Hymne an den Unendlichen (Inno all'Infinito), op. 112 n. 3, D. 232

per quartetto vocale e pianoforte

Musica: Franz Schubert (1797 - 1828)
Testo: Friedrich von Schiller Organico: soprano, contralto, tenore, basso, pianoforte
Composizione: Vienna, 11 luglio 1815
Edizione: Czerny, Vienna, 1829
Guida all'ascolto (nota 1)

Diversamente che nella produzione di Brahms, in quella di Schubert i Lieder a più voci non sono numerosi e tra essi non ci sono veri miracoli (forse perché ogni genio non deve esagerare, e miracoli Schubert ne faceva, più che decine, a centinaia nei Lieder per voce sola, per non dire della musica da camera e sinfonica).

Nella Hymne an den Unendlichen (Inno all'Essere infinito, del 1815 o '16: Schubert aveva diciotto anni e l'anno prima aveva scritto il sublime Gretchen am Spinnrade, Margherita all'arcolaio) il solenne testo di Schiller, di spiritualità cosmica, ha suggerito la composizione continua, cioè non strofica, in un misto di canto e di declamato.

Franco Serpa

Testo

HYMNE AN DEN UNENDLICHEN INNO ALL'INFINITO
Zwischen Himmel und Erd' hoch in der Lüfte Meer,
in der Wiege des Sturms trägt mich ein Zackenfels;
Wolken thürmen unter mir sich zu Stürmen,
schwindelnd gaukelt der Blitz umher,
und ich denke dich, Ewiger!
Tra cielo e terra, in alto nei mari dell'aria,
nella culla della tempesta mi porta una roccia a punta:
sotto di me le nuvole si addensano dando origine alla tempesta,
il fulmine si agita vertiginosamente,
e io ti penso, o eterno!
Deinen schauernden Pomp borge dem Endlichen, ungeheure Natur! du der Unendlichkeit Riesentochter!
Sei mir Spiegel Jehova's!
Seinen Gott dem vernünft'gen Wurm
orgle prächtig, Gewittersturm!
Presta il tuo splendore da brividi al finito, o natura immensa!
Tu, figlia gigantesca dell'infinito!
Sii il mio specchio di Geova!
O tempesta, fai sentire il suo dio
al verme in grado di intendere!
Horch! er orgelt; den Fels wie er herunter dröhnt!
Brüllend spricht der Orkan Zebaoth's Namen aus,
hingeschrieben mit dem Griffel des Blitzes:
Creaturen, erkennt ihr mich?
Schone, Herr! wir erkennen dich!
Ascolta! egli fa rimbombare tutta la roccia, fino a giù!
L'uragano urla, pronunciando il nome di Zebaoth,
inciso con lo stile del fulmine:
O creature, mi riconoscete?
Clemenza, o signore! Ti riconosciamo!
(Traduzione di Johannes Streicher)

(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 3 maggio 2001


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Ultimo aggiornamento 28 febbraio 2015