Trio in mi bemolle maggiore per pianoforte "Notturno", op. 148, D. 897


Musica: Franz Schubert (1797 - 1828)
Organico: violino, violoncello, pianoforte
Composizione: 1828 circa
Edizione: Diabelli, Vienna, 1846
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Pubblicato per la prima volta nel 1846 da Anton Diabelli & Co. con il titolo apocrifo di "Nocturne", nelle edizioni successive italianizzato in "Notturno" (un titolo che non si trova nell'autografo e che sicuramente non risale a Schubert), questo movimento per pianoforte, violino e violoncello fu composto probabilmente alla fine del 1827 o nel 1828 per un lavoro di più vaste dimensioni: forse per il Trio in si bemolle D. 898 (op. post. 99), dove sarebbe stato sostituito dall'Andante un poco mosso, parimenti in mi bemolle e assai simile nella struttura, che nella stesura definitiva vi figura al secondo posto. È un Adagio perfettamente compiuto nelle sue 147 misure, in tempo 4/4 alla breve, di qualità non inferiore al livello sommo generalmente raggiunto dalle tarde composizioni cameristiche schubertiane, di cui appunto l'op. 99 e l'op. 100, sono vertici assoluti.

Il carattere che lo contraddistingue è quello di una fantasia assai libera nelle sue divagazioni, aperta da una introduzione di forte tensione espressiva (all'indicazione di tempo, Adagio, si aggiunge qui la specificazione appassionato) tutta giocata su un tema ascendente degli archi sostenuto da misteriosi accordi arpeggiati del pianoforte: ambientazione che può far pensare in ottica romantica a una atmosfera notturna. Con modulazione improvvisa, secondo quel modo di creare associazioni lontane che è tipico di Schubert, segue un grande episodio centrale in mi maggiore e in 3/4, basato sul dialogo a tre voci attorno a un tema dalla ritmica spezzata, con l'accento spostato sul tempo debole: un tratto caratteristico che ritorna sovente nell'ultimo Schubert. La ripresa del tema iniziale apporta profonde trasformazioni alla figura originaria, con una presenza più marcata del pianoforte, in dialogo privilegiato con il violoncello. Il ritorno del tema ritmico (questa volta in do maggiore) conduce a una sorta di avvicinamento fra le due idee tematiche, alla ricerca di un'unità poetico-musicale che, secondo lo spirito della fantasia, non è il risultato di uno sviluppo dialettico o drammatico ma la chiarificazione di elementi simbolici comuni, resi espliciti mediante la elaborazione.

Sergio Sablich

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

L'Adagio D897 è un brano intensamente lirico in forma di rondò (ABABA). Nella prima parte (A) il morbido tema principale, che si svolge perlopiù in pianissimo, è affidato dapprima al canto degli archi per terze sugli accordi arpeggiati del pianoforte, ed è poi ripreso dal pianoforte stesso. La semplice interpretazione enarmonica di una nota (do bemolle = si naturale) consente il passaggio alla seconda parte (B) in metro ternario e nella lontanissima tonalità di mi maggiore: il tema secondario è connotato da brevi, eroici incisi in ritmo puntato, cui fanno riscontro gli arpeggi di terzine del pianoforte. Il contrasto con la prima parte è inoltre sottolineato dalla sonorità fortissimo. Una riconduzione fondata sui medesimi motivi del tema secondario introduce la ripresa della prima parte (A). Seguono il tema secondario (B), ora nella tonalità di do maggiore, e il ritorno abbreviato del tema principale (A).

Cesare Fertonani


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 26 Aprile 1996
(2) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato allo speciale n. 53 della rivista Amadeus


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Ultimo aggiornamento 16 febbraio 2014