Nell'estate del 1824 Schubert era al servizio presso la residenza degli Esterhàzy come professore di musica. La più giovane delle allieve era la contessa Carolina; con lei intrattenne un idillio amoroso e per lei probabilmente scrisse le Variazioni D. 813, da suonare con la sorella Marie, musicista di rango come Carolina. In una lettera indirizzata al fratello Ferdinand, Schubert scrive: «Ho composto una Grande Sonata e delle Variazioni su un tema di mia invenzione, tutti per quattro mani». Si trattava senza dubbio della Sonata in do maggiore per piano a quattro mani op. post. 140 D. 182, meglio nota come Grand Duo, e le Otto Variazioni in la bemolle maggiore su un tema originale per pianoforte a quattro mani D. 813, che gli amici di Schubert seppero pienamente apprezzare, se Moritz von Schwind, scrivendo a Franz von Schober, ricorda: «Le nuove variazioni a quattro mani son qualcosa di straordinario. Il tema è insieme grandioso e languido, la scrittura è molto rigorosa e contemporaneamente libera, nobile. Questa pagine sono sviluppate in otto variazioni del tutto autonome e ciascuna, volta per volta, sembra essere il tema». E d'altronde è proprio così: ogni volta il compositore ci ripropone a chiare lettere il profilo tematico, ma con caratteri continuamente cangianti: poche pennellate, ma incisive, efficaci. Dopo che si è osservato il tema nella sua versione originale dipanarsi su due grandi arcate con quel suo tipico andamento di marcia, la prima variazione interviene su rotonde e scorrevoli terzine, mentre la seconda risulta più incisiva, con il riemergere dell'originale spunto ritmico puntato e la spinta nel basso di veloci semicrome; la terza variazione è calma, carica di lirismo, seguita da una quarta ribollente e agitata per via delle flessuose figurazioni. Ma altri stati d'animo sono toccati: pathos ed elegia (quinta), eleganza e solennità (sesta), un triste ripiegare su se stessi dentro un romantico sogno cullante (settima); infine, la scoperta di una versione graziosa in forma di siciliana (ottava), sostenuta da uno scalpitante inciso su nota puntata.
Marino Mora