesta: tuoni e lampi)

Sacerdoti
IL possente Moloch ci ha ascoltati!

Popolo
Terribile dio!

Sacerdoti
II tuono è piombato da oriente. Moloch dalle ali di fuoco, nel turbine della fiamma irata, per tre volte ha infranto le nubi con le sue furenti frecce.

Popolo
Dio dell'ira! È apparso il terribile Moloch! Dolore a noi!

Sacerdoti
Prostratevi! Giù nella polvere!

Popolo
Placa il tuo irato furore, terribile Moloch! Non distruggerci! La paura s'è impossessata di noi! Oh, salvaci!

(Un forte tuono: poi poco per volta la tempesta si placa)

Sacerdoti
A te, signore terribile e glorioso, affidiamo i cartaginesi!

Popolo
Difendi i tuoi figli, ascolta la nostra preghiera! Grande dio! Moloch glorioso! Gloria al vendicatore! Il nostro dio onnipossente vi doni gioia e vittoria!

Sacerdoti
Gloria a Moloch! Gloria al vendicatore! Onorate il dio forte e possente! Onorate Moloch il vittorioso, il terribile!

Popolo
Gloria a Moloch! Gloria al vendicatore! Gloria a te, dio vittorioso! Rovina e morte ai nemici! Gioia e felicità a noi! Onnipossente nostro dio, dio vendicatore, rivelati! Gloria a te, Moloch vendicatore! Irato, terribile nostro dio! Gloria a te, Moloch terribile! Gloria!

Salammbô, vincendo la sua naturale ritrosia, decide di recarsi nella tenda di Mathô allo scopo di sedurlo e quindi di recuperare il velo della dea Tanit.

N. 4 b - Scena di Salammbô

Primo Sacerdote
Siate benedetti! Voi, con malcelato terrore, nel boschetto di Eismone, distesi nella polvere, dinanzi allo sguardo degli dèi onnipotenti, levate preghiere per le vostre donne e i vostri bambini. Chiedete vendetta: che il nemico perisca nella battaglia sanguinosa, e che le forze nemiche si mutino in polvere per l'invincibile mano degli dèi onnipossenti!

Salammbô
Dolore a noi! Nei nostri cuori v'è tristezza!

Popolo
Sii nostra difesa! Donaci la vittoria, Eismone! Tanit ha distolto da noi il suo volto radioso! Distruggi il nemico! La dea ci ha abbandonati! Ascoltaci: sconfiggi il nemico! Abbattilo! Il pegno di salvezza è stato rapito da una mano sacrilega! Vendetta!

Popolo
Chi ha sollevato il lamento? Di chi ci affligge il duolo! Chi ha sollevato lamenti e pianti amari nel tempio degli dèi? Chi è? Vendetta! Morte al ribaldo! Vendetta e morte! Ira e morte! In lei tutto il cielo s'è incarnato: ineffabile bellezza del viso, pura fede, anima radiosa...eterno è il fuoco del suo amore!

Salammbô
Tanit! La tua voce santa mi chiama... Dalle altezze celesti, coi raggi della tua luce rischiara la mia anima afflitta e stanca! - Sì! Andrò nel campo dei libici.

Popolo
Andrai nel campo del nemico? Da Mathô!?

Salammbô
Furtiva penetrerò nella tenda, riprenderò il velo sacro.

Popolo
Il velo. Non temi l'ira della dea offesa?

Salammbô
Dammi forza, Tanit!

Popolo
Non temi la morte per la tua audacia? Non temi una maledizione mortale?

Salammbô
L'ira di Tanit cada pure su me: con la mia mano mortale sfiorerò le vesti immortali della dea! Restituirò a Cartagine, sovrana delle acque e delle terre, il pegno di salvezza.

Popolo
Ella non ha paura! Ha l'animo forte! Ma i nemici ti uccideranno! Ti strazieranno! Getteranno il tuo corpo in pasto ai cani immondi! Ritorna in te!

Salammbô
Tanit! Dammi fòrza! Il velo sacro mi salverà! Tanit accecherà i nemici!

Popolo
Dovrà perire per il giudizio della dea irata?

Salammbô e Popolo
Il nemico, sconfitto da terribile mortale terrore, fuggirà dalle nostre sacre mura!

Salammbô
Tanit radiosa, proteggimi! La paura mi strazia l'anima! Oh, Tanit!

Popolo
Parte? Perirà per noi? La dea irata avrà pietà del suo cocente amore per la patria? L'ira della dea è irrevocabile; sacra la sua legge! L'innocente perirà? Dolore e meritata rovina a chi con mano mortale sfiorerà le vesti immortali! A lui dolore e morte! Salvala, Tanit!

Dopo l'incontro fra Salammbô e Mathô, il velo viene riportato a Cartagine dalla fanciulla, determinando un rivolgimento delle sorti delle due parti in lotta. Amilcare, infatti, rafforzato dalle truppe del traditore Narr'Havas, riesce con abili manovre a circondare e sconfiggere i mercenari entro la stretta gola dell'Ascia.
I superstiti, consunti dalla fame e dalla sete, vengono sterminati. Mathô, fatto prigioniero, è rinchiuso nell'Acropoli di Cartagine.

