Canzone di beni perduti


Musica: Ildebrando Pizzetti (1880 - 1968)
Organico: 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 2 trombe, timpani, piatti, grancassa, tamburo, arpa, pianoforte, celesta, archi
Composizione: 1948
Edizione: Venezia, 29 luglio 1950
Prima esecuzione: Venezia, Teatro La Fenice, 4 settembre 1950
Edizione: Suvini Zerboni, Milano, 1950
Dedica: Nicoletta Braibanti
Guida all'ascolto (nota 1)

Questa composizione per orchestra di Ildebrando Pizzetti fu composta nel 1949 e reca la seguente dedica: «A Nicoletta Braibanti dal suo nonno Ildebrando». Per quanto riguarda il suo contenuto espressivo e le sue caratteristiche formali ci sembra particolarmente interessante quanto lo stesso musicista ebbe a scrivere in occasione della prima esecuzione avvenuta a Venezia nel quadro del Festival di musica contemporanea il 4 settembre 1950. Scrisse, dunque, Pizzetti in quella occasione: «Quali sarebbero i beni perduti ai quali la Canzone vuol riferirsi? Potrei rispondere che se avessi voluto precisarli avrei scritto un'opera non di sola musica ma anche di parole. Per essere sincero devo dire che neanche io, pur volendo, li potrei precisare... Certi passi della Canzone mi sono forse nati - o così mi è parso - dal ricordo di emozioni provate di fronte a cose umilissime ed apparentemente del tutto prive di importanza e di valore; per esempio dal ricordo di certe piccole campanule bianche che quando ero ragazzo vedevo fiorire sotto il sole cocente sulle aride rampe sassose dello Scalo Merci alla stazione di Reggio Emilia e che so di avere tante volte contemplato con un senso di commossa meraviglia e di affettuosa, quasi fraterna, tenerezza. Ma il «bene perduto» non sta nel non esserci più campanule bianche sotto il sole cocente: sta nel fatto che oggi non sono, non posso più essere quello che amorosamente le contemplava cinquanta e più anni fa. Qualcuno potrà avvertire che nella Canzone sono inclusi un frammento di Debora e uno di Fedra... Sono frammenti tornati da sè alla memoria ed al cuore del musicista ed una qualche ragione di essergli tornati in mente ci sarà... La Canzone non ha, insomma, nessunissimo programma... potrebbe anche essere intitolata: «Ricordi e sentimenti di un vecchio musicista che parla alla sua giovanissima nipote». Per ciò che riguarda la forma della canzone non c'è molto da dire. E' una composizione strofica di tre strofe precedute e concluse da un motivo ricorrente ma ogni volta variamente esposto».

Gianfilippo De Rossi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 21 febbraio 1968


I testi riportati in questa pagina sono tratti, prevalentemente, da programmi di sala di concerti e sono di proprietà delle Istituzioni o degli Editori riportati in calce alle note.
Ogni successiva diffusione può essere fatta solo previa autorizzazione da richiedere direttamente agli aventi diritto.


Ultimo aggiornamento 22 settembre 2016