Quartetto per archi n. 10 in mi bemolle maggiore, op. 125 n. 1, D. 87


Musica: Franz Schubert (1797 - 1828)
  1. Allegro moderato (mi bemolle maggiore)
  2. Scherzo. Prestissimo (mi bemolle maggiore). Trio
  3. Adagio (mi bemolle maggiore)
  4. Allegro (mi bemolle maggiore)
Organico: 2 violini, viola, violoncello
Composizione: novembre 1813
Edizione: Czerny, Vienna, 1840
Guida all'ascolto (nota 1)

Il Quartetto in mi bemolle maggiore D.87 (1813) corrisponde all'immagine di uno Schubert giovanissimo, esuberante e carico di vitalità. La musica riflette questo stato, trasmettendoci una temperie serena permeata di ottimismo. Si vede, anche, la mano un po' accademica di uno Schubert poco più che studente, nella relativa semplicità di costruzione: riprese quasi alla lettera, sviluppi semplici e contenuti, tecnica di costruzione della forma ancora un po' stereotipata, comunque stringata. Si coglie pure un chiaro influsso mozartiano, anche se in alcuni passaggi traspare già il tratto personale di Schubert, per l'abbondanza della fioritura tematica e per l'unità granitica dell'assieme.

Con l'Allegro moderato dell'esposizione subito ci accoglie un tema espressivo e bonario in mi bemolle maggiore, dall'incedere accordale tranquillo, le cui pause sono parte integrante del discorso. Dopo che è stato ripetuto con varianti «minime», il primo gruppo prosegue con un'idea cantabile al primo violino, anch'essa ripetuta come variante. Un saettante ponte modulante, dall'incipit in levare e dall'andamento sincopato - aspetti che saranno presenti anche in secondo tema, epilogo e coda - interviene a spezzare il decorso melodico. Quando giunge il secondo tema alla dominante si bemolle maggiore, lo sguardo si rivolge a Mozart con un'idea di stampo galante. Ma il discorso trapassa con naturalezza all'epilogo, con un palpitante passaggio e la coda, entrambi dal tipico andamento in levare. Dopo un breve sviluppo, con un'elaborazione della frase in levare dell'epilogo, subentra una ripresa quasi testuale: ecco dunque primo tema, prosecuzione con qualche cambiamento, ponte con mutazioni nella parte centrale, secondo tema in tonica, epilogo.

Di colpo entra il tema tagliente in mi bemolle maggiore dello Scherzo, una fulminea idea presa di salto, rimbalzante; una frase centrale che dura un respiro e subito ecco una breve ripresa del tema. Nel Trio i due violini aprono una dolce cantilena; la melodia prosegue in una frase centrale che si chiude ancora con la cantilena. Poche battute, ed ecco la Ripresa dello Scherzo.

L'Adagio vive di una luce soffusa dalla spiritualità trasfigurata. Diviso in tre parti, nella prima sezione è definito da un cerimonioso tema corale che, abbracciato da larghi accordi, si fa avanti in un clima d'intima religiosità. In un passo amabilmente punteggiato da semicrome sono recuperati, variandoli, i profili ritmici e melodici derivati dalla prima sezione. Anche la parte centrale è un'ulteriore elaborazione dell'arco melodico iniziale, che ritorna in inversione e mantenendo alcuni intervalli-quadro. Alla ripresa della prima sezione con il ritorno del tema corale, si aggiunge l'epilogo: tenuemente appoggiato su un pedale di tonica, poi annuente al ricordo delle semicrome punteggiate alternate a elementi del tema corale.

L'Allegro fa pensare a Salieri, con quel suo tema in mi bemolle maggiore dell'esposizione, melodico e trascinante, l'intenso ponte modulante solcato da svolazzanti incisi in imitazione, l'elegante secondo tema alla dominante su incisi derivati dal ponte stesso; con una seconda frase iterativa come variante dello stesso materiale: in una parola, grazia e personalità. Nell'epilogo frenetici tremoli e incisi sono alternati a elementi di cadenza: si avvia lo sviluppo, pure basato su tremoli e incisi tipici di ponte ed epilogo, confermando una forte unità d'insieme. Nella ripresa sono ribaditi fedelmente tutti gli elementi e l'aggiunta di una robusta coda.

Marino Mora


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al numero speciale 90-91 della rivista Amadeus


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Ultimo aggiornamento 18 novembre 2011