Ouverture in do maggiore "im italienischen Stile", op. 170, D. 591


Musica: Franz Schubert (1797 - 1828)
Organico: 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, 2 tromboni, timpani, archi
Composizione: novembre 1817
Prima esecuzione: Vienna, Redoutensaal del Burgtheater, 1 marzo 1818
Edizione: Spina, Vienna, 1865

Vedi a D 597 la trascrizione per pianoforte a quattro mani
Guida all'ascolto (nota 1)

Anche Schubert, come tanti compositori di formazione e di educazione tedesca suoi contemporanei, non seppe sottrarsi al fascino della musica di Gioacchino Rossini che aveva invaso le scene dei teatri viennesi nel clima di restaurazione post-napoleonica. Si sa che il primo incontro dell'arte rossiniana con il pubblico viennese avvenne alla fine di novembre del 1816, con la rappresentazione dell'opera in un atto L'inganno felice. Soltanto un mese più tardi, il 27 dicembre, fu rappresentato nell'originale italiano il Tancredi (in tedesco il 12 marzo 1818); il 15 febbraio del 1817 toccò all'Italiana in Algeri (in tedesco nel gennaio del 1821); venne quindi in giugno il turno di Ciro in Babilonia, seguito nel settembre del 1818 da Elisabetta d'Inghilterra; della fine di settembre del 1819 è la versione tedesca del Barbiere di Siviglia, che sarebbe stato presentato in italiano nell'aprile del 1823. Nel marzo del 1820 apparve infine a Vienna Il turco in Italia, che contribuì notevolmente a creare quell'atmosfera di vera e propria infatuazione per il geniale operista pesarese.

Non mancarono naturalmente tra i maggiori compositori tedeschi del tempo (è nota la polemica nazionalistica di Weber) discussioni e critiche più o meno malevole e caustiche sul valore e sui meriti della musica rossiniana, che rifletteva «lo spirito frivolo e sensuale dell'anima italiana»; ma Schubert rimase estraneo a questa ondata sciovinistica e si interessò vivamente al linguaggio musicale così caratteristico e brillante di Rossini, del quale ascoltò prima il Tancredi e successivamente nel maggio del 1819 l'Otello, da lui ritenuto migliore della precedente opera per l'originalità dell'orchestrazione e della scrittura vocale. Anzi, come segno di ammirazione per Rossini egli scrisse nel novembre del 1817 due Ouvertures per orchestra, in re maggiore e in do maggiore, che il fratello del compositore, Ferdinand, soprannominò «nello stile italiano», perché racchiudevano quella freschezza melodica e quella verve ritmica che erano e restano tipiche della musica rossiniana.

Lontano da qualsiasi intendimento parodistico e dissacratorio, queste due Ouvertures sono un esempio quanto mai piacevole e gradevole di imitazione dello stile rossiniano, a cominciare dal contrasto netto e perentorio fra l'Adagio e l'Allegro per finire con il crescendo in fortissimo. L'Ouverture in do maggiore si apre con un tema grave elaborato con varietà di modulazioni dagli strumentini; viene poi un tempo vivacemente ritmico e punteggiato da una cordiale spigliatezza alla maniera di Rossini.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Basilica di Massenzio, 26 giugno 1975


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Ultimo aggiornamento 7 novembre 2014