Il titolo del Chant saphique op. 91, composto nel 1892, è da ricondurre all'ammirazione di Saint-Saëns per la poesia dell'antichità classica. Si tratta di un pezzo in forma ternaria e di gusto salottiero, senza particolari pretese estetiche, che vede protagonista pressoché assoluto il violoncello e in cui un certo cromatismo decorativo conferisce alla melodia un colore vagamente esotico. D'altro canto, così come avviene in altri lavori cameristici (per esempio la Sonata per violino e pianoforte n. 2 op. 102 del 1896), il compositore s'ispira qui alla metrica antica per la costruzione ritmica delle sue melodie. Nella prima parte, dove il violoncello effonde il suo canto in cinque strofe, anche con qualche incursione nel registro acuto e il ricorso alle doppie corde, le frasi della melodia tematica sono modellate sul pentametro, il verso preferito dall'elegia (dove ogni battuta corrisponde a un emistichio). Alla parte centrale contrastante, dall'incedere scandito in piede dattilico (lunga - breve - breve), fa seguito una ripresa abbreviata e variata della prima parte: le strofe sono ridotte da cinque a tre e inizialmente il violoncello cede al pianoforte la condotta tematica riservandosi un florido accompagnamento. La coda serve per concludere sfumando.
Cesare Fertonani