Sonata in si bemolle maggiore per pianoforte a quattro mani "La Grande", op. 30, D. 617


Musica: Franz Schubert (1797 - 1828)
  1. Allegro moderato (si bemolle maggiore)
  2. Andante con moto (re minore)
  3. Allegretto (si bemolle maggiore)
Organico: pianoforte
Composizione: estate - autunno 1818
Edizione: Sauer & Leidesdorf, Vienna, 1823
Guida all'ascolto (nota 1)

La Grande Sonata op. 30 fu scritta nel 1818 (e pubblicata a Vienna nel 1823) da Schubert ventunenne. L'anno precedente era stato uno dei pochissimi fortunati nella vita del musicista; l'amico Schober lo aveva accolto in casa della madre, una ricca vedova, perché, libero da preoccupazioni materiali, potesse attendere alla composizione. E Schubert, che a quell'epoca aveva già scritto la sua Quarta Sinfonia, si gettò nella composizione di un gran numero di Sonate per pianoforte con il duplice scopo di approfondire la conoscenza dello strumento e di impossessarsi sempre più saldamente della forma-sonata; forma che invece, proprio per il fermento nuovo che Schubert aveva in sé, veniva svuotata di intimo contenuto. Le condizioni di lavoro fortunato durarono poco e già l'anno seguente dovette riprendere il suo posto di maestro di scuola. Nel luglio tuttavia è assunto dal conte Johann Karl Esterhàzy come maestro di musica delle due figlie, Marie e Karoline; in tale veste seguì la famiglia nella residenza estiva di Zseliz, in Ungheria, e qui nell'estate del 1818, con ogni probabilità, nacque la Grande Sonata op. 30, per il diletto e l'esercizio delle due contessine.

L'aggettivo «grande», scritto in italiano da Schubert, non è molto chiaro; nei confronti della lunghezza e dell'impegno costruttivo della maggior parte delle Sonate pianistiche a due mani, la Sonata op. 30 sembra piuttosto una Sonatina. Ma forse si giustifica riferendosi alla produzione per pianoforte a quattro mani, pensando ai passi di scrittura quartettistica del primo tempo, al ricco piano modulativo, e, soprattutto, alla simpatia verso un pianismo brillante che fa pensare a Carl Maria von Weber. Da questi sembra infatti derivare il gesto un po' teatrale con cui s'apre il primo movimento della Sonata (Allegro moderato), una specie di vocalizzo, una ampia anacrusi che va a cadere sul primo tema, dal carattere placido che la tonalità di si bemolle ha spesso in Schubert. L'Andante con moto si apre con una frase in re minore, di melanconica, precoce tristezza, e presenta la tipica forma del lied, A B A', dove A' ripresenta la prima parte in re maggiore e con una variazione ornamentale; una deliziosa coda chiude la pagina, in punta di piedi su un «pizzicato» dei bassi. Il finale (Allegretto) è un Rondò combinato con la forma-sonata, secondo l'uso di Haydn e Mozart; vivacissimo e brillante senza mai cadere nel superficiale, presenta al centro un rutilante e quasi comico episodio in re minore che, ancora una volta, richiama il pianismo di Weber.

Giorgio Pestelli


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 1 novembre 1968


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Ultimo aggiornamento 13 dicembre 2014