Trio, op. 45


Musica: Arnold Schönberg (1874 - 1951)
  1. Parte uno
  2. Primo episodio
  3. Parte due
  4. Secondo episodio
  5. Parte tre
Organico: violino, viola, violoncello
Composizione: Los Angeles, 7 giugno - 23 settembre 1946
Prima esecuzione: Cambridge, Sanders Theatre, 1 maggio 1947
Edizione: Bomart Music Publications, New York, 1950
Guida all'ascolto (nota 1)

Non meno difficile di quello del Quartetto op. 28 di Webern si presenta l'ascolto del Trio per violino, viola e violoncello op. 45 di Schoenberg; ma l'assunto dei due lavori è quanto mai diverso. Il Trio si svolge senza soluzioni di continuità e appare articolato in tre parti collegate da due Episodi. Il suo decorso è molto accidentato e pieno di contrasti anche violentissimi. Parlandone per la prima volta, dopo averne letto la partitura, avevo ipotizzato che, pur essendo stato composto nei mesi di agosto e di settembre del 1946 su commissione della Harvard University, la reale occasione dalla quale questa musica era nata doveva essere di ordine puramente interiore: «essa si connette, forse, alla brevissima malattia che Schoenberg aveva avuto poco prima e che stava per essergli fatale, tant'è vero che durante il suo decorso Schoenberg apparve per alcuni momenti clinicamente morto, dal momento che il suo cuore aveva cessato di battere e il suo polso non si sentiva più. Fu richiamato in vita da un'iniezione praticata direttamente nel suo cuore dal Dr. Lloyd-Jones.

Può darsi che sia stata questa singolare, diretta esperienza della morte che, riflettendosi nel Trio, l'impregnò di quel senso di cose supreme che ci par di sentirvi». Quest'ipotesi che avevo cautamente avanzato, fu confermata più tardi da W.H. Rubsamen sulla base di una diretta confessione di Schoenberg dalla quale risulta che la rappresentazione delle traversie della malattia, dei dolori e dei tormenti, è talmente esatta e particolareggiata «da comprendere persino ricordi della puntura dell'ago d'iniezione». Dato tutto ciò, non c'è da sorprendersi se Stravinsky ha potuto additare nel secondo Episodio del Trio di Schoenberg un preciso riferimento ad un passo di quel sublime Quartetto op. 132 in cui Beethoven cantava il suo «ringraziamento di un convalescente alla Divinità».

Roman Vlad


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia,
Roma, Sala Accademica di via dei Greci, 8 marzo 1974


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Ultimo aggiornamento 9 luglio 2014