Der Winterabend (Sera d'inverno), D. 938

Lied per voce e pianoforte

Musica: Franz Schubert (1797 - 1828)
Testo: Karl Gottfried von Leitner Organico: voce, pianoforte
Composizione: gennaio 1828
Edizione: Diabelli, Vienna, 1835
Testo (nota 1)

WINTERABEND SERA D'INVERNO
Es ist so still, so heimlich um mich
Die Sonne ist unter, der Tag entwich
Wie schnell nun heran der Abend graut
Mir ist so recht, sonst ist mir's zu laut.
Jetzt aber ist ruhig, es hämmert kein Schmied
Kein Klempner
Das Volk verlief und ist müde.
Und selbst, dass nicht rass'le der Wagenlauf
Zog Decken der Schnee durch die Gassen auf.
Wie tut mir so wohl der selig Frieden
Da sitz ich im Dunkeln ganz abgeschieden,
So ganz für mich.
Nur der Mondschein kommt leise zu mir ins Gesicht
Er kennt mich schon und Iässt mich schweigen
Nimmt nur seine Arbeit, die Spindel, das Gold
Und spinnet stille, webt und lächelt hold.
Und hängt dann sein schimmerndes Schleiertuch
Rings um an Gerät und Wände aus.
Ist gar ein stiller, ein lieber Besuch
Macht mir gar keine Unruhe im Haus
Will er bleiben, so hat er Ort
Freut's ihn nimmer, so geht er fort.
Ich sitze dann stumm im Fenster gerne
Und schaue hinauf im Gewölbe und Sterne
Denke zurück auch weit gar weit
In eine schöne, verschwundene Zeit
Denk an sie an das Glück der Minne
Seufze still und sinne.
Una quiete misteriosa mi circonda
il sole è tramontato, il giorno è fuggito
come avanza presto ora il grigio della sera
così mi va bene, altrimenti c'è troppo rumore.
Ma ora c'è pace, nessun fabbro martella
nessuno stagnino,
la gente ha finito di camminare, è stanca.
E per non far sentire il rotolio delle carrozze
perfino la neve ha teso la sua coltre sulle strade.
Come mi fa bene la dolce pace!
siedo nel buio, appartato
tutto per me.
Solo un raggio di luna viene lieve sul mio viso
mi conosce già, lascia ch'io taccia
prende solo la sua tela, il fuso, l'oro
e fila quietamente, tesse e sorrìde dolcemente.
E quindi appende il suo velo luccicante
agli oggetti e alle pareti.
E' proprio una compagnia tranquilla, simpatica,
non porta inquietudine nella mia casa,
se vuol restare, ha il suo posto
se non gli fa piacere, se ne va.
Siedo volentieri in silenzio alla finestra
e guardo fuori la volta stellata
ripenso al passato, a tempi remoti
ripenso alla gioia d'amore
respiro quietamente e medito.

(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 23 novembre 1967


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Ultimo aggiornamento 4 luglio 2019