Pavane pour une infante défunte

Versione per pianoforte

Musica: Maurice Ravel (1875 - 1937)
Organico: pianoforte
Composizione: Parigi, inizio 1899
Prima esecuzione: Parigi, Salle Pleyel, 5 aprile 1902
Edizione: E. Demets, 1900
Dedica: Madame la Princesse E. de Polignac

Vedi al 1910 n. 80 la versione per orchestra
Guida all'ascolto (nota 1)

La Pavane pour une Infante défunte, pubblicata nel 1899, ha avuto una sorte discretamente bizzarra: divenuta in breve quasi popolare, è stata poi trascritta dall'autore per orchestra, e infine quasi rifiutata. Più tardi, nel febbraio 1912, così ne scriveva l'autore nel «Bulletin de la S.I.M.»: 'Non provo più alcun imbarazzo a parlarne, è abbastanza vecchia perché la distanza la faccia abbandonare dal compositore al critico. Ma, ahimé ne scorgo bene i difetti: l'influenza di Chabrier, troppo flagrante, e la forma assai povera. L'interpretazione notevole di quest'opera incompleta e senza audacia ha contribuito molto, penso, al suo successo'.

I termini critici sono seccamente precisi, anche se l'autore non confessa che la effusa cantabilità del lavoretto, dopo Gaspard e le Valses, risultava aliena al suo gusto, e al suo orecchio.

In realtà Chabrier, lo Chabrier dell'Idylle per pianoforte, è soltanto un punto di partenza. La ricchezza formale non era l'obbiettivo da perseguire in un brano del genere: uno schema di danza, con due riprese del refrain. Lo studioso di Ravel deve piuttosto puntare lo sguardo sul primo couplet (Très lointain) che dipana il suo sottile giro melodico su un elegante pedale, o sulle serie di none e tredicesime che lo chiudono; e, più avanti, nel secondo, notare la forza discretamente aggressiva delle dissonanze. La scrittura pianistica, che presenta qua e là taluni esiti rari, concede altrove a una certa convenzionalità: così gli arpeggi dell'ultima sezione, che già aspettano l'arpa cui essere definitivamente consegnati. Molta curiosità destò a suo tempo il titolo. Si ricordò la Maison de l'Infante a Saint-Jean-de-Luz, luogo raveliano per eccellenza, le danze rituali di Siviglia, passate anche nel culto cattolico, e altre cose anche più lontane. L'autore se la sbrigò con una battuta elusiva: 'Cercate nel Larousse, voce allitération'.

Lo schermo si riduce qui ad una celia linguistica: come se il patetico brano servisse soltanto ad illustrare lo scontro, per vero curioso, di una nasale su a, seguita da altra su u.

Mario Bortolotto


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Sala Accadremica di via dei Greci, 15 aprile 1975


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Ultimo aggiornamento 20 novembre 2014