Sei pezzi per violino e pianoforte, P 031


Musica: Ottorino Respighi (1879 - 1936)
  1. Berçeuse - Andantino (re minore)
  2. Melodia - Andantino mosso, Agitato, Largamente, Largo, Tempo I (mi maggiore)
  3. Leggenda - Lento, Più mosso, Agitato, Largamente, Tempo I (sol minore)
  4. Valse caressante - Tempo lento di valzer (re maggiore)
  5. Serenata - Andante calmo (mi maggiore)
  6. Aria - Lento, Più mosso (sol minore)
Organico: violino, pianoforte
Composizione: 1901 (il n. 2 Pietroburgo, novembre 1902)
Prima esecuzione: n. 6 Monghidoro, Chiesa della Madonna dei Boschi, agosto 1901
Edizione: Bologna, Bongiovanni, 1905

Il n. 1 ha la versione per strumenti ad arco, vedi 1902, P 038; il n. 2 ed il n. 4 hanno una versione per flauto ed archi, vedi P 042, 1902; il n. 3 ha la versione per violino e orchestra, vedi P 036, 1902; il n. 6 ha una versione per strumenti ad arco ed organo, vedi P 032, 1901 e P058, 1905
Guida all'ascolto (nota 1)

I Sei pezzi per violino e pianoforte P031 proiettano Respighi in una dimensione cameristica entro la quale, specie in anni giovanili, egli si mosse spesso e volentieri, dando spazio importante alla produzione per violino. In questo caso, però, il semplice discorso di rivalutazione e/o riscrittura del passato non appare sufficiente a esaurite l'impeto creativo e la novità profusi dall'autore bolognese. Il quale si muove, specie a inizio carriera, in un'Italia musicale assillata soprattutto dall'ansia di seppellire il verismo, troppo poco radicato per non essere condannato a un rapido esaurirsi. Scrive Casella - che alla produzione di Respighi guardò con cura non casuale - nel 1941: «Per reagire contro il verismo l'unica via possibile era quella di appoggiarsi sulle avanguardie europee nate dall'impressionismo. E in questo, Respighi fu con noi tutti. Ma gli mancò, a un dato momento, il coraggio di andare avanti su quella via, che doveva portare, e infatti portò, a una totale reazione contro l'impressionismo... Vi erano in lui due nature: una sensibilità sinceramente orientata verso il modernismo... e una seconda natura che lo portò ad adagiarsi comodamente sulle posizioni del successo, impedendogli di superare l'impressionismo franco-russo dal quale era partito e che rimase sempre, assieme con un certo carattere romantico alquanto intedescato ereditato dal suo maestro Martucci, la base della sua arte». Disamina acuta, come si vede, che giustifica pure l'amore di Respighi nei confronti di quel poema sinfonico "intedescato", appunto, di ascendenza straussiana, cui accederà in varie occasioni, cedendo a una tendenza, per altro dichiarata, al descrittivismo.

Ma non è questo che ci interessa, nel caso specifico, quanto, piuttosto, quel passaggio in cui Casella sottolinea il peso, nella vicenda respighiana, del modello impressionista franco-russo (in questa prima fase, più franco che russo... Rimskij arriverà poi), motore e freno dell'impulso creativo. I Sei pezzi per violino e pianoforte P031, infatti, vanno ricondotti nei margini di una visione europea cui Respighi si adegua, specie agli esordi del Ventesimo secolo, quasi a cercare - nel caleidoscopio di suggestioni ricavate da viaggi, studi e ascolti - i segni di un idioma originale. Proprio per questo, i sei tasselli in questione, ai quali l'autore riserva attenzione particolare in termini violinistici, sembrano tratteggiare nostalgicamente le vestigia di una mitteleuropa musicale incarnata da Schumann e specialmente da Brahms, meglio ancora se filtrato attraverso il magistero di Martucci; oppure guardare a un certo universo francese, imperversante all'epoca presso autori emergenti, curiosi e borghesi, fissato in atmosfere che definiremmo addirittura proustiane, come quelle del Valse Caressante o della Serenata. Che sia Hausmusik o musique de chambre, parliamo di musica niente affatto superficiale, al di là della patina gradevolmente salottiera e dell'impatto melodico accattivante.

Stefano Valanzuolo


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 298 della rivista Amadeus


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Ultimo aggiornamento 10 gennaio 2015