Sinfonia n. 2 in re minore, op. 40


Musica: Sergej Prokofiev (1891 - 1953)
  1. Allegro ben articolato
  2. Tema con variazioni
Organico: ottavino, 2 flauti, 2 oboi, corno inglese, 2 clarinetti, clarinetto basso, 2 fagotti, controfagotto, 4 corni, 3 trombe, 3 tromboni, basso tuba, timpani, piatti, triangolo, castagnette, grancassa, rullante, tamburello, pianoforte, archi
Composizione: 1924
Prima esecuzione: Parigi, Théâtre de l'Opéra, 6 giugno 1925
Edizione: Édition russe de Musique, Parigi, 1925
Guida all'ascolto (nota 1)

La seconda sinfonia di Prokofiev fu eseguita per la prima volta il 6 giugno 1925. L'opera era nata in quel particolare ambiente parigino che accoglieva con entusiasmo le manifestazioni dei Sei, e le opere «oggettive» di Stravinsky; e che dopo aver accolto con entusiasmo la Suite Scita, la Sinfonia Classica ed aver acclamato il pianista Prokofiev, cominciava a rimproverargli di vivere su opere composte anni prima, e di non saper essere a la page. Tanto che alla fine il compositore irritato aveva deciso di «frapper un grand coup» (sono parole sue) e di battere Stravinsky e i Sei sul loro terreno con «un'opera di ferro e d'acciaio». E, prendendo lo schema architetturale dell'op. 111 di Beethoven, aveva creato la sua Seconda Sinfonia. Ma se l'architettura seguiva scrupolosamente quella beethoveniana, la materia musicale della nuova opera ben diversa. La Sinfonia si apre con un Allegro aggressivo e animato da uno slancio straordinario in cui temi di carattere decisamente cerebrale, d'una geometria astratta e a zig-zag si oppongono, si urtano o si fondono in un insieme d'una intensità dinamica violenta, meccanica, barbara: una «sauvagerie bien organisée» come affermò uno dei primi critici. Una «costruzione enorme, complicata e sovraccarica di suoni la cui spaventosa barbarie ed i muggiti spaventosi non sono giustificati da nessun programma descrittivo», ribadisce uno dei critici russi più recenti, amico ed ammiratore di Prokofiev. A questo Allegro segue un Tema con variazioni (il tema risaliva ad alcuni anni prima: il musicista lo aveva trovato quando dava i suoi primi concerti in Giappone): sei variazioni ognuna delle quali risponde a un clima diverso, ma tutte d'un carattere astratto e cerebralistico (la quinta evoca il ricordo dell'inizio di Petruska. Volontariamente?).

Certamente sarebbe stato interessante vedere come il compositore, in piena maturità, avrebbe rifatto la sua Sinfonia di trent'anni prima (e che si sarebbe trattato d'un rifacimento totale ce lo dice l'affermazione che la nuova versione sarebbe stata non più in due, ma in tre tempi). Così, come ci è rimasta essa resta nondimento un lavoro ben rappresentativo del periodo europeo (ma bisognerebbe forse dire: parigino) del compositore russo.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 3 aprile 1977


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Ultimo aggiornamento 1 agosto 2013