Anno di incertezze e di nervose aspettative, il 1816 vide Schubert (ancora maestro di scuola anche se alla vigilia di un primo tentativo di liberarsi del duro giogo dell'insegnamento) alle prese con lavori di diversissima destinazione e valore. Nell'ottobre, dopo aver già lavorato molto nel campo del quartetto d'archi, egli scrisse un Adagio e un Rondò concertante per violoncello con accompagnamento di violino, viola e pianoforte. Era la prima volta che affrontava il quartetto con pianoforte poiché, ad onta del titolo, il ruolo assegnato ai violoncello in questa composizione non è di particolare spicco rispetto agli altri strumenti. Il pezzo era stato scritto per Heinrich Grob, fratello di quella Therese che costituì probabilmente l'unico amore della vita di Schubert e che doveva tanto crudelmente deluderlo. Heinrich si dilettava di violoncello, e ciò spiega sufficientemente il titolo di questa pagina d'occasione in cui è adottato uno stile ancora di diretta ascendenza settecentesca e il cui modello diretto è, secondo Einstein, il «brillante e gentile» J.N. Hummel. Non mancano tuttavia alcuni particolari armonici già spiccatamente schubertiani, come, nel Rondò, l'inizio della ripresa nella sottodominante, che conferisce alla chiusa un tono familiare del tutto consono alla destinazione del lavoro, che dovette attendere cinquantanni prima di essere pubblicato nel 1866.