Trois poèmes de Stéphane Mallarmé

Versione per voce e orchestra

Musica: Maurice Ravel (1875 - 1937)
Testo: Stéphane Mallarmé
  1. Soupir: Mon âme vers ton front où rêve - Lent (sol maggiore)
    Composizione: Clarens, 2 aprile 1913
    Dedica: Igor Stravinsky
  2. Placet futile: Princesse! à jalouser le destin - Très modéré (fa maggiore)
    Composizione: Parigi, maggio 1913
    Dedica: Florent Schmitt
  3. Surgi de la croupe et du bond: Surgi de la croupe et du bond - Lent (do maggiore)
    Composizione: St. Jean de Luz, 27 agosto 1913
    Dedica: Erik Satie
Organico: ottavino, flauto, clarinetto, clarinetto basso, pianoforte, quartetto d'archi
Composizione: 1913
Prima esecuzione: Parigi, Salle Gaveau, 14 gennaio 1914
Edizione: Durand, 1914

Vedi al 1913 n. 93 la versione per voce e pianoforte
Guida all'ascolto (nota 1)

È lo stesso Ravel a spiegare il motivo della composizione, avvenuta nel 1913, dei Trois poèmes de Stéphane Mallarmé per canto, pianoforte, quartetto d'archi, due flauti, due clarinetti. «Ho voluto trascrivere in musica le poesie di Mallarmé - scrisse Ravel - e particolarmente quel suo speciale preziosismo, tanto ricco di significati profondi. Per me Surgi de la croupe et du bond è il più estroso, il più ermetico fra i sonetti del poeta. Per quest'opera mi sono servito, press'a poco, del medesimo organico strumentale che fu usato da Schoenberg nel Pierrot lunaire». In effetti il musicista riesce ad evocare quel senso di raffinata e aristocratica magìa che si sprigiona dalla delicatissima tessitura verbale costruita da Mallarmé. La musica avvolge con arpeggi fluidi e armoniosi la prima poesia (Soupir), secondo una tecnica di gusto impressionistico, mentre i versi di Placet futile sono rivestiti da un gioco strumentale più articolato nelle varie assonanze timbriche di lucenti schegge sonore. Nella terza poesia (Surgi de la croupe e du bond) l'invenzione musicale raveliana sembra avere la purezza del cristallo controluce, nel rigoroso controllo di ogni fioritura vocale e melodica.

Ennio Melchiorre

Testo

SOUPIR

Mon âme vers ton front où rêve, ô calme soeur,
un automne jonché de taches de rousseur,
et vers le ciel errant de ton oeil angélique
monte, comme dans un jardin mélancolique, fidèle,
une blanc jet d'eau soupire vers l'Azur!
Vers l'Azur attendri d'octobre pâle et pur
qui mire aux grands bassins sa langueur infinie
et laisse, sur l'eau morte où la fauve agonie
des feuilles erre au vent et creuse un froid sillon,
se tramer le soleil jaune d'un long rayon.
SOSPIRO

La mia anima verso la tua fronte ove sogna, o calma sorella,
un autunno cosparso di macchie di rossore,
e verso il cielo errante del tuo occhio angelico
sale, come in un giardino melanconico,
un bianco getto d'acqua fedele sospira verso l'Azzurro!
Verso l'azzurro tenue d'ottobre pallido e puro
che mira nelle grandi vasche il suo languore infinito
e lascia che sull'acqua morta ove la fulva agonia
delle foglie erra al vento e scava un freddo solco,
si trascini il sole giallo con un lungo raggio.
PLACET FUTILE

Princesse! à jalouser le destin d'une Hébé
qui poind sur cette tasse au baiser de vos lèvres,
j'use mes feux mai n'ai rang discret que d'abbé
et ne figurerai même nu sur le Sèvres.

Comme je ne suis pas ton bichon embarbé,
ni la pastille, ni du rouge, ni jeux mièvres
et que sur moi je sais ton regard clos tombé,
blonde dont les coiffeurs divins sont des orfèvres!

Nommez-nous - toi de qui tant de ris framboises
se joignent en troupeaux d'agneaux apprivoisés
chez tous broutant les voeux et bêlant aux délires,

Nommez-nous - pour qu'Amour ailé d'un éventail
m'y peigne flûte aux doigts endormant ce bercail,
Princesse, nommez-nous berger de vos sourires.
PETIZIONE FUTILE

Principessa! a invidiare il destino di un'Ebe
che spunta su quella tazza al bacio delle vostre labbra,
consumo i miei fuochi ma ho soltanto il grado discreto d'abate
e non figurerò nemmeno nudo sul Sèvres.

Poiché non sono il tuo cagnolino barbuto
né la pasticca, né un belletto, né giochi affettati
e so su di me caduto il tuo sguardo chiuso
o bionda i cui parrucchieri divini sono degli orafi!

Nominateci - tu da cui tanti sorrisi al profumo di lampone
si riuniscono in greggi di agnelli addomesticati
presso tutti brucando voti e belando ai deliri,

nominateci - perché Amore alato con un ventaglio
mi ci dipinga con il flauto tra le dita addormentando quell'ovile,
nominateci, Principessa, pastore dei vostri sorrisi.
SURGI DE LA CROUPE ET DU BOND

Surgi de la croupe et du bond
d'une verrerie éphémère
sans fleurir la veillée amère
le col ignoré s'interrompt.

Je crois bien que deux bouches n'ont bu,
ni son amant ni ma mère,
jamais a la méme chimère
moi sylphe de ce froid plafond!

Le pur vase d'aucun breuvage
que l'inexhaustible veuvage
agonise mais ne consent,
naìf baiser des plus funèbres!
A rien expirer annongant
une rose dans les ténèbres.
SORTO DALLA CURVA E DAL BALZO

Sorto dalla curva e dal balzo
di una vetrata effìmera
senza adornare la veglia amara
il collo ignorato s'interrompe.

Io credo proprio che due bocche non abbian mai bevuto
né il suo amante né mia madre
alla stessa chimera
io, silfo di questo freddo soffitto!

Il vaso puro di ogni bevanda
se non di inesauribile vedovanza
agonizza ma non consente
ingenuo bacio dei più funebri!
A nulla esalare annunciando
una rosa nelle tenebre.

(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 4 dicembre 1987


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Ultimo aggiornamento 9 settembre 2012