Der Wanderer (Il viandante), op. 4 n. 1, D. 489

Lied per voce e pianoforte

Musica: Franz Schubert (1797 - 1828)
Testo: Georg Philipp Schmidt von Lübeck
  1. Prima variante - Langsam (do diesis minore)
    Composizione: ottobre 1816
    Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia, 1895
  2. Seconda variante - Langsam (si minore)
    Composizione: 1816 circa
    Edizione: Bärenreiter Verlag, Kassel, 1970
    In origine catalogata come D 493B
  3. Terza variante - Sehr Langsam (do diesis minore)
    Composizione: 1816 circa
    Edizione: Cappi & Diabelli, Vienna, 1821 - Dedica: J. L. Pyrker von Felsö-Eör
    In origine catalogata come D 493A
Organico: voce, pianoforte
Guida all'ascolto (nota 1)

Il Viandante, oltre che su di un tema melodico si fonda su di una figura ritmica, che costituisce la cellula formale sulla quale Schubert doveva comporre più tardi la sua monumentale Wanderer Fantaisie. Nella sua articolazione Il Viandante è estremamente libero, non presentando né lo schema strofico, né quello tripartito della tipica forma di Lied. Esso si configura invece seguendo in stretta aderenza la trama affettiva ed imaginifica dei versi di Schmidt von Lübeck, in cui la calma della solitudine si alterna allo sconforto di sentirsi estraniato nella società degli uomini e nel seno della stessa natura, sentimento quest'ultimo che dopo la parentesi dell'esaltata visione d'una patria immaginaria, si colorisce delle tinte d'una irrimediabile malinconia.

Roman Vlad

Testo (nota 2)

Der Wanderer Il viandante
Ich komme vom Gebirge her,
Es dampft das Tal, es braust das Meer.
Ich wandle still, bin wenig froh,
Und immer fragt der Seufzer: wo?
Immer wo?
Vengo dalla montagna,
è nebbiosa la valle, in burrasca il mare.
Cammino in silenzio, scontento,
e sempre mi domando sospiroso: dove?
E sempre: dove?
Die Sonne dünkt mich hier so kalt,
Die Blüte welk, das Leben alt,
Und was sie reden, leerer Schall,
Ich bin ein Fremdling überall.
Qui il sole mi pare così freddo,
i fiori appassiti, la vita scomparsa;
quello che dicono è vano rumore,
dappertutto io sono un estraneo.
Wo bist du, mein geliebtes Land?
Gesucht, geahnt und nie gekannt!
Das Land, das Land, so hoffnungsgrün,
Das Land, wo meine Rosen blühn,
Dove sei, amato mio paese?
T'ho cercato, immaginato, e mai conosciuto!
Il paese, il paese verde di speranza,
la terra dove fioriscono le mie rose,
Wo meine Freunde wandeln gehn,
Wo meine Toten auferstehn,
Das Land, das meine Sprache spricht,
O Land, wo bist du?
là dove passeggiano i miei amici,
dove resuscitano i miei morti,
il paese che parla la mia lingua,
o terra, dove sei tu?
Ich wandle still, bin wenig froh,
Und immer fragt der Seufzer: wo?
Immer wo?
Im Geisterhauch tönt's mir zurück:
«Dort, wo du nicht bist, dort ist das Glück!»
lo vago silenzioso, infelice,
e sempre mi domando sospirando: dove?
E sempre: dove?
Una voce misteriosa mi risponde:
«Là dove tu non sei, là c'è la felicità!».
(Traduzione di Pietro Soresina)

(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Eliseo, 29 novembre 1954
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Sala Casella, 19 febbraio 1997


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Ultimo aggiornamento 6 dicembre 2014