Sinfonia n. 1 in re minore, op. 13


Musica: Sergej Rachmaninov (1873 - 1943)
  1. Grave - Allegro ma non troppo
  2. Allegro animato
  3. Larghetto
  4. Allegro con fuoco
Organico: ottavino, 3 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 3 trombe, 3 tromboni, basso tuba, timpani, tamburo, tamburello, piatti, grancassa, tam-tam, archi
Composizione: gennaio - settembre 1895
Prima esecuzione: Mosca, Sala grande del Conservatorio, 27 marzo 1897
Edizione: Muzgiz, 1950
Dedica: A. Lodizenskaja

Successivamente Rachmaninov ne ha fatto una riduzione per pianoforte a quattro mani
Guida all'ascolto (nota 1)

La Sinfonia n. 1 fu il biglietto d'ingresso nel mondo ufficiale della composizione; il ventiduenne Rachmaninoff aveva steso la partitura tra il gennaio e il settembre del 1895, in parte a Mosca e in parte nella residenza estiva della sua famiglia a Ivanovka; la prima esecuzione, avvenuta a Pietroburgo alla fine del 1897 diretta da Glazunov, fu però un fiasco colossale. I fischi che sommersero la Sinfonia furono tali che Rachmaninoff abbandonò la sala prima della fine del concerto e la critica, il giorno dopo, non fu più tenera del pubblico giudicando l'opera in modo pesantemente negativo. Lo shock fu tale da indurre Rachmaninoff ad abbandonare, per ben due anni, l'attività di compositore e da causargli una forte crisi depressiva. Certo era ancora un autore giovane ma quella stroncatura ci appare oggi veramente eccessiva come se nascondesse qualcosa di premeditato. Si disse che l'esecuzione era di scarso livello e che il direttore non fosse propriamente 'sobrio' ma probabilmente pubblico e critica non furono in grado di apprezzare le mille novità che l'opera presentava. Molti anni dopo, nel 1917, in una lettera ad un collega, Rachmaninoff scriveva: "Dopo quella Sinfonia non composi più nulla per quasi tre anni. Ero come uno che avesse subito un colpo e che per lungo tempo avesse perduto l'uso della testa e delle mani. Non voglio mostrare la Sinfonia a nessuno e me ne assicurerò anche al momento di scrivere le mie ultime volontà". In effetti la Sinfonia ebbe un destino tragico: il compositore non la ascolterà mai più durante la sua vita e il manoscritto andrà perduto a Mosca, forse durante la Rivoluzione.

Divisa nei canonici quattro movimenti (Grave-Allegro ma non troppo, Allegro animato, Larghetto e Allegro con fuoco) e dotata di una robusta orchestra, la Sinfonia n. 1 in re minore op. 13 non sembra proprio una composizione giovanile, incerta e priva di un carattere deciso. Anzi: la forte coesione dell'intera partitura, il sapiente uso della tavolozza orchestrale, l'impiego di temi ricorrenti in tutta l'opera ci presenta un compositore perfettamente padrone dei propri mezzi, assolutamente a suo agio nell'utilizzare una forma ampia e complessa come la sinfonia.

Scritta in re minore (la tonalità 'drammatica' per eccellenza: quella del Requiem di Mozart) la Sinfonia si apre con il Grave che dopo un solenne accordo presenta il tema principale di sei note; questo incipit, modificato in tanti modi, ritornerà in continuazione non solo nel primo movimento ma per tutta la Sinfonia. La scrittura orchestrale affida spesso agli archi la funzione di accompagnamento mentre i fiati, oboi e clarinetti su tutti, hanno il compito di fissare nella mente le melodie che ci accompagneranno lungo tutto il corso della composizione. Quelle che ascoltiamo sono vere e proprie 'ondate' di suono che dagli abissi dei contrabbassi salgono alle vette dei flauti; qua e là certe melodie esotiche (inconfondibili perché basate su scale diverse dalla nostra) ci ricordano che siamo nelle stesse atmosfere create da altri grandi dell'Est come Rimskij-Korsakov (Shéhérazade, 1888), Dvorak (Sinfonia "dal nuovo mondo", 1893) o Smetana (Má vlast, 1874).

Il secondo movimento in fa maggiore (Allegro animato) cambia decisamente registro ritmico innestando la marcia ternaria che ricorda una danza animata, fiocchi di neve portati in giro dal vento, a volte regolare, a volte turbinoso. È proprio qui, come dicevamo all'inzio, che basta il semplice tintinnio del triangolo a farci pensare ad una slitta che corre in mezzo alla neve; tanta naturalezza inventiva è però frutto di un attento lavoro compiuto sia sul ritmo (in 3/4 ma in continua mutazione grazie ad accenti spostati e battute asimmetriche) sia sull'armonia estremamente mutevole e certamente suggestiva.

Nel terzo movimento (Larghetto) Rachmaninoff concentra tutta la carica espressiva e da sfogo al suo sovrabbondante senso melodico affidando a clarinetto ed oboe, gli strumenti più 'umani' tra i legni, il ruolo di protagonisti. Anche i corni, portavoci della natura in tutta la musica romantica, segnano la partitura con il loro inconfondibile timbro a metà tra l'austero e il nostalgico. In un rincorrersi di crescendi e diminuendi, di ritardando e a tempo, questo movimento sembra proprio un organismo vivente che respira in mezzo alla natura, quella natura intatta e ancestrale che sicuramente circondava la residenza estiva del compositore.

Il quarto movimento è forse il più complesso di tutta la Sinfonia, sia per le dimensioni, sia per l'infittirsi delle percussioni che giocano un ruolo essenziale, o per quei ritmi sincopati che sembrano voler accelerare le pulsazioni già piuttosto sostenute di questo Allegro con fuoco. Aleggia su tutto il movimento un sapore orientaleggiante, zigano, che si spiega forse con la dedica ad "A.L." ovvero Anna Aleksandrovna Lodizhenskaia, una donna di estrazione zingara il cui marito era stato il dedicatario del Capriccio sui temi zigani dello stesso Rachmaninoff. Tale motivazione spiegherebbe, almeno in parte, la focosa turbolenza della Sinfonia e non può essere una semplice coincidenza il fatto che le inflessioni melodiche di stampo orientale che caratterizzano il materiale tematico secondario in tutti i movimenti vada a scontrarsi con altri motivi derivati dagli antichi canti della chiesa ortodossa russa.

Dopo l'insuccesso di questa gigantesca partitura passarono ben dieci anni prima che Rachmaninoff ritornasse al genere sinfonico; rinfrancato dal successo ottenuto con il Secondo Concerto per pianoforte e orchestra (1901) e diventato un affermato direttore, l'autore ritrovò finalmente la fiducia e la serenità per scrivere la Seconda Sinfonia eseguita a Pietroburgo l'8 febbraio del 1908. Rachmaninoff era ormai un compositore riconosciuto e la definitiva consacrazione sarebbe avvenuta dieci mesi dopo, con l'attribuzione del prestigioso premio Glinka.

Frabrizio Scipioni


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Auditorium Parco della Musica, 4 Dicembre 2010


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Ultimo aggiornamento 25 febbraio 2015