Fischerweise: Den Fischer fechten Sorgen, op. 96 n. 4, D. 881

Lied per voce e pianoforte (in due varianti)

Musica: Franz Schubert (1797 - 1828)
Testo: Franz von Schlechta Organico: voce, pianoforte
Composizione: marzo 1826
Edizione: Lithographisches Institut, Vienna, 1828
Dedica: Karoline von Kinsky
Guida all'ascolto (nota 1)

Franz Schubert compose Lieder fino alla fine della vita, con una produzione di meravigliosa tenacia e continuità. E dobbiamo pensare che egli, come ogni artista superiore, era ossessionato dalla perfezione formale e dalla rifinitura espressiva. Arrivò a creare anche nove Lieder in un giorno e a noi ne restano più di 600! 44 Lieder sono congiunti tra loro in due cicli unitari (come poi usarono fare tutti gli altri liederisti), Die schöne Müllerin (1823-25) e la Winterreise (1827-28; il cosiddetto Schwanengesang, Canto del cigno, è un insieme di 14 Lieder stupendi, certamente non destinati a una pubblicazione unica, ma, lasciati inediti da Schubert, (dopo la sua morte, 19 novembre 1828, furono pubblicati come un ciclo dal fratello), dai quali non bisognerebbe mai estrarre singole composizioni: anche se poi, per diverse ragioni, non tutte estetiche, molti artisti, anche illustri, così fanno.

Fischerweise (Melodia del pescatore) come Im Abendrot fu composta tra le due raccolte maggiori, al tempo della piena maturità espressiva di Schubert: ma è un'invenzione graziosa e semplice, divisa in due parti (3 strofe, il canto del laborioso pescatore, più 3 strofe, l'arrivo inatteso di una pastorella che tenta invano di sottrargli le prede), come un idillio alessandrino.

Franco Serpa

Testo

FISCHERWEISE CANTO DEL PESCATORE
Den Fischer fechten Sorgen
Und Gram und Leid nicht an;
Er löst am frühen Morgen
Mit leichtem Sinn den Kahn.
Il pescatore non turbano
cura, affanno e dolore;
senza un pensiero all'alba
libera la sua barca.
Da lagert rings noch Friede
Auf Wald und Flur und Bach,
Er ruft mit seinem Liede
Die gold'ne Sonne wach.
È pace ancora d'intorno
su boschi, prati e ruscelli;
col suo canto ridesta
il sole tutto d'oro.
Er singt zu seinem Werke
Aus voller frischer Brust,
Die Arbeit gibt ihm Stärke,
Die Stärke Lebenslust.
Nella fatica egli canta
dal suo gagliardo petto,
gli dà forza il lavoro,
e la forza gioia di vita.
Bald wird ein bunt Gewimmel
In allen Tiefen laut,
Und plätschert durch den Himmel,
Der sich im Wasser baut.
E un brulichìo risuona
vivido da ogni forra,
fiottando su nel cielo
che si riversa in pioggia.
Doch wer ein Netz will stellen,
Braucht Augen klar und gut,
Muss heiter gleich den Wellen
Und frei sein wie die Flut.
Chi vuol gettar la rete,
abbia occhio buono e sicuro,
sia sereno come l'onde
e libero come il flutto.
Dort angelt auf der Brücke
Die Hirtin. Schlauer Wicht,
Gib auf nur deine Tücke,
Den Fisch betrügst du nicht.
Là sul ponte tende l'amo
la pastorella. Misera!
smetti la tua malizia,
quel pesce non lo inganni.
(traduzione di Olimpio Cescatti)

(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 4 maggio 2001


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Ultimo aggiornamento 4 febbraio 2016