Il Concerto per violoncello e orchestra, fu composto da Pizzetti nel 1934, mentre attendeva alla creazione di Orseolo. Di questo lavoro scrive G. M. Gatti: «Il Concerto in do per violoncello e orchestra segna un ritorno al sobrio fermo classico melodizzare delle Sonate da camera. Nel primo tempo soprattutto, riappaiono i modi tipici della Sonata per violino, nella gagliarda impostazione tematica, e nel gioco dei rapporti fra lo strumento solista e l'orchestra: tutto vi è tema, sostanza, verbo. Il violoncello tende al registro acuto, con una liberissima declamazione melodica, in cui si ravvisano i caratteristici intervalli melodici pizzettiani laddove l'orchestra impone la sua quadrata struttura, sin dall'inizio, con il tema di tutti gli archi all'unisono, non senza che s'odano già i primi accenni al contrasto, adombrato in brevi frammenti tematici, come quello tipicamente lirico e vocale dei legni.
Il secondo tempo si sviluppa in un'atmosfera di dolcezza, tutto pieno di sussurri, di echi, di suggerimenti: ombre di sogni a svaniti (come nel vaghissimo episodio in tempo di marcia, con il richiamo dei corni e il rullo dei tamburi), sino a sfociare nell'ampia melodia dal violoncello, una delle più ariose ispirazioni del compositore».
Come tutte le pagine migliori di Pizzetti, anche questo pare come il frutto di una «morale» artistica: in esso, la drammaticità del primo tempo si trasforma in una specie di tensione espressiva, vibrante - come l'attesa della risoluzione di un dramma. La quale si realizzerà e si concluderà appunto nell'Allegro energico finale.
Domenico De Paoli