Sonata in fa maggiore, K 150


Musica: Domenico Scarlatti (1685 - 1757)
Organico: clavicembalo
Guida all'ascolto (nota 1)

La messe ricchissima delie sonate scarlattiane - 555 numeri del catalogo Kirkpatrick, organizzato secondo le fonti principali attraverso le quali le sonate ci sono pervenute - si configura come un corpus assolutamente originale, in cui ogni lavoro presenta un'individualità spiccata. Ciascuna sonata è infatti un microcosmo sorprendente, che elude ogni possibile confronto con altre esperienze coeve. In ciascuna la tastiera si popola dei fantasmi di un palcoscenico immaginario, in una sorta di astratta evocazione di uno spettacolo teatrale, peraltro estranea alla tendenza descrittivo-imitativa propria del tardo barocco. La pregnanza di queste figure, apparse casualmente e destinate a tramontare senza preavviso, prevale sull'organicità del discorso musicale, remotissimo dal decorso consequenziale della sonata classica. Nella Wunderkammer di questi raffinati cammei, l'estro, la bizzarria, il principio barocco della meraviglia hanno la meglio su ogni sintassi razionale. E originale è anche l'impaginazione formale di ciascuna pagina, una struttura bipartita, con entrambe le sezioni ripetute per effetto di un segno dì ritornello. Ralph Kirkpatrick vi ha individuato un luogo strategico, da lui denominato crux, che divide ciascuna sezione in due parti, la prima delle quali risulta più libera, mentre la seconda (post-crux) proporrà in entrambe le sezioni il medesimo materiale tematico, benché in diversa tonalità. Alla sonata scarlattiana sono dunque estranei il bitematismo classico (non esiste alcun primo tema e il materiale esposto in apertura può anche non ritornare) e il carattere dialettico immanente alla forma sonata. L'analogia con quest'ultima andrà dunque limitata alla funzione del II tema, esposto in un primo tempo in una tonalità diversa da quella d'impianto (nel post-crux della Parte prima), ma ricondotto alla tonica nella sezione conclusiva (nel post-crux della Parte seconda).

La cavalcata in questo mosso paesaggio scarlattiano inizia con la giocosa disinvoltura della Sonata K150, uno scherzo in grado di dissimulare una scaltrezza armonica che si annida nei dettagli di una struttura cristallina.

Raffaele Mellace


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al numero speciale 102-03 della rivista Amadeus


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Ultimo aggiornamento 17 febbraio 2017