ATTO QUARTO

N. 5 - Scena della prigione

Sotterraneo dell'Acropoli

Mathô
Eccomi in catene, preda di ignominiosa prigionia! I ferri dello schiavo m'incatenano mani e piedi! Con gioia maligna i nemici mi hanno condannato alla morte, al disonore, alla tortura! - Tutti sono caduti! Anche il povero Spendius è caduto! Amico fedele, mi ha difeso col suo petto; lui solo era rimasto al mio fianco! Ma anche tu sei caduto, colpito dalla mano d'un traditore! I perfidi, i vili hanno trovato un animo venale in Narr'Havas! Vile traditore! Sotto il mio piede, come un verme schifoso ti rotolavi, e ho avuto pietà di te. A lungo hai serbato per me il pungiglione velenoso del tradimento, e hai cercato alleanze con i nemici. Hai barattato il puro sangue di mille coraggiosi amici - come un trafficante spietato - in cambio dell'oro dei mercanti di Cartagine. E Amilcare ti ha promesso la mano di Salammbô... Salammbô! Oh, avessi con me la mia spada! Mi sarei strappato il cuore dal petto: sarei affogato nel mio sangue! Salammbô! La tua colpa è più nera del tradimento di Narr'Havas: più cupa delle tenebre notturne. Come una mite colomba, mi sei comparsa innanzi nella mia tenda... I tuoi sussurri amorosi... il tuo sorriso... lo splendore dei tuoi occhi... il tuo ardente bacio - come sottile veleno - mi hanno colmato l'anima, hanno incatenato con forti, ferrei vincoli i miei orecchi e i miei occhi. - Sono pesanti queste catene! Le ha forgiate l'amore, ribadite il tradimento. Sono indistruttibili queste catene! Come mille fiamme mi bruciano il corpo! Il freddo della tomba stringerà il mio cuore, foriero della vicina morte! Ecco: questo aveva presagito il mio sogno! La morte, una morte ignominiosa era il suo senso segreto! Morirò solo; in pasto al boia darò il mio corpo indifeso; per la gioia dei bambini strapperanno le vene dalle mie ossa: mi strazieranno, mi uccideranno! Faranno a brani il mio cadavere! Ma come una quercia secolare, senza tema delle terribili bufere, affronterò l'attimo fatale! - Vengono a prendermi!

Sacerdoti
(lontani)
Gloria a te, onnipossente! Gloria, grande, forte Moloch! Gloria a te, nostro dio!

Aminachar
(lontano)
II tuo grande spirito sia con noi, nostro dio, nell'estremo giudizio di morte!

Sacerdoti
(lontani)
Grande Moloch! Moloch terribile! Moloch onnipossente!

Aminachar
Schiavo spregevole, traditore, ribelle, che con una massa di mercenari affamati sei insorto contro la possanza e la gloria di Cartagine, rapitore temerario del velo sacro, ribaldo, siamo venuti ad annunziarti la sentenza degli dèi che hai offeso!

Pentarchi
Ascolta! Il cuore, fonte del male, sia strappato e dato in pasto ai cani immondi! - La lingua, arma del male, sia abbandonata al becco dei sozzi corvi! - II cadavere, tre volte maledetto, sia bruciato! - La sua polvere maledetta sia sparsa ai quattro venti!

Mathô
È la fine!... Ma guata ormai la morte! Oh, sento le sue parole sommesse! I più atroci tormenti mi purificheranno prima di affrontare il nero oltretomba. - Libertà! Patria! Perdóno per sempre! La grande ora è giunta!...

Mathò viene torturato atrocemente fino alla morte, Salammbô sta per andare sposa a Narr'Havas.

N. 6 - Coro delle sacerdotesse

Sacerdotesse
Perché sì mesta? Di che ti rattristi, Salammbô? Perché il tuo capo è sì chino? Perché versi lacrime? Caccia la tristezza, l'angoscia, le cupe fantasie! Rivolgici uno sguardo carezzevole e tenero! La radiosa Tanit manderà su te la benedizione celeste e l'amore. Nelle chiare vesti nuziali, sontuose, splendide, fragranti come fiori di campo, avvolgiti come in un manto di bellezza celeste, mai prima veduta.
Regina di beltà, con la tua bellezza risplendi fra noi! Lo splendore dei tuoi occhi e il fuoco delle tue guance parlino di voluttà.
Perché sempre sì triste e muta, Salammbô? Perché il tuo capo è sì chino, Salammbô? Rispondi alla voce amica, dividi con noi la tua tristezza: sgorghino le nostre lacrime insieme alle tue e guariscano la tua mestizia!

Salammbò, alla vista degli inauditi tormenti sofferti da Mathô, muore di dolore.

(a cura di Olimpio Cescatti)





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Ultimo aggiornamento 28 luglio 2011