Miroirs, pour piano


Musica: Maurice Ravel (1875 - 1937)
  1. Noctuelles - Très léger (re bemolle maggiore)
    Dedica: Leon-Paul Fargue
  2. Oiseaux tristes - Très lent (mi bemolle minore)
    Dedica: Ricardo Viñes
  3. Une barque sur l'océan - D'un rythme souple (fa diesis minore)
    Dedica: Paul Sordes
  4. Alborada del gracioso - Assez vif (re minore)
    Dedica: M. D. Calvocoressi
  5. La vallée des cloches - Très lent (do diesis minore)
    Dedica: Maurice Delage
Organico: pianoforte
Composizione: Parigi, 1904 - fine 1905
Prima esecuzione: Parigi, Société Nationale de Musique, 6 Gennaio 1906
Edizione: E. Demets, 1906

Ravel ha successivamente orchestrato il n. 3 (vedi 1906, n. 57) ed il n. 4 (vedi 1918, n. 104)
Guida all'ascolto (nota 1)

Intorno al 1902, Maurice Ravel, allora ventisettenne, entrò a far parte del gruppo di artisti - pittori, scrittori, musicisti - che ogni settimana, al sabato sera, si riuniva nello studio parigino di Paul Sordes, un pittore appassionato di musica. Del gruppo facevano parte Leon-Paul Fargue, Ricardo Vines, Michael Dimitri Calvocoressi, Léon Leclère (più noto con lo pseudonimo di Tristan Klingsor), Maurice Delage, la cui casa divenne in seguito la sede delle riunioni. «Ravel - ha scritto Fargue - aveva i nostri stessi gusti, la nostra stessa follia per l'arte cinese, per Mallarmé e Verlaine, Rimbaud e Corbière, Cézanne e Van Gogh, Rameau e Chopin, Whistler e Valéry, i Russi e Debussy»; entusiasti della musica di Debussy, non perdevano una rappresentazione del Pelléas. Ad ogni riunione del gruppo ognuno presentava agli altri il frutto del proprio lavoro settimanale: «una sera - ricorda ancora Fargue - in un silenzio da cospirazione Maurice Ravel ci fece ascoltare la prima esecuzione della sua Pavane e di Jeux d'eau».

Un'altra sera, mentre i giovani artisti tornavano dall'ennesima rappresentazione del Pelléas cantando e discutendo animatamente fra loro, un giornalaio li apostrofò con l'epiteto di «Apaches» che li conquistò immediatamente e da quel momento divenne il nome del loro gruppo; decisero anche di adottare il primo tema della Seconda Sinfonia di Borodin come urlo di richiamo e di creare un personaggio immaginario - l'autorevole Gomez de Riquet - con il quale ciascuno di loro poteva inventare di avere un appuntamento urgentissimo ogni volta che voleva evitare di incontrare qualcuno.

E' in questo ambiente di artisti un po' folli che presero forma diversi lavori pianistici di Ravel, come la Pavane, Jeux d'eau, la Sonatine e Miroirs; anzi, ciascuno dei cinque brani di Miroirs - composti tra il 1904 e il 1905 ed eseguiti per la prima volta in pubblico da Ricardo Vines alla Salle Erard il 6 gennaio del 1906 - è addirittura dedicato a uno degli amici del gruppo degli Apaches: Noctuelles a Leon-Paul Fargue, Oiseaux tristes a Ricardo Vines, Une barque sur l'océan a Paul Sordes, Alborada del Gracioso a Michael Calvocoressi, La Vallèe des cloches a Maurice Delage.

In quel periodo Ravel si stava sforzando di modificare il proprio linguaggio musicale, stanco di essere considerato «l'uomo di Jeux d'eau»; in questi cinque brani si ripresenta la raffinatezza di scrittura - «l'atticismo», come lo chiama Cortot - già evidenziata nella Sonatine, ma in questo processo di maturazione stilistica Miroirs, con le sue armonie più audaci e il suo tematismo assai più frammentato, occupa, per ammissione dell'autore, un posto fondamentale: «Miroirs è una raccolta di pezzi per pianoforte che segna un cambiamento considerevole nella mia evoluzione armonica, al punto da disorientare perfino i musicisti che fino ad allora erano più abituati al mio stile».

Anche se personaggi molto vicini a Ravel e alla sua opera come Marguerite Long, Vlado Perlemuter e Alfred Cortot hanno concepito questi brani come «intensamente descrittivi e pittorici», «pittura diretta che si allontana sempre più dal simbolismo di Debussy» ed esempi «di un'arte descrittiva», sembra oggi molto più appropriato accostarsi a loro attribuendo ai loro titoli una funzione evocativa, come ha fatto Enzo Restagno: «se si eccettua Une barque sur l'océan tutta presa, nei grandi arpeggi della mano sinistra, da una sorta di impeto descrittivo, tutti gli altri brani esibiscono un carattere misterioso che proietta ombre metafisiche».

E in effetti un inquietante senso di mistero attraversa molte pagine di Miroirs, riportando alla nostra coscienza molto più che la descrizione delle farfalle notturne di Noctuelles, degli uccelli desolati di Oiseaux tristes, degli scenari marini di Une barque sur l'océan, delle atmosfere della notte spagnola dell'Alborada del Gracioso, delle campane della Vallèe des cloches.

Carlo Cavalletti


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 28 gennaio 1993


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Ultimo aggiornamento 29 giugno 2014