Ventiquattro Capricci per violino solo, op. 1


Musica: Niccolò Paganini (1782 - 1840)
  1. Capriccio n. 1: Andante (Mi maggiore)
  2. Capriccio n. 2: Moderato (Si minore)
  3. Capriccio n. 3: Sostenuto, Presto (Mi minore)
  4. Capriccio n. 4: Maestoso (Do minore)
  5. Capriccio n. 5: Agitato (La minore)
  6. Capriccio n. 6: Lento (Sol minore)
  7. Capriccio n. 7: Posato (La minore)
  8. Capriccio n. 8: Maestoso (Mi bemolle maggiore)
  9. Capriccio n. 9: Allegretto (Mi maggiore)
  10. Capriccio n. 10: Vivace (Sol minore)
  11. Capriccio n. 11: Andante, Presto (Do maggiore)
  12. Capriccio n. 12: Allegro (La bemolle maggiore)
  13. Capriccio n. 13: Allegro (Si bemolle maggiore)
  14. Capriccio n. 14: Moderato (Mi bemolle maggiore)
  15. Capriccio n. 15: Posato (Mi minore)
  16. Capriccio n. 16: Presto (Sol minore)
  17. Capriccio n. 17: Sostenuto, Andante (Mi bemolle maggiore)
  18. Capriccio n. 18: Corrente, Allegro (Do maggiore)
  19. Capriccio n. 19: Lento, Allegro assai (Mi bemolle maggiore)
  20. Capriccio n. 20: Allegretto (Re maggiore)
  21. Capriccio n. 21: Amoroso, Presto (La maggiore)
  22. Capriccio n. 22: Marcato (Fa maggiore)
  23. Capriccio n. 23: Posato (Mi bemolle maggiore)
  24. Capriccio n. 24: Tema con 11 variazioni. Quasi presto (La minore)
Organico: violino
Composizione: 1802 - 1817
Edizione: Ricordi, Milano, 1820
Dedica: «Agli Artisti»
Guida all'ascolto (nota 1)

Figura straordinaria di artista, Paganini ha riempito di sé la vita musicale dei primi decenni dell'Ottocento, conquistando ed entusiasmando il pubblico di molti paesi europei per la sua sbalorditiva tecnica violinistica. I suoi 24 Capricci per violino solo, che inizialmente furono giudicati ineseguibili e contribuirono a creare intorno al musicista genovese quell'alone di mito e di leggenda che ha sempre circondato in vita e dopo la morte questo singolare personaggio così romanticamente ricco di luci e di ombre, restano a tutt'oggi un'opera fondamentale della letteratura violinistica, una specie di summa di tecnica e di virtuosismo, un vero e proprio vademecum per tutti coloro che si dedicano allo studio del violino. Molto si è discusso e si continua a discutere sul «segreto» di Paganini e sul modo come egli abbia potuto raggiungere una tale altezza nelle acrobazie trascendentali del suo violinismo strepitoso.

In realtà nessun artista prima di lui (sembra che soltanto Pietro Antonio Locatelli possa definirsi un suo precursore) è riuscito a sviluppare e a potenziare fino all'inverosimile le possibilità espressive e tecniche del violino, dall'uso della scordatura ai bicordi e tricordi, dagli armonici doppi ai passi di terze, seste, ottave e decime, dai glissando ai pizzicati con la mano sinistra, dall'uso dei sopracuti al salto di corde. Se si aggiunge tutto questo bagaglio di risorse strumentali alla sua capacità ineguagliabile di improvvisatore e di inventore di variazioni su musiche altrui, non disgiunta da una cultura musicale eccellente (conosceva perfettamente le composizioni di Haydn, Mozart e Beethoven), si avrà un'idea del "fenomeno" Paganini e si potrà capire perchè i suoi brani violinistici influenzarono e ispirarono una nutrita schiera di musicisti romantici e moderni, a cominciare da Chopin, Liszt, Schumann e Brahms.

I ventiquattro Capricci per violino solo op. 1 furono scritti intorno al 1800 da Paganini a Genova, di ritorno da un giro concertistico compiuto in Toscana. Vennero pubblicati come op. 1 da Ricordi nel 1818 e propagandati ampiamente dai giornali, insieme ad un gruppo di Sonate per violino e chitarra op. 2 e op. 3 e ai sei Quartetti per archi e chitarra op. 4 e op. 5. I Capricci furono dedicati "agli artisti", cioè ai violinisti di classe superiore e non agli "amatori", considerati con questa qualifica del musicista dei semplici dilettanti. Ristampati più tardi da Pacini a Parigi, i Capricci richiamarono l'attenzione di musicisti di gran nome, come Schumann, che ne curò per primo la trascrizione per pianoforte, e Liszt, il quale li definì «di rara freschezza e leggerezza» simili a «tanti diamanti che l'incastonatura più ricca richiesta dal pianoforte potrebbe rafforzarli piuttosto che volatilizzarli». In particolare il ventiquattresimo Capriccio diede lo spunto per scrivere una serie di brillanti variazioni a Brahms, Rachmaninov, Lutoslawski, Boris Blacher e'altri compositori.

