Tre composizioni corali

per coro a cappella

Musica: Ildebrando Pizzetti (1880 - 1968)
  1. Cade la sera - Largo
    Testo: Gabriele D'Annunzio
    Dedica: Guido M. Gatti
  2. Ululate, quia prope est dies Domini - Largo
    Testo: da Isaia
  3. Recordare Domine - Andante largo, non lento
    Testo: da Geremia
    Dedica: Gianandrea Gavazzeni
Organico: coro misto senza accompagnamento
Composizione: 1942 - 1943
Prima esecuzione: Milano, Teatro alla Scala, 28 maggio 1946
Edizione: Suvini Zerboni, Milano, 1944
Testo (nota 1)

CADE LA SERA
Cade la sera
la luna dalla Verna
cruda, roseo nimbo
di tal ch'effonde pace
senza parola dire.
Pace hanno tutti i gioghi.
Si fa più dolce il lungo
dorso del Pratomagno,
come blandimento
d'amica man l'induca a sopor lento.
Su i pianori selvosi
ardon le carbonaie,
solenni fuochi in vista.
L'Arno luce fra i pioppi.
Stormire grande, ad ogni
soffio vince il corale
ploro de' flauti alati
che la gramigna asconde.
E non s'ode altra voce,
Dai monti l'acqua scorre a questa foce.
ULULATE
Ululate, quia prope est dies Domini: quasi vastitas a Domino veniet. Propter hoc,
omnes manus dissolventur, et omne cor
hominis contabescet et conteretur.
Ululate perchè è vicino il giorno del Signore quasi che la grandezza verrà dal Signore. Per questo tutte le mani si scioglieranno e ogni cuore di uomo si dissolverà e si distruggerà.
Vae qui dicitis malum bonum, et bonum
malum; ponentes taenebras lucem et lucem
taenebras. Vae qui condunt leges iniquas;
et scribentes injustitiam scripserunt.
Guai a voi che chiamate male il bene
e scambiate le tenebre per la luce.
Guai a coloro che fanno leggi inique
e scrivendo scrivono ingiustizia.
Ne irascaris, Domine, satis, et ne ultra memineris iniquitatis nostrae: ecce respice, populus tuus omnes nos. Non adirarti, o Signore, non ricordarti della nostra iniquità: Ecco il tuo popolo: guarda: tutti noi siamo il tuo popolo.
RECORDARE
Recprdare, Domine, quid acciderit nobis: intuere et respice opprobrium nostrum. Ricorda, o Signore, quello che ci è accaduto, guarda e osserva il nostro obbrobrio.
Haereditas nostra versa est ad alienos,
domus nostrae ad extraneos.
La nostra eredità è passata ad altri,
e le nostre case agli stranieri.
Pupilli facti sumus absque patre, matres nostrae quasi viduae. Siamo divenuti orfani, senza padre, e le nostre madri quasi vedove.
Defecit gaudium cordi nostri: versus est in luctum chorus noster. È venuta meno la gioia del nostro cuore; il nostro coro si è cangiato in lutto.
Cecidit corona capitis nostri: vae qui peccavimus. È caduta la corona da! nostro capo. Guai a noi che abbiamo peccato.
Propterea moestum factum est cor nostrum, ideo contenebrati sunt oculi nostri. Perciò il nostro cuore è divenuto triste, si sono oscurati i nostri occhi.
Tu autem Domine in aeternum permanebis, solium tuum in generationem et generationem. Tu poi, Signore, rimarrai in eterno, il tuo soglio passerà di generazione in generazione.
Quare in perpetuum oblivisceris nostri? derelinque nos in longitudine dierum? Perchè in perpetuo ti dimenticherai di noi ? e ci abbandonerai per la lunghezza di tanti giorni?
Converte nos, Domine, ad te, et corivertemur: innova dies nostros, sicut a principio.
Amen.
O Signore, rivolgici a te e saremo convertiti. Rinnova i nostri giorni come dal primo inizio.
Amen,

(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Teatro Argentina, 27 aprile 1947


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Ultimo aggiornamento 19 gennaio 2017