Francesca da Rimini, op. 25
Opera in un prologo, 2 scene ed un epilogo
Musica: Sergej Rachmaninov (1873 - 1943)
Libretto: Modest Cajkovskij (da Dante)
Ruoli:
- il fantasma di Virgilio (baritono)
- Dante (tenore)
- Lanceotto Malatesta (baritono)
- Francesca (soprano)
- Paolo (tenore)
- il cardinale (parlato)
- spettri dell'Inferno, uomini dei Malatesta
e del cardinale
Organico: 3 flauti (3 anche ottavini), 2 oboi, corno inglese, 2 clarinetti,
clarinetto basso, 2 fagotti, 4 corni, 3 trombe, 3 tromboni, basso tuba,
timpani, piatti, grancassa, tam-tam, arpa, archi
Composizione: luglio 1900 (duetto Paolo e Francesca) - agosto 1905
Prima rappresentazione: Mosca, Teatro Bol'soj, 24 Gennaio 1906
Edizione: Gutheil, 1905
Come Ambroise Thomas nel 1882 e Riccardo Zandonai nel
1914, anche Rachmaninov subì il fascino della storia dei due
infelici amanti, raccontata da Dante nel canto V dell'Inferno .
Il prologo si svolge all'Inferno: le ombre di
Virgilio e Dante incontrano i dannati del secondo girone. Nel lungo
monologo del primo atto, Lanceotto comincia a manifestare la sua
gelosia e a supplicare amore da Francesca, che invece lo tratta con
estrema freddezza. Francesca ha sposato Lanceotto, lo sciancato, ma
poiché la richiesta di nozze era stata fatta dal fratello di
Lanceotto, Paolo il Bello, la fanciulla aveva creduto di andare in
sposa a questi. I due si amano, e quando Lanceotto parte, Paolo
incontra Francesca nella sua stanza; Lanceotto, rientrato
improvvisamente, li sorprende e li uccide. Nell'epilogo,
anch'esso ambientato all'Inferno, i dannati gemono
per la loro condanna eterna.
Il prologo infernale risente dell'influenza
della fantasia sinfonica Francesca da Rimini (1877) di Cajkovskij, il
fratello del librettista. Il grande duetto d'amore tra Paolo
e Francesca del secondo atto, composto durante un soggiorno in Italia,
disegna un clima fortemente passionale, con qualche accenno di
declamato in tipico stile verista. Il ruolo di Lanceotto era stato
pensato dal compositore per Fëdor Šaljapin, che
già aveva interpretato Aleko nell'opera omonima.
La scena di gelosia di Lanceotto, infatti, richiama proprio la cavatina
di Aleko, un 'cavallo di battaglia' di
Šaljapin. Un'atmosfera cupa domina invece
nell'epilogo, dove un lugubre coro a bocca chiusa raffigura
le sofferenze delle anime dei dannati.
Susanna Franchi
Sinossi
Luogo
dell'azione: a Rimini, nel castello Malatesta
sul finire del 13° secolo
Prologo:
Il fantasma di Virgilio conduce il poeta Dante fuori dal primo girone
dell'inferno e lo fa scendere nel secondo, da dove provengono
le parole del coro delle anime dannate. Virgilio racconta a Dante che
si tratta della zona in cui sono puniti i peccatori alla lussuria,
travolti da un'eterna tromba d'aria. Dante chiede a due
anime, Francesca e Paolo, di raccontare la loro storia.
Atto 1:
Nel cortile del castello, Lanceotto Malatesta sta per andare in
guerra, ma dichiara che non trova più piacere nella guerra.
Lanceotto è deforme e sa che la moglie, Francesca, non lo
ama. Era stata condotta a sposare Lanceotto mentre pensava che lei
avrebbe sposato Paolo Malatesta, bel fratello minore di Lanceotto.
Lanceotto è sospettoso di Francesca e invidioso di Paolo ed
ha
intenzione di preparare una trappola per la sorprendere il loro
adulterio. Francesca entra, confermando la sua obbedienza a Lanceotto,
ma dicendogli che non può amarlo. Gli chiede quando
tornerà, e Lanceotto risponde che non tornerà
fino al termine della battaglia. Quando Francesca esce, Lanceotto ride.
Atto 2:
Paolo e Francesca sono insieme, soli, in una stanza nel
castello. Paolo racconta la storia di sir Lancillotto e della regina
Ginevra, che è simile ai loro sentimenti. Mentre in questo
modo, Paolo dichiara il suo amore per Francesca lei inizialmente
resiste cercando di rimanere fedele a Lanceotto. Tuttavia, la sua
resistenza spinge Paolo a continuare con le sue espressioni d'amore e
di desiderio per lei. Cantano del loro amore segreto e si abbracciano.
Lanceotto che è tornato vede gli amanti insieme e trafigge,
fatalmente, Paolo e Francesca.
Epilogo:
Paolo e Francesca rientrano in un vortice nel secondo cerchio.
Dante è vinto dalla pietà e dal terrore, e lui e
Virgilio restano con il pensiero: «Non non c'è
nessuna tristezza maggiore al mondo che ricordare un momento di gioia
in un momento di dolore».
(1)
"Dizionario dell'Opera 2008", a cura di Piero Gelli, edito da Baldini Castoldi
Dalai editore, Firenze
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Ultimo aggiornamento 25 febbraio 2015