Etudes-Tableaux, op. 39

per pianoforte

Musica: Sergej Rachmaninov (1873 - 1943)
  1. Allegro agitato (do minore)
  2. Lento assai (la minore)
  3. Allegro molto (fa diesis minore)
  4. Allegro assai (si minore)
  5. Appessionato (mi bemolle minore)
  6. Allegro (la minore)
  7. Lento (do minore)
  8. Allegro moderato (re minore)
  9. Allegro moderato (re maggiore)
Organico: pianoforte
Composizione: 1916 - 1917
Prima esecuzione: San Pietroburgo, Sala Bolscioj del Conservatorio, 2 febbraio 1917
Edizione: Editions russe de musique, ottobre 1920
Guida all'ascolto (nota 1)

Rachmaninov è una delle ultime incarnazioni della figura di concertista-compositore dell'epoca tardo-romantica, secondo la grande tradizione di Liszt e di Busoni, e si può dire che il suo nome sia legato più all'esaltante e ammirata attività di interprete (pianista e direttore d'orchestra) piuttosto che a quella di autore e di creatore di musica, anche se la sua produzione è abbastanza consistente e comprende tre lavori teatrali (il più noto è la Francesca da Rimini), due oratori, tre sinfonie, diversi poemi sinfonici, un numero esteso di liriche vocali e quattro concerti per pianoforte e orchestra, dei quali il secondo e il terzo godono di ampia popolarità. Infatti Rachmaninov fu superbo virtuoso della tastiera e riversò innanzitutto nelle composizioni per pianoforte (di fogli d'album, morceaux e préludes ne scrisse parecchi) il suo mondo espressivo e il suo temperamento introverso e scontroso, incurante e quasi sprezzante verso ogni novità che fermentava nella vita musicale, nel primo trentennio del Novecento.

Egli mantenne costantemente un atteggiamento freddo e distaccato e a volte polemico nei confronti del famoso "gruppo dei cinque" e in special modo di Musorgskij; subì invece il fascino della musica di Chopin, di Liszt e soprattutto di Cajkovskij, il quale aveva preconizzato all'impareggiabile pianista, quando era ragazzo, un brillante avvenire artistico. Ma ciò non toglie che anche l'arte di Rachmaninov abbia succhiato la propria linfa dal patrimonio folclorico e popolaresco russo con una evidente propensione verso una visione della vita intrisa di sconsolata malinconia, che è un pò il filo rosso dell'anima poetica slava. Ciò spiega, o aiuta a comprendere, come mai questo artista, lontano dagli ideali della Rivoluzione russa del 1917 e diventato cittadino americano qualche anno prima di morire, goda di larga stima in URSS, dove le sue composizioni sono state pubblicate in edizioni critiche e vengono eseguite frequentemente dalle principali società concertistiche.

Un'idea del pianismo estroso, effervescente, carezzevole, brillante, trascinante, virtuosistico e melodico di questo musicista è condensata nel ciclo delle nove Études-tableaux dell'op. 39, scritte tra il 1916 e il 1917, poco prima che l'autore abbandonasse definitivamente la terra natia. Rachmaninov si muove lungo la direttrice dell'arte pianistica romantica non dimenticando, oltre alla lezione di Chopin e di Liszt anche quella di Anton Rubinstein, al cui modello di concertismo funambolesco e dalle molteplici sfaccettature timbriche egli si avvicinò con sorprendenti e impareggiabili risultati tecnici, tanto esaltati dalla critica americana dell'epoca. Le Études del creatore delle notissime Danze sinfoniche formano un corpus unico per la chiarezza e la scorrevolezza del linguaggio armonico e il carezzevole gusto della melodia, sorretti da una vivissima sensibilità per gli effetti sonori di luce e ombra che sono propri delia tecnica pianistica.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 25 marzo 1988


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Ultimo aggiornamento 25 febbraio 2015