Sonata in la maggiore, K 39


Musica: Domenico Scarlatti (1685 - 1757)
Organico: clavicembalo
Composizione: prima del 1739
Edizione: B. Cooke, Londra, 1739
Guida all'ascolto (nota 1)

"E finito di accordare, accomodati i salterelli che il trasporto aveva spostato, verificate le penne d'anatra ad una ad una, Scarlatti si mise a suonare, dapprima lasciando correre le dita sui tasti, come se liberasse le note dalle loro prigioni, poi organizzando i suoni in piccoli segmenti, come se scegliesse fra quello giusto e quello sbagliato, tra la forma ripetuta e la forma turbata, tra la frase e il suo taglio, infine articolando in discorso nuovo quel che prima era sembrato frammentario e contraddittorio... che tanto sembrava gioco infantile come collerica reprimenda, tanto sembrava che vi si divertissero gli angeli come che vi si adirasse Dio". Non mancano testimonianze, dirette e indirette, sul modo in cui Domenico Scarlatti suonava il clavicembalo. Riferiscono della brillantezza delle sue esecuzioni, del virtuosismo tecnico e della ricchezza di fantasia. Benché però di pura invenzione letteraria, il brano citato - tratto dal romanzo Memoriale del convento dello scrittore portoghese José Saramago - illumina con felice intuizione un momento sfuggito alla documentazione ma tutt'altro che secondario nel processo creativo del compositore: l'improvvisazione. Perfino Kirkpatrick, massimo conoscitore del musicista napoletano (nonché artefice della catalogazione ufficiale che contrassegna ciascuna composizione con la sua iniziale), arriva ad affermare di essere "assolutamente cerio che per ogni Sonata di Scarlatti che ci è rimasta scritta ce ne fossero dozzine improvvisate e dimenticate". E di Sonate scritte no conosciamo a tutt'oggi ben 555. Mollo si è dissertalo sulla Sonata scarlattina, il cui modello formale possiamo comodamente riassumere come un brano in forma binaria, diviso in due parti da una doppia stanghetta, con un percorso tonale simmetrico e speculare del tipo A-B : B-A. Uno schema perfetto nella sua nuda semplicità e razionalità, che si ripresenta ogni volta sostanzialmente invariato eppure continuamente rigenerato nelle infinite possibilità delle sue componenti interne unite a una inesauribile creatività tematica. Difficile stabilire con esattezza una cronologia. Un punto di riferimento è sicuramente la pubblicazione degli Essercizi per Gravicembalo, anno 1738. Scarlatti ha 53 anni e dal 1733 risiede a Madrid, al seguito dell'infanta Maria Barbara di Portogallo, alla cui educazione musicale Scarlatti aveva personalmente provveduto durante il suo incarico a Lisbona alla corte del re Giovanni V. A quest'ultimo è espressamente dedicato il volume degli Essercizi, trenta pezzi per strumento a tastiera (i termini "esercizio", "toccata" e il più diffuso "sonata" sono intercambiabili), composti probabilmente in Portogallo prima del 1728. È questo un primo spartiacque che delimita un periodo "giovanile" contraddistinto da una scrittura già vivace nell'invenzione tematica, sulla quale grava una certa rigidità nella ripetizione delle frasi, nel contrasto delle figurazioni e nell'uso di un registro tastieristico piuttosto contenuto nell'estensione. Sono tratti che ritroviamo pienamente nella Sonata in la maggiore K. 39.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 17 novembre 2015


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Ultimo aggiornamento 13 febbraio 2015