Lied der Waldtaube

Versione per voce e orchestra da camera dai Gurreliedern

Musica: Arnold Schönberg (1874 - 1951)
Testo: Jens Peter Jacobsen
Organico: mezzosoprano (o contralto), ottavino, flauto, oboe, corno inglese, clarinetto piccolo, 2 clarinetti, clarinetto basso, fagotto, controfagotto, 2 corni, armonio, pianoforte, archi
Composizione: metà novembre - 14 dicembre 1922
Prima esecuzione: Copenaghen, 30 gennaio 1923
Edizione: Universal Edition, 1923
Guida all'ascolto (nota 1)

I «Gurrelieder» furono abbozzati da Schoenberg fra il 1900 ed il 1901. Ma il gigantismo dell'opera, e le necessità della vita, indussero l'autore a stendere la partitura in due tempi (1903 e 1910-1911). Il ciclo di liriche «Gurresange» era stato redatto verso il 1868 dal poeta danese Jens Peter Jacobsen, e pubblicato in traduzione tedesca nel 1899. La saga rielaborata da Jacobson narra gli amori del re Waldemar e della giovine Tove. Essa verrà uccisa per ordine di Edvige, moglie di Waldemar, e il re, in veste di fantasma, percorrerà il paese con un selvaggio corteo di caccia alla ricerca dell'amata. Il «Lied der Waidtaube» conclude la prima parte dei «Gurrelieder». Preceduto da un postludio, esso commenta la morte di Tove e il dolore di Waldemar. Il Lied può esser definito una ricapitolazione dei Leitmotive ascoltati nei nove Lieder precedenti, canti del desiderio e dell'amore, intonati a vicenda da Waldemar e da Tove.

Gioacchino Lanza Tomasi

Testo

VOCE DELLA COLOMBA DEL BOSCO
Tauben von Gurre! Sorge quält mich,
vom Weg über die Insel her!
Kommet! Lauschet!
Tot ist Tove! Nacht auf ihrem Auge,
das der Tag des Königs war!
Still ist ihr Herz,
doch des Königs Herz schlägt wild,
tot und doch wild!
Seltsam gleichend einem Boot auf der Woge,
wenn der, zu dess' Empfang die Planken huldigend sich gekrümmt,
des Schiffes Steurer tot liegt, verstrickt in der Tiefe Tang.
Keiner bringt ihnen Botschaft,
unwegsam der Weg.
Wie zwei Ströme waren ihre Gedanken,
Ströme gleitend Seit' an Seite.
Wo strömen nun Toves Gedanken?
Die des Königs winden sich seltsam dahin,
suchen nach denen Toves,
finden sie nicht.
Weit flog ich, Klage sucht' ich, fand gar viel!
Den Sarg sah ich auf Königs Schultern,
Henning stürzt' ihn;
finster war die Nacht, eine einzige Fackel
brannte am Weg;
die Königin hielt sie, hoch auf dem Söller,
rachebegierigen Sinns.
Tränen, die sie nicht weinen wollte,
funkelten im Auge.
Weit flog ich, Klage sucht' ich, fand gar viel!
Den König sah ich, mit dem Sarge fuhr er, im Bauernwams.
Sein Streitroß,
das oft zum Sieg ihn getragen,
zog den Sarg.
Wild starrte des Königs Auge,
suchte nach einem Blick,
seltsam lauschte des Königs Herz
nach einem Wort.
Henning sprach zum König,
aber noch immer suchte er Wort und Blick.
Der König öffnet Toves Sarg,
starrt und lauscht mit bebenden Lippen,
Tove ist stumm!
Weit flog ich, Klage sucht' ich, fand gar viel!
Wollt' ein Mönch am Seile ziehn,
Abendsegen läuten;
doch er sah den Wagenlenker
und vernahm die Trauerbotschaft:
Sonne sank, indes die Glocke
Grabgeläute tönte.
Weit flog ich, Klage sucht' ich
und den Tod!
Helwigs Falke war's, der grausam
Gurres Taube zerriß.
Colombe di Gurre! Mi tormenta una pena,
dopo che sono passata sull'isola!
Venite! Ascoltate!
E' morta Tove! La notte è discesa sui suoi occhi,
che erano luce di giorno per il re!
Muto è il suo cuore,
ma il cuore del re batte convulso,
morto eppure convulso!
E' stranamente simile a una barca
sopra le onde, quando colui che lo scafo aveva accolto fedele,
curvandosi tutto, colui che guidava la barca, giace morto avvolto dalle alghe nel fondo.
Nessuno può portare un messaggio
è chiusa la via.
Come due fiumi gemelli erano i loro pensieri,
due fiumi che scorrevano accanto.
Dove è ora il fiume dei pensieri di Tove?
Quelli del re si aggirano in un vorticare confuso,
alla ricerca di quelli di Tove,
ma senza poterli trovare.
Lontano ho volato, ho cercato il dolore, e tanto ne ho visto!
Ho visto la bara sulle spalle del re,
ed Hennig che lo sorregge;
nera era la notte, una fiaccola solitaria
ardeva lungo la via;
la regina la reggeva, in alto sul balcone,
assetata di vendetta nel cuore.
Lacrime, che non avrebbe voluto piangere,
brillavano nei suoi occhi.
Lontano ho volato, ho cercato il dolore, e tanto ne ho visto!
Ho visto il re, trasportava la bara, con una giacca da contadino.
Il suo cavallo,
che spesso lo aveva condotto alla vittoria,
trainava il feretro.
Gli occhi del re erano stravolti,
andavano in cerca di uno sguardo,
e l'animo folle del re andava in cerca
di una parola.
Hennig tentò di parlargli,
ma ancora il re andava in cerca di una parola o di uno sguardo.
E alla fine il re aprì la bara di Tove,
ha gli occhi sbarrati e porge l'orecchio con labbra tremanti,
ma Tove è ormai muta!
Lontano ho volato, ho cercato il dolore, e tanto ne ho visto!
Un monaco voleva suonare la campana
per la preghiera serale;
ma vide avanzare il carro
e apprese la dolorosa notizia:
il sole era ormai calato, quando la campana a morto
iniziò a rintoccare.
Lontano ho volato, ho cercato il dolore,
e ho trovato la morte!
Fu il falco di Helwig, a dilaniare
crudelmente la colomba di Gurre.
(Traduzione Ferdinando Albeggiani)

(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 30 gennaio 1974


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Ultimo aggiornamento 5 settembre 2015