Sonata n. 2 in fa maggiore per violoncello e pianoforte, op. 123


Musica: Camille Saint-Saëns (1835 - 1921)
  1. Maestoso, largamente
  2. Scherzo con otto variazioni: Allegro animato
    1. Variazione 1: Poco meno allegro
    2. Variazione 2
    3. Variazione 3: Tranquille, sans lenteur
    4. Variazione 4: Molto allegro
    5. Variazione 5: Sempre allegro
    6. Variazione 6: Molto moderato e marcato
    7. Variazione 7: Poco allegretto tranquillo
    8. Variazione 8: Presto
  3. Romanza: Poco adagio
  4. Allegro non troppo grazioso
Organico: violoncello, pianoforte
Composizione: Algeria, marzo 1905
Edizione: Durand, Parigi, 1905
Dedica: Jules Griset
Guida all'ascolto (nota 1)

Nel renouveau della musica strumentale francese dopo il 1870 Camille Saint-Saëns rappresenta una figura decisiva, per l'autorevolezza del ruolo esercitato dalla sua personalità poliedrica di intellettuale e organizzatore non meno che per la ricchezza e la qualità della sua produzione. Al violoncello, cui incominciò a interessarsi all'inizio degli anni Settanta, Saint-Saëns dedicò due concerti, altrettante sonate e alcuni pezzi isolati.

La Sonata in fa maggiore n. 2 op. 123 fu portata a termine nei primi mesi del 1905, mentre il compositore ormai settantenne si trovava a svernare ad Algeri; frutto di un lavoro piuttosto faticoso, la partitura giungeva finalmente a soddisfare le insistite richieste dell'editore Durand di una seconda sonata per violoncello e pianoforte (la prima risaliva a oltre trent'anni prima). Con il consueto, molto ironico under statement così Saint-Saëns scrive a Jacques Durand il 16 marzo 1905: «Naturalmente la seconda sonata non varrà la prima; quando La Fontaine ha pubblicato la sua seconda raccolta di Favole, tutti di comune accordo l'hanno dichiarata inferiore alla precedente. Bisogna rassegnarsi all'inevitabile». E due giorni dopo aggiunge: «Eccola infine fatta, questa maledetta sonata! Piacerà, non piacerà? That is the question. È sufficientemente difficile senza esserlo troppo. Il primo pezzo non è un Allegro, ma quasi un Andante. Ci sono molte biscrome, è un pezzo nero. Nello Scherzo variato non ho seguito la moda che vuole che le variazioni assomiglino al tema come la luna a un'aringa affumicata; ma esse sono ciononostante molto dissimili, e ce n'è perfino una in forma di fuga! L'Adagio spillerà lacrime agli animi sensibili e il Finale risveglierà quanti gli altri pezzi hanno fatto addormentare». La prima esecuzione della Sonata n. 2 avverrà a Parigi il 7 novembre 1905, con Jules Griset al violoncello e l'autore al pianoforte.

Dal punto di vista della struttura, la sonata segue il "classico" impianto in quattro movimenti tanto che l'autore la definisce scherzosamente un «quadrupede». Del primo tempo in forma sonata, Saint-Saëns sottolinea come s'è visto l'andamento moderato - l'intestazione è del resto Maestoso, largamente - e la scrittura, «nera» perché fitta di valori brevi ma anche perché, come rileva Mario Bortolotto, intrisa di cupezza al di là della consueta maestria formale. A dispetto dell'ossequio accademicamente esteriore delle forme classiche, il tormento della composizione si rivela qui in un andamento discontinuo, quasi per sezioni giustapposte, e in una netta distinzione tra le idee tematiche, cantabili, e quelle parti della struttura non propriamente tematiche. Nell'esposizione, il primo gruppo di temi si apre con alcuni motivi introduttivi, suddivisi nel dialogo tra gli strumenti: dominano le figure in ritmo puntato e una gestualità eroica che sa d'antico e al contempo ha sapore quasi brahmsiano. Presto però l'impeto si placa in un episodio di collegamento (Molto tranquillo), che attraverso una sorprendente scala ascendente per toni interi conduce all'idea melodica principale, avviata dal pianoforte e proseguita dal violoncello, che s'intreccia a un arabesco in ritmo sincopato. Poi l'impulso eroico riprende vita nel grande crescendo della transizione al secondo tema, cantabile, intonato dal violoncello sugli inquieti arabeschi arpeggiati del pianoforte, e di qui sino alla chiusa dell'esposizione in cui ricompaiono i motivi introduttivi.

