Oritur sol et occidit

Cantata per baritono e orchestra

Musica: Ildebrando Pizzetti (1880 - 1968)
Testo: capitolo I e XII del libro dell'Ecclesiaste
Organico: baritono, orchestra
Composizione: 1943
Guida all'ascolto (nota 1)

La Cantata «Oritur sol et occidit» data degli ultimi mesi del 1943. Scritta in un periodo particolarmente doloroso per chiunque avesse a cuore il tremendo destino di migliaia e migliaia di creature, succubi innocenti di tragiche sofferenze e di spaventose iniquità, essa dà atto di uno stato d'animo angosciato e cupo, insolito, per il musicista, in altre sue composizioni pur dettate da non dissimili sentimenti.

L'avvio ha un senso di stonata e scolorata indifferenza, quasi le parole del testo avessero a smarrirsi nella sbigottita atmosfera interiore musicale: un'assenza emotiva più adatta a render conto dell'intimo sconforto di qualsiasi vistosa implorazione. Poi, col proseguir del racconto, il nodo patetico prende vigore e articolazione. Alle parole «Antequam rumpatur funiculus argenteus» affiora una figurazione melodica di pronto assenso che si condensa in procedimenti cantabili di profonda commozióne. Poi, all'esclamazione «Fili mi... Deum tirne» subentra la rarefatta stupefazione iniziale dove sonorità immote e tenui accenni strumentali sembrano il presagio di un impietoso fatale avvenimento.

La cantata è stata dedicata dall'autore all'amico Vincenzo Tommasini.

Testo

Oritur sol et occidit, et ad Ioeuto suum revertitur:
ibique renascens
Il sole nasce e tramonta, e ritorna al suo primo posto, ed ivi tornando a nascere,
Gyrat per meridiem, et flectitur ad aquilonem: lustrans universa in circuitu pergit spiritus, et ini circulos suos revertitur. S'avanza verso il mezzodì, e poi piega verso settentrione: Va attorno lo spirito visitando ogni parte e torna a ripigliare i suoi giri.
Omnia flumina intrant in mare, et mare non redundat:
ad locum, unde exeunt flumina, revertuntur, et iterum fluunt.
Tutti i fiumi entrano nel mare, e il mare non trabocca: colà donde nacquero tornano i fiumi per ripigliar nuovo corso.
Cunctae res difficiles: non potest eas homo explicare sermone. Non saturatur oculos visu, nec auris auditu
impletur.
Tutte le cose sono difficili; l'uomo non ha parole per ispiegarle. L'occhio non è sazio giammai di vedere, né l'orecchio si empie di udire.
Quid est quod fuit? ipsum quod futurum est: quid est quod factum est? ipsum quod faciendum est. Che è quello che fu? quello chè sarà. Che è quello che avvenne? quello che accadrà....
Nihil sub sole novum.... Nulla cosa è nuova sotto il sole....
Memento Creatoris tui in diebus juventutis tuae, antequam veniat tempus afflictionis, Ricordati del tuo creatore ne' giorni di tua giovinezza, prima che arrivi il tempo di afflizione e si appressino gli anni, dei quali dirai: Anni noiosi !
Antequam tenebrescat sol et lumen et luna et stellae,
et revertntur nubes post pluviam:
Prima che oscuro divenga il sole e la luce e la luna e le stelle, e dietro alla pioggia tornino le nuvole:
Antequam rumpatur funiculus argenteus, et recurrat
vitta aurea, et conferatur hydria super fontem, et confringatur rota super cisternam,
Prima, che la funicella d'argento si rompa e la benda d'oro si corrughi, e si spezzi sulla fonte la brocca, e la ruota della cisterna si stritoli,
Et revertatur pulvis in terram unde erat, et spiritus redeat ad Deum, qui dedit illum. E torni la polvere nella sua terra, donde ebbe origine, e lo spirito ritorni a Dio di cui fu dono.
Fili mi... Deum time, et mandata.ejus observa: hoc est enim omnis homo: Figliuol mio... temi Dio, e osserva i suoi comandamenti; perocché questo è tutto l'uomo:
Et cuncta, quae fiunt, adducet Deus in judicium pro
omni errato, sive bonum, sive malum illud sit.
E ogni cosa che si faccia, la chiamerà Dio in giudizio per qualunque errore commesso, o sia ella buona, ovver sia ella cattiva.

(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Teatro Argentina, 12 novembre 1950


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Ultimo aggiornamento 26 gennaio 2017