Il termine "capriccio" sta ad indicare, secondo una pratica derivante del Seicento, un tipo di composizione affidata prevalentemente all'estro e all'improvvisazione. Probabilmente Paganini tenne presenti i modelli violinistici precedenti, specie quelli di Locatelli, di Kreutzer e di Rode, che scrissero capricci improntati ad un fitto gioco polifonico. Ma non c'è dubbio che i Capricci di Paganini, oltre ad avere un valore didattico indiscutibile, costituiscano un esempio di alta scuola violinistica e racchiudano un messaggio musicale ed estetico di notevole importanza, collocandosi sullo stesso piano degli Studi pianistici di Chopin. In queste pagine è sparso a piene mani tutto il virtuosismo paganiniano, con il ricorso alle più straordinarie trovate o effetti, dettati da una natura demoniaca e rivolti ad allargare al massimo l'arco espressivo, sia timbrico che ritmico, del violino, così da toccare il vertice dell'arte di tale strumento nell'Ottocento europeo. Ogni Capriccio è un problema a sé e offre uno spunto per una serie di idee armoniche e contrappuntistiche caratterizzate da fosforescenti invenzioni musicali.

I Capricci, croce e delizia di ogni violinista che si rispetti, mostrano sin dal primo numero la loro particolare sigla tecnicistica, sul filo della più spericolata estrosità di suoni. Si passa quindi da un Moderato più tranquillo e contenuto ad un tempo Sostenuto, grave e riflessivo, inframezzato da un Presto, agile e guizzante come un fuoco, per continuare con un Maestoso in do minore, oscillante fra il tono solenne e il capriccioso, con un Agitato in la minore, percorso da fremito febbrile e travolgente, con un Lento in sol minore dalle modulazioni audaci e ardite. Abbastanza cantabile è il Capriccio n. 7 (Posato in la minore), non privo di impennate e scale ascendenti e discendenti con sonorità leggere e taglienti nei sopracuti; il Maestoso in mi bemolle maggiore è flessuoso e incisivo nel gioco degli accordi; l'Allegretto ha un tono elegante e brillante, quasi un'antica caccia di corte; il Vivace in sol minore si distingue per varietà e luminosità di accenti, bene incastonati da una girandola di suoni; il Capriccio n. 11 si articola in un Andante liricamente disteso, in un Presto dal respiro vivace e in una ripresa del tempo Andante; l'Allegro in la bemolle maggiore è uno studio improntato ad un fraseggio denso e compatto. Ed eccoci al Capriccio n. 13 in si bemolle maggiore, detto "La risata" con gli arpeggi legati e sbalzati nel ritmo; il n. 14 in mi bemolle maggiore utilizza i bicordi ad imitazione delle fanfare; nel Posato in mi minore si assiste ad uno scherzoso e ironico dialogo fra due immaginari e diversi personaggi; il Presto in sol minore è un pezzo di assoluta bravura, mentre il n. 17 in mi bemolle maggiore è cosparso di calibrati picchettati nel passaggio al registro acuto; il n. 18 (Corrente e Allegro in do maggiore) somiglia ad una cavatina rossiniana, in contrasto con il tempo più misurato del Lento successivo, che sfocia in un inarrestabile Allegro in mi bemolle maggiore. L'Amoroso è una romanza affettuosa e molto dolce, spezzata dal Presto in la maggiore; il Marcato in fa maggiore si distingue per gli stacchi armonici su più corde, tra svettanti suoni verticalistici; il n. 23 in mi bemolle maggiore è frastagliato di innumerevoli artifici politimbrici. La serie inestimabile dei ventiquattro Capricci si chiude con il famosissimo e cuspidale studio n. 24 in la minore, zeppo di diavolerie di trascinante ed entusiasmante fascino sulle quattro corde e tale da diventare nel tempo il simbolo più popolare della acrobatica fantasia violinistica paganiniana.

Ennio Melchiorre


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 12 aprile 1991


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Ultimo aggiornamento 25 maggio 2017