Romanze (Ariette) zum Drama Rosamunde, op. 26, D. 797A

Arietta per voce e pianoforte

Musica: Franz Schubert (1797 - 1828)
Testo: Helmine von Chézy
Organico: voce, pianoforte
Composizione: 1823 circa
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia, 1891

Trascrizione dalla musica di scena di Rosamunde, Fürstin von Cypern D 797
Guida all'ascolto (nota 1)

Franz Schubert compose Lieder fino alla fine della vita, con una produzione di meravigliosa tenacia e continuità. E dobbiamo pensare che egli, come ogni artista superiore, era ossessionato dalla perfezione formale e dalla rifinitura espressiva. Arrivò a creare anche nove Lieder in un giorno e a noi ne restano più di 600! 44 Lieder sono congiunti tra loro in due cicli unitari (come poi usarono fare tutti gli altri liederisti), Die schöne Müllerin (1823-25) e la Winterreise (1827-28; il cosiddetto Schwanengesang, Canto del cigno, è un insieme di 14 Lieder stupendi, certamente non destinati a una pubblicazione unica, ma, lasciati inediti da Schubert, (dopo la sua morte, 19 novembre 1828, furono pubblicati come un ciclo dal fratello), dai quali non bisognerebbe mai estrarre singole composizioni: anche se poi, per diverse ragioni, non tutte estetiche, molti artisti, anche illustri, così fanno.

La cosiddetta "Romanze" è un'aria dalle musiche per la commedia Rosamunde della, mediocre poetessa Helmina von Chézy. L'aria, in fa minore (con avvio e conclusione in fa maggiore), ripartita in tre strofe, parla di un amore spezzato dalla morte.

Franco Serpa

Testo

ROMANZE AUS ROSAMUNDE ROMANZA DA ROSAMUNDA
Der Vollmond strahlt auf Bergeshöhn,
Wie hab ich dich vermisst.
Du süsses Herz, es ist so schön.
Wenn treu die Treue küsst.
Was frommt des Maien holde Zier?
Du warst mein Frühlingsstrahl,
Licht meiner Nacht, o lächle mir
Im Tode noch einmal!
Sie trat hinein beim Vollmondsschein.
Sie blickte himmelwärts:
"Im Leben fern, Im Tode dein",
Und sanft brach Herz an Herz.
Il plmilunio risplende sulle vette dei monti:
Come sento la tua assenza,
O tenero cuore, com'è dolce
Il bacio della fedele amata.
A che serve il leggiadro ornamento del maggio?
Eri tu il mio raggio di primavera;
Luce della mia notte sorridimi.
Nel momento della morte ancora una volta!
Ella vagò nel chiarore del plenilunio,
Guardò verso il cielo:
"Nella vita lontana, nella morte tua".
E dolcemente spezzò un cuore su un cuore.
(traduzione di Olimpio Cescatti)

(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 4 maggio 2001


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Ultimo aggiornamento 3 febbraio 2016