Sinfonia n. 1 in re maggiore, D. 82


Musica: Franz Schubert (1797 - 1828)
  1. Adagio (re maggiore). Allegro vivace
  2. Andante (sol maggiore)
  3. Menuetto: Allegretto (re maggiore) e Trio
  4. Allegro vivace (re maggiore)
Organico: flauto, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti. 2 corni, 2 trombe, timpani, archi
Composizione: iniziata a Vienna il 28 ottobre 1813
Prima esecuzione: Londra, 5 febbraio 1881
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia, 1884
Guida all'ascolto (nota 1)

Il problema dei temi ripetuti più volte, in quanto tali e senza sviluppo, costruttivo, o delle lungaggini anche se celestiali, secondo il noto giudizio di Schumann riferentesi alla Sinfonia in do detta «La grande», ha sempre suscitato discussioni e pareri discordi sulla musica di Schubert; soprattutto per quella strumentale e sinfonica, che nei primi esperimenti risentì in modo evidente l'influenza dei modelli mozartiani e beethoveniani. Per questa ragione Nietzsche considerò Schubert un artista inferiore agli altri grandi maestri che lo precedettero, «pur avendo fra tutti la maggiore ricchezza ereditaria musicale», mentre il critico musicale tedesco Walter Dahms, autore di un importante studio biografico sul grande liederista viennese, ha cercato di giustificare e spiegare questo modo di comporre di Schubert scrivendo che l'«estensione e la lunghezza dei suoi tempi sono da riferirsi al fatto che Schubert, da spirito eminentemente romantico, non viene lasciato in pace dal tema una volta proposto. Deve continuamente rivoltarlo e rimaneggiarlo, e può plasmare la sua opera d'arte solo dietro l'impulso di codesto gioco, non già in rapporto all'architettura musicale. Poiché non era dato alla sua natura di agire in profondità con l'evocare e l'elaborare forti tensioni, egli sentiva il bisogno, per esprimersi compiutamente, di agire in estensione con le sue combinazioni sonore».

Anche Brahms, che pur teneva in molta considerazione la struttura formale della composizione, cerca di capire le ragioni per cui Schubert tornava spesso sullo stesso tema e, a proposito delle prime sinfonie di questo autore, osserva: «Contrariamente a Beethoven, che mira costantemente a raggiungere un'estrema concisione espressiva, Schubert ci dimostra, con queste alterazioni nei suoi valori, l'autentico piacere che prova nel servirsi di mezzi musicali ampi e liberi, che non possono soffermarsi con sufficiente precisione sul materiale sonoro in essi contenuto». Ciò vuol dire, in poche parole, che Schubert concepiva e scriveva le sue composizioni sinfoniche con spontaneità e immediatezza di sentimento e secondo una freschezza inventiva, ricca di idilliaca innocenza, increspata da quel senso elegiaco della vita, tipico della personalità di questo musicista. Tali caratteristiche si ritrovano nella Sinfonia n. 1 in re maggiore, finita di scrivere il 28 ottobre del 1813 e dedicata a Franz Innocenz Lang, rettore del Reale Imperiale Convitto Civico di Vienna nel quale l'artista sedicenne si distinse nello studio del canto e del violino. Non si sa bene dove e come venne eseguita questa Sinfonia mentre l'autore era in vita; è certo però che la prima esecuzione completa dì questa partitura ebbe luogo il 5 febbraio 1881 al Palazzo di cristallo di Londra, sotto la direzione di orchestra di August Manns. Probabilmente il fatto che essa sia stata composta nello spirito haydniano e mozartiano ha influito negativamente sulla sua diffusione e ancora oggi viene inserita raramente nella programmazione dell'attività concertistica. Nell'Adagio introduttivo, caratterizzato da vigorose figurazioni in ritmo puntato e su armonie nelle tonalità di tonica, dominante e sottodominante, si riscontrano affinità beethoveniane con l'ouverture del Prometeo e con la Sonata Patetica. Una frase degli strumentini, sostenuta da un pianissimo di tutta l'orchestra, sfocia nell'Allegro vivace in re maggiore, avviato da un tagliente unisono seguito da una scaletta ascendente dei violini, su un ritmo spigliato e fosforescente. Al primo tempo ne segue subito un altro di straordinaria scorrevolezza melodica, abbastanza elaborato e sviluppato alla maniera mozartiana. Su una modulazione dei fiati si ritorna al tema introduttivo e quindi il discorso assume un tono classicamente regolare, con l'immancabile coda.

L'Andante in sol maggiore in tempo 6/8 si distingue per la sua cullante cantabilità, resa particolarmente penetrante nel gioco timbrico tra gli archi e i legni, trattati quest'ultimi in maniera molto delicata e suadente. La forma è quella del Lied, in cui il tema principale viene ripetuto e variato più volte in diverse tonalità. Il Menuetto si articola in due parti: la prima scandita ritmicamente e la seconda più dolcemente sfumata nell'espressione. Il Trio, nella stessa tonalità di re maggiore, è tipicamente schubertiano per la spensieratezza e ingenuità dell'andamento melodico (ogni sezione reca il segno del ritornello). L'Allegro vivace finale in re maggiore è un rondò costruito su due temi, contrassegnati da brillanti figurazioni in varie tonalità e da una invenzione melodica cordialmente festosa e ottimistica.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 24 gennaio 1982


I testi riportati in questa pagina sono tratti, prevalentemente, da programmi di sala di concerti e sono di proprietà delle Istituzioni o degli Editori riportati in calce alle note.
Ogni successiva diffusione può essere fatta solo previa autorizzazione da richiedere direttamente agli aventi diritto.


Ultimo aggiornamento 23 gennaio 2014