Sinfonia concertante in mi minore per violoncello e orchestra, op. 125


Musica: Sergej Prokofiev (1891 - 1953)
  1. Andante
  2. Allegro guisto
  3. Andante con moto
Organico: violoncello solista, 2 flauti (2 anche ottavino), 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 2 trmbe, 3 tromboni, basso tuba, timpani, piatti, triangolo, grancassa, rullante, tamburo basco, celesta, archi
Composizione: 1950 - 1952
Prima esecuzione: Mosca, Sala Grande del Conservatorio "Ciajkovskij", 18 febbraio 1952
Edizione: Edizioni di Stato, Mosca, 1959
Guida all'ascolto (nota 1)

Anche Prokof'ev, come Sostakovic, Khacaturjan e tanti altri musicisti, fu accusato nei primi mesi del 1948 in una seduta del Comitato centrale del Partito comunista sovietico di perseguire un'arte "formalista e antipopolare", il che significava un tipo di musica dal linguaggio troppo liberamente aperto allo stile moderno, anche se non di avanguardia vera e propria. Attenendosi a questa direttiva più politica che strettamente artistica l'assemblea generale dei compositori, che si riunì nel febbraio del 1948, espresse tra l'altro una serie di critiche piuttosto severe nei confronti di molte partiture di Prokof'ev, a cominciare dalla Terza, dalla Quarta e dalla Quinta Sinfonia e per finire con i balletti Chout e L'enfant prodigue e l'opera L'angelo di fuoco, in cui, pur tra disuguaglianze tra una scena e l'altra e interventi corali carichi di enfasi oratoria, affiora con slancio e prepotenza la forza inventiva del compositore, specie nelle infuocate polifonie orchestrali. Prokof'ev rimase profondamente amareggiato da queste censure e fu costretto a pronunciare un avvilente mea culpa pubblico, sostenendo che l'artista in URSS avrebbe dovuto d'ora in poi «ricercare una melodia chiara e semplice, senza cadere nel volgare e nella imitazione altrui». Su questa linea espressiva si muove l'ultima produzione di Prokof'ev, alla quale appartiene anche anche la Sinfonia concertante per violoncello e orchestra op. 125 risalente al periodo 1950-'52, con dedica al violoncellista Rostropovic, che la eseguì nel '52 a Mosca per la prima volta. Tale Sinfonia concertante è un rifacimento e un ampliamento del Concerto in mi minore per violoncello e orchestra op. 58, apparso nel 1938 e accolto con riserva dal pubblico sovietico per certe ostentate ricercatezze ritmiche e un acceso cromatismo sonoro, perseguito non solo in questo caso dal compositore. La Sinfonia op. 125 infatti si presenta meglio distribuita e più equilibrata sotto il profilo formale - i tre tempi hanno una durata quasi uguale, rispetto alla brevità del primo movimento e alla lunghezza dell'ultimo tempo dell'op. 58 - con una orchestrazione più scorrevole e lineare, su cui poggia quanto mai melodico il canto del violoncello solista. Tale aspetto si può cogliere sin dall'Andante del primo tempo, caratterizzato da un tema cantabile di sapore slavo. Il violoncello si esibisce in passaggi virtuosistici, attraverso una continua tensione ritmica, che soltanto nella ripresa conclusiva torna al clima iniziale, calmo e tranquillo.

Il secondo tempo (Allegro giusto) è uno scherzo sinfonico, contrassegnato da spunti lirici, trovate ironiche e sarcastiche e schiarite gioiose. Al violoncello sono riservate uscite che richiedono una notevole bravura tecnica. Il finale (Andante con moto. Allegretto. Allegro) è in forma di variazioni e si basa su un tema sereno cantato dapprima dal violoncello e poi sviluppato in tre gruppi di variazioni da un movimento sempre più dinamico e veloce. La frase cantabile viene ripresa dagli ottoni, come un corale ornato dai disegni della celesta e dei flauti; quindi il violoncello, dopo un elegante fraseggio arpeggiato, si lancia verso una merlettata tessitura sonora nel registro sovracuto, nel segno di una musicalità schiettamente umana e cordiale, lontana da ogni atteggiamento di astratto intellettualismo.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 14 aprile 1987


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Ultimo aggiornamento 14 settembre 2012