Si sa che l'idea della Valse, poema coreografico, risaliva a prima della guerra, al 1906. Ma non si sa, naturalmente, come sarebbe stata La valse se fosse stata creata nel 1906. Certamente diversa da quella che conosciamo, composta tra il dicembre del 1919 e l'aprile del 1920. La valse nasce da una "ordinazione" di Diaghilev e su un libretto di Ravel. La versione per due pianoforti è però la prima ad essere eseguita, a Vienna il 23 ottobre 1920, da Ravel e Alfredo Casella. Segue, il 12 dicembre, la prima esecuzione della versione per orchestra, a Parigi sotto la direzione di Camille Chevillard. Una audizione privata con Diaghilev, a cui assiste Stravinsky, che non dice una parola, va malissimo, e la versione danzata vede la luce solo il 23 maggio 1929 a Parigi, con la coreografia di Bronislava Nijinska. Come balletto, La valse non ebbe mai fortuna; molta fortuna arrise alla versione per orchestra, frequenti furono le esecuzioni della versione per due pianoforti e, nell'ultimo decennio, anche della versione per pianoforte solo. Le versioni per pianoforte solo e per due pianoforti vennero pubblicate nel 1920, la versione per orchestra nel 1921; La valse è dedicata a Misia Sert.
Nello Schizzo autobiografico del 1928 Ravel così parlò della Valse: «Ho concepito questo lavoro come una specie di apoteosi del valzer viennese [idea del 1906], a cui si mischia, nel mio spirito, l'impressione di un turbinio fantastico e fatale [idea del 1919]. Io colloco questo valzer nel quadro di un palazzo imperiale, all'incirca del 1855». Francois-Joēl Thiollier, in una conversazione radiofonica dell'8 aprile 1984, mostrò per primo i rapporti del materiale tematico della Valse con certi valzer di Schubert e di Johann Strauss figlio, nonché con la Fète polonaise di Chabrier. Dalla "verità" storica delle idee tematiche Ravel trae «l'impressione di un turbinio fantastico e fatale», che è il tratto assolutamente distintivo dell'opera. La rievocazione si trasforma in compianto, in dolore per la perdita di una civiltà, e La valse chiude quindi, più ancora del Tombeau de Couperin, il periodo della guerra da cui Ravel era uscito con il dubbio di non essere più in grado di creare nulla.
Piero Rattalino