Il fluido passaggio allo sviluppo offre la sorpresa divagante di una nuova, espressiva idea tematica enunciata dal violoncello e poi ripresa dal pianoforte: questa porta a un'elaborazione modulante, basata sui motivi del primo e del secondo tema, che distende il respiro melodico del violoncello nel registro tenorile e quindi prosegue riutilizzando gli elementi concitati della transizione. La ripresa riproduce i motivi introduttivi del primo gruppo tematico e l'episodio di collegamento; quando però l'idea melodica principale riappare è nella tonalità della sottodominante (si bemolle maggiore), impiegata in funzione sostitutiva della tonica (fa maggiore), e la susseguente reminiscenza-ricapitolazione della nuova idea tematica dello sviluppo segna uno scarto rispetto all'esposizione, prima che la ripresa riprenda il suo corso regolare con la transizione e poi con il secondo tema e la chiusa. Nella coda riaffiora infine la reminiscenza dell'idea melodica principale del movimento.

Lo Scherzo con Variazioni è un saggio di bravura compositiva, per così dire, "neoclassica". Il tema dello Scherzo, in tempo Allegro animato e dalle movenze di tarantella, è esposto dal pianoforte per passare poi al violoncello; diviene quindi oggetto di otto variazioni di carattere, molto brillanti che, come sottolinea l'autore, sono assai differenziate pur conservando con il tema stesso un saldo legame. La prima variazione in tempo Poco meno allegro e in metro binario, ha i connotati di un moto perpetuo per il pianoforte cui il violoncello contribuisce con figure in ritmo sincopato. La seconda è giocata sulla serrata imitazione contrappuntistica, mentre la terza, Tranquille - sans lenteur, trasforma il tema in una delicata berceuse. La sfilata di caratteri prosegue nella quarta variazione, Molto allegro, uno Scherzo fantastico con rapidissimi arpeggi del pianoforte e pizzicati del violoncello, e nel robusto tempo di danza della quinta. Una fuga, dai tratti arcaicizzanti che alludono allo stampo dell'antica ouverture alla francese, costituisce la sesta variazione, Molto moderato e marcato, laddove un canone a tre sostanzia la settima, Poco allegretto (Tranquillo), in maggiore, prima che nell'ottava e ultima della serie, Presto, il metro di tarantella del tema al pianoforte sia sovrapposto a quello binario del violoncello.

Nella lettera del 16 marzo 1905, Saint-Saëns definisce il secondo tempo «una Romanza che farà la felicità dei violoncellisti, anche se non come Il cigno [dal Carnevale degli animali] perché, come lei può ben pensare, è [un pezzo] un po' più serio». Il tema principale, molto espressivo, affidato al violoncello, s'articola in tre frasi ed è incorniciato da una sezione accordale del pianoforte. Com'è nella tradizione del genere, gli episodi hanno un connotato più mosso e passionale. Il primo trae avvio dai motivi in ritmo puntato che percorrono gran parte della sonata per dispiegare poi un'espansione lirica conclusa da un ritorno-reminiscenza del tema principale e da una breve cadenza. Dopo la ripresa abbreviata del tema principale, il secondo episodio, Agitato, denota un'eloquenza passionale ancora più tormentata ed è anch'esso concluso da una breve cadenza e da un ritorno-reminescenza del tema principale con accenni di recitativo. Suggella il movimento l'elegiaca coda.

Il finale ha la libera forma di un rondò e intonazione leggera e giocosa. Sull'impulso motorio del pianoforte, il violoncello disegna il tema principale cui fanno immediato seguito il tema secondario, connotato da figure di terzina, e quindi il primo episodio. La ripresa del tema principale conduce poi al secondo episodio, in cui dai motivi di fanfara del pianoforte ha modo di dipanarsi la cantilena cantabile del violoncello nel registro tenorile. La ricomparsa del tema secondario al pianoforte e quindi al violoncello avvia un'ampia sezione di sviluppo, dove sono ricombinati i motivi del primo e del secondo episodio, e nella quale s'innesta a un certo punto, in modo inatteso, la ripresa del tema principale. A questa segue infine la coda, che in un incalzante crescendo ripercorre gli elementi del tema principale, di quello secondario e del primo episodio.

Cesare Fertonani


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 223 della rivista Amadeus


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Ultimo aggiornamento 24 agosto 2017