Totengräbers Heimwehe (Nostalgia di becchino), D. 842

Lied per voce e pianoforte

Musica: Franz Schubert (1797 - 1828)
Testo: Jakob Nikolaus Craigher de Jachelutta Organico: voce, pianoforte
Composizione: aprile 1825
Edizione: Diabelli, Vienna, 1833
Guida all'ascolto (nota 1)

Totengräbers Heimweh (Nostalgia di becchino, 1825), tanto ampolloso e artificioso nella poesia di Jacob Nicolaus Craigher quanto grandioso e suggestivo nella musica con il suo accompagnamento regolare tra sforzandi e piano improvvisi, insinua note quasi umoristiche (ma di un umor nero pre-mahleriano) nelle pieghe della più sconsolata delle condizioni: quella del becchino apparentato solo con la morte, cui nessuno, nel momento supremo, darà una mano per essere adagiato laggiù nella tomba.

Sergio Sablich

Testo

Totengräbers Heimweh Nostalgia di becchino
O Menschheit, o Leben! Was soll's? O was soll's?
Grabe aus, scharre zu! Tag und Nacht keine Ruh!
Das Drängen, das Treiben, wohin? O wohin?
»Ins Grab, ins Grab, tief hinab!«
Oh umanità, oh vita! A che scopo? Oh, a che scopo?
Scava e sotterra! Giorno e notte senza riposo!
Tutto questo affannarsi, affrettarsi, dove? Oh dove?
«Nella tomba, nella tomba, giù in fondo!»
O Schicksal, o traurige Pflicht,
Ich trag's länger nicht!
Wann wirst du mir schlagen, o Stunde der Ruh?
O Tod! Komm und drücke die Augen mir zu!
Oh destino, oh triste dovere,
non lo sopporto più!
Quando batterai per me, ora del riposo?
Oh morte! Vieni e chiudimi gli occhi!
Im Leben, da ist's ach! So schwül!
Im Grabe so friedlich, so kühl!
Doch ach! Wer legt mich hinein?
Ich stehe so ganz allein!
Nella vita, c'è tanta pena! Tanta afa!
Nella tomba tanta pace e frescura!
Ma ahimé! Chi mi adagerà laggiù?
Sono così solo, tutto solo!
Von allen verlassen, dem Tod nur verwandt,
Verweil ich am Rande, das Kreuz in der Hand,
Und starre mit sehendem Blick hinab
Ins tiefe, ins tiefe Grab!
Abbandonato da tutti, apparentato solo con la morte,
indugio sull'orlo, in mano la croce,
e fisso con sguardo veggente laggiù
nella profonda, profonda tomba!
O Heimat des Friedens, der Seligen Land,
An dich knüpft die Seele ein magisches Band.
Du winkst mir von ferne, du ewiges Licht,
Es schwinden die Sterne, das Auge schon bricht!
Ich sinke! Ihr Lieben, ich komme, ich komm!
Oh patria della pace, paese dei beati,
un legame magico avvince a te l'anima.
Tu mi fai cenno da lontano, tu luce eterna,
le stelle scompaiono, l'occhio già si spegne!
Sprofondo! Miei cari, vengo, vengo!
(Traduzione di Sergio Sablich)

(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto del Maggio Musicale Fiorentino,
Firenze, Teatro Comunale, 13 giugno 1983


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Ultimo aggiornamento 28 maggio